“Lo Champagne è la mia grande passione, lo dimostrano la mia vita e la mia carta dei vini: le nobili bollicine d’Oltralpe hanno sempre un posto d’onore”. Abbiamo chiesto a Oscar Mazzoleni, proprietario dell’eno-bistrò Al Carroponte di Bergamo, di consigliarci alcuni Champagne con un buon rapporto qualità prezzo. Buoni e accessibili, insomma. et voilà.
di Maddalena Peruzzi
“Lo Champagne è il re delle bolle, mi ha rapito appena ho iniziato ad assaggiarlo. Perché? Perché è meraviglioso! Ha una duttilità di abbinamento incredibile, la sua colonna di bollicine ti esplode letteralmente in bocca, elegante e setosa. Quello che ti dà lo Champagne non te lo può dare nessun’altra bolla. Terroir, storia, stile. Lo champagne è unico per tanti motivi. Personalmente ho un amore per Krug. Questo livello, secondo me, non riesce a raggiungerlo nessun altro, perché unisce una qualità incredibile a uno stile unico. Da quando avevo 16 anni a oggi, tutto quello che è uscito dalla maison Krug io l’ho assaggiato. Il mio preferito in assoluto? Krug Collection 1988 perché ha tutto: ricchezza gusto-olfattiva, tensione, lunghezza di sorso. È molto raro e molto costoso, a meno di mille euro è difficile trovarlo. Se dovessi suggerirne uno su tutti, sarebbe lui. Detto questo, si possono bere Champagne straordinari anche senza spendere mille euro, ce ne sono alcuni che hanno davvero un ottimo rapporto qualità prezzo”.
Abbiamo anche chiesto il suo parere su l’annosa questione dei lieviti: “Che si sentano più o meno i lieviti in uno Champagne (ma vale per tutti gli spumanti) non è né una colpa né un vanto: è uno stile. Sta al consumatore scegliere in base al proprio gusto. Si sente dire che i lieviti “coprono” il gusto dello spumante. Non è vero, è solo un luogo comune. Se hai un’uva scadente non risolvi niente con i lieviti, non puoi ottenere un grande vino in ogni caso. È giusto che ogni produttore abbia la propria filosofia: in Champagne alcuni puntano sulle note di lievito, di brioches e sulle sensazioni lattiche. Altri sul frutto, sulla croccantezza e sulla freschezza. Altri ancora amano le sensazioni gessose…È bello così”.
Anche sui formati delle bottiglie Oscar ha le idee ben chiare: “Per bere una magnum bisogna essere in due: tu e la magnum. Per bere un tre litri bisogna essere in tre: tu, il tre litri e chi lo paga (ride di gusto, ndr)”.
Champagne Tradition Brut, Napoléon
Ormai 15 anni fa il mio titolare mi mandò al Vinexpo di Bordeaux con una missione: andare alla ricerca di uno Champagne particolare, degno di nota e che non fosse ancora arrivato in Italia. Ho assaggiato varie cose e alla fine ho trovato questo che è composto in parti uguali da Chardonnay e Pinot noir provenienti dai terroir più belli della regione: la Côte des Blancs e la Montagne de Reims. Fa tre anni di affinamento, il che significa che ne passa quasi quattro in cantina, complessivamente. Mi ha colpito subito per le sue intriganti sensazioni di lievito, il naso complesso e il sorso dalla freschezza inaspettata, disarmante. Uno stile che mi piace molto.
Cuvée Tradition Grand Cru Brut, R.H. Coutier
Siamo nel Grand Cru di Ambonnay. Champagne a base di Pinot noir e Chardonnay, contraddistinto al naso da eleganti note di agrumi e frutta fresca. Perlage finissimo e sorso cremoso, oltre che fresco e delicato. Insomma, ha una bellissima beva. È la classica magnum che in 7 minuti finisce (ride, ndr).
Oeil de Perdrix, Baron Dauvergne
Questo Champagne (80% Pinot noir, 20% Chardonnay) appartiene alla tipologia “occhio di pernice”, di antica tradizione, specialmente nel villaggio di Bouzy. Presenta un particolare colore che non è né bianco né rosato, bensì ambrato, per via di una breve macerazione del Pinot noir. Baron Dauvergne è un produttore molto piccolo che personalmente apprezzo tanto. Di questo champagne ti rimane impresso il bel frutto rosso croccante. Calice piacevolissimo, per niente complesso: beva straordinaria.
