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Oscar Mazzoleni

Oscar Mazzoleni e le tante anime de Al Carroponte

Tempo di lettura: 4 minuti

La dinamicità di un locale che abbraccia con professionalità il mondo del vino e che risponde perfettamente alle esigenze del bevitore moderno: servizio, informazione e cultura del bere bene.

di Irene Forni

Oscar Mazzoleni, classe 1979, sommelier e professionista a 360° nel mondo della ristorazione. Oscar possiede una capacità comunicativa molto forte e importante in questo settore che gli permette di coinvolgere, insegnare e presentare il vino con schiettezza, semplicità e convivialità. Questo, grazie anche alle tante anime che il suo Al Carroponte di Bergamo, presenta. Un locale dove le esigenze del bevitore contemporaneo possono essere soddisfatte e le sue curiosità approfondite e bevute. Una vera istituzione che ha collezionato, fin dalla sua nascita, nel 2014, tanti riconoscimenti che uniti a quelli personali di Oscar – come il più recente nel 2017 come Chevalier de l’Ordre des Coteaux de Champagne – lo ha reso uno dei locali più conosciuti, amati e seguiti, della ristorazione contemporanea.

Al Carroponte è un locale con più anime: ristorante, wine bar, enoteca e anche wine shop online. Oltre al luogo dove tue degustazioni hanno vita. Tante vie per comunicare e parlare di vino. Quale pensi che sia oggi un modello di comunicazione giusto per il mondo enoico?

Oggi comunicare il vino, a modo mio, deve essere fatto con grande umiltà e spirito di condivisione, senza saccenza. Raccontare il vino in modo semplice e spontaneo a chiunque, a prescindere da chi si ha di fronte, per me è fondamentale. Non bisogna assolutamente pensare di essere arrivati, ma ogni giorno bisogna mettersi in gioco, avere tanta fame, o meglio “sete” e tanta curiosità. La comunicazione che voglio fare sul vino parte dall’amore che da sempre mi lega a questo prodotto e a questo mondo, che non si finisce mai di scoprire. Al Carroponte vuole essere un locale a più anime perché è fondamentale aprire le porte a tutti, senza precludere una bella esperienza a nessuno. Il nostro locale vuole essere un luogo d’incontro per chi ha piacere non solo ad assaggiare, ma anche a condividere la passione per il vino. Per noi è molto importante che tutti si sentano a casa e che nella nostra carta vini possano trovare qualcosa secondo i loro gusti e budget.

Molti dei tuoi clienti dicono che Al Carroponte è una vera e propria istituzione. Ma chi è e cosa beve la tua clientela e quanto delle tendenze attuali – ad esempio i vini naturali- sono presenti sulle tavole del tuo locale?

Sono molto felice di questa domanda. Credo di non essere nessuno e ho ancora tanto da imparare in questo grande mondo, ma certamente l’essere un’istituzione è qualcosa che rende felici. Abbiamo la fortuna che le persone al ristorante si fanno consigliare molto e, dopo il lockdown, abbiamo ampliato la nostra clientela che oltre a quella locale è divenuta nazionale. Questo grazie anche ai circa 100 Flash Mob Tasting (live Instagram) con altri amici sommelier e produttori di vino. Con questa iniziativa, in un momento difficile della nostra vita in cui tutto sembrava spegnersi ed eravamo relegati in casa non sapendo cosa aspettarci dal futuro, abbiamo tenuto alta la concentrazione sul vino. Tutto questo ci ha permesso di entrare in molte case d’Italia, senza uno scopo commerciale e di poter parlare di vino in maniera molto trasversale. La gente incuriosita dal nostro modo di raccontare il vino è poi venuta a trovarci alla riapertura e questo è stato sicuramente un grande segnale di ripartenza e di aver lasciato qualcosa pur non stando fra i tavoli del locale.

Con l’umiltà del caso vorrei aprire una parentesi circa i vini naturali, dei quali si continua a parlare, spesso a vanvera. Penso che i vini, anche se vengono definiti “naturali”, debbano comunque avere dei criteri di vinificazione seri, debbano essere puliti e di grande piacevolezza. Nascondersi dietro a difetti importanti, come la volatile o le note di feccia, nel 2022 credo sia una cosa assurda, la più grande contraddizione che possiamo fare parlando di vino. Detto ciò, nella mia carta dei vini, ho produttori biologici, biodinamici, alcuni che si definiscono “naturali”, ma che hanno come comune denominatore il fatto di essere puliti, identitari e di grande piacevolezza. Il gusto delle persone si educa nel tempo. La cosa importante è avere sempre un filo conduttore e molto rispetto dell’ospite a cui si consiglia del vino.

Per quanto riguarda i trend, le bolle vanno alla grande. In effetti, è da vent’anni che nelle mie carte dei vini ci sono grandi spazi dedicati ai metodo classico italiani e d’Oltralpe, il che testimonia il fatto che le persone vogliono, innanzitutto, divertirsi.

Un servizio e una carta vini che rispondono alle esigenze del bere contemporaneo. Ma quanto c’è di te nella carta vini de Al Carroponte?

La mia carta dei vini rispecchia molto i miei gusti. Ho privilegiato ChampagneBorgognaPiemonte, vini molto diversi tra loro, ma che condividono caratteristiche molto intriganti, tra cui spiccano eleganza, stoffa ed esplosività. Dallo charme della Borgogna alla versatilità di abbinamento degli Champagne a qualsiasi piatto, passando poi per il Piemonte che, con la sua austerità e storia, racconta uno dei territori più belli a livello mondiale. Nella carta dei vini non mancano etichette internazionali. Mi concentro molto sui riesling di Germania e Austria per la loro tensione e sapidità; poi strizzo l’occhio con piacere a qualche macerato sloveno per la complessità e la longevità. Non sto considerando molto il Nuovo Mondo e ne sto bevendo poco, perché trovo gusti molto unificati e poca personalità.

Sei un Sommelier Italiano che lavora in Italia e che alimenta l’interesse per il vino comunicandolo anche grazie al proprio locale. Perché molte figure preparate vanno a trovare successo e lavoro all’estero?

Ho lavorato sia in Italia che all’estero e, sicuramente, all’estero qualche collega trova contratti un po’ più importanti e budget in cantina più alti. Oggi, in Italia, avere una cantina con più di 2500 etichette comporta – al di là della difficoltà di gestione della stessa – una tassazione di fine anno molto importante visto che il vino non viene visto come investimento, ma come utile dell’azienda. All’estero sicuramente hanno già imparato ad avere turni tali per cui una persona possa avere una vita privata gratificante. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo portato da 1 a 2 giorni consecutivi i giorni di riposo per i ragazzi, fermo restando che oggi anche lavorare in Italia è motivante perché il pubblico è sempre più colto e interessato al mondo del vino.

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