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Tra vulcano e Rinascimento: brindiamo a Napoli e al Napoli!

Tempo di lettura: 6 minuti

Napoli campione d’Italia significa, per Champions Wine, una puntata diversa dalle altre. Questa volta niente sfide eno-calcistiche tra i territori italiani, ma una doverosa celebrazione dell’impresa della banda Spalletti. Come giusto che sia, a Napoli il vino non è mancato per celebrare il ritorno dello scudetto sotto il Vesuvio dopo 33 anni. Ma se avete ancora voglia di festeggiare con qualche ottimo bicchiere, eccoci pronti a suggerire bottiglie degne dei dominatori della stagione 2022-2023.

di Raffaele Cumani & Antonio Cardarelli

Napoli, si sa, è la capitale italiana della scaramanzia. Durante la stagione una serie di indizi si sono palesati agli occhi dei tifosi azzurri: Argentina campione del mondo, come nella stagione del primo scudetto 1986-87; Cremonese in semifinale di Coppa Italia, come nella stagione 1986-87; prima sconfitta in campionato il 4 gennaio, come nella stagione 1986-87. Però, cari tifosi napoletani, lasciateci aggiungere che la straordinaria cavalcata di quest’anno è coincisa con un altro evento: la prima stagione di Champions Wine

Bene, archiviato il momento autocelebrativo proviamo a raccontare cosa significa questa vittoria per il Napoli e per Napoli, e cosa significa per noi appassionati eno-calcistici… Arriviamo in ritardo, lo sappiamo, ma sappiamo anche che nessuno finora ha “azzardato” accostare lo Scudetto partenopeo al vino… quindi diciamo che abbiamo avuto la scusa per prendercela con calma e far ossigenare le idee. E in ogni caso, in nostro soccorso, possiamo invocare l’indimenticabile Massimo Troisi che commentava così (in ritardo) il primo Scudetto azzurro pizzicato dal compianto Gianni Minà.

Questa stagione del Napoli è stata esplosiva e incontenibile, proprio come un vulcano. Un vulcano di emozioni, gol, giocate, un’eruzione che ha travolto l’Italia e ha incantato anche l’Europa, almeno fino a un certo punto della stagione. Il Vesuvio è il simbolo di Napoli, una sagoma inconfondibile che osserva dall’alto il Golfo e la vita di una città che da qualche anno sta riconquistando fiducia in sé stessa, una città che finalmente sembra piacersi e ri-comincia a piacere anche gli altri. Ora, parlare di uno Scudetto come riscatto per Napoli, oltre a essere stato già detto, è anche forse esagerato. Perché siamo convinti che i napoletani in primis vogliano tanto misurare il riscatto con altre cose. Ma anche questo regalo incartato da Spalletti – con all’interno le finte di Kvara, le cavalcate di Osimhen, le geometrie di Lobotka e la calma olimpica di capitan Di Lorenzo – è una tessera del puzzle di una Napoli vulcano di cultura e vita.

Casa setaro contradae
Pietrafumante caprettone

E se parliamo di vulcano, avevamo già citato l’azienda vesuviana Casa Setaro con il magistrale Contradae 61·37 e, i nostri lettori lo sanno, aveva portato bene agli azzurri nella sfida contro la Signora. Visto che si parla di festeggiamenti torniamo sul Vesuvio e stappiamo una bolla tutto territorio della stessa cantina