Contrée Noir Extra Brut, Pierre Brocard
Questo è un Pinot noir 100%. È sempre millesimato e adesso è fuori l’annata 2014. Come dice lo stesso produttore: “Il mio modo di lavorare la vite e il vino è semplice, prediligo un lungo affinamento sui lieviti per ottenere quegli aromi di tostato e brioche che tanto mi piacciono, con un solo vitigno, proveniente dalla stessa collina. Ho una vera passione per i blanc de noirs. Il Pinot Nero, per la sua complessità, è un vitigno che mi incuriosisce enormemente”. Grazie alla lunga permanenza sui lieviti, questo Champagne ha grande struttura, un sorso pieno, rotondo, goloso, ma senza rinunciare a freschezza e tensione. Super!
Sainte Anne Brut, Chartogne-Taillet
Siamo a Merfy e questo Champagne ha uno stile tutto suo, molto preciso e riconoscibile. Sainte Anne è una trilogia di Chardonnay, Pinot noir e Meunier: sorso largo, pieno, poco lievito, tanta piacevolezza. Un bel connubio di frutta e sensazioni lattiche. Mette d’accordo tutti.
Cuvée Tradition Brut, Henri Goutorbe
Azienda familiare che si trova ad Ay, rinomato villaggio grand cru nel cuore dello Champagne, vicino ad Epernay. Questa trilogia di Chardonnay, Pinot noir e Meunier racconta benissimo il proprio territorio d’origine. Un calice armonico, piacevole e delicato. Henri Goutorbe sta lavorando davvero bene. Apprezzo molto i suoi Champagne che, tra l’altro, riescono a mantenere dei prezzi incredibili, molto convenienti.
Ultradition Brut, Laherte Frères
Siamo a Chavot. Oggi la cantina, che lavora con metodi naturali, è nelle mani di Aurélien Laherte, la settima generazione. Ultradition è uno Champagne dritto, teso. A dire il vero, tutti i vini dell’azienda puntano sull’acidità, è il loro punto di forza. Sanno come valorizzarla e lo fanno da veri fuoriclasse. Come in questo Champagne che infatti è dritto, teso. Si fa notare per la sua bellissima freschezza e per le note agrumate davvero stuzzicanti.
Extra Brut, Nicolas Maillart
Nicolas rappresenta la nona generazione e ha l’onere e l’onore di portare avanti una storia di viticoltura lunga 300 anni. La cantina si trova a Ecueil. Questo è un Extra brut dal sorso morbido e pieno, ottenuto da uve Chardonnay e Pinot noir. È uno Champagne diverso dal precedente, non così tagliente, così teso. Lo definirei divertente, oltre che molto versatile.
Royal Réserve Non Dosé, Philipponnat
Cinque secoli di storia nelle terre di Ay. Le persone credono che sia una maison, invece è un piccolo produttore, un’azienda tuttora a gestione familiare che lavora molto bene e ha stile da vendere. Se non ci siete mai stati, consiglio vivamente una visita in cantina! “Non dosato” perché si caratterizza per la totale assenza di zucchero. È uno champagne molto identitario e molto valido, con un rapporto qualità prezzo incredibile. Bella beva, indiscutibile piacevolezza. Per descriverlo in due parole: comfort zone. Perché non è troppo impegnativo da bere…e nemmeno da acquistare.
Grande Vallée, R. Pouillon
Nel 1947 Roger Pouillon fondò la sua cantina a Mareuil sur Ay. Oggi la tradizione continua con Fabrice che, a proposito di Grande Vallèe dice: “È il nostro vino-emblema poiché è quello più accessibile. Firma la nostra visione regionale dello Champagne e il suo nome è un omaggio a questo mosaico geologico che è la Vallée de la Marne.” È una trilogia di Pinot noir, Chardonnay e Meunier, realizzato con i vini d’annata e riserve. Champagne teso, di sostanza. Si sente il lievito, infatti ha delle belle sensazioni burrose, ma spiccano soprattutto il frutto rosso croccante e la parte salina. Bottiglia che definirei piaciona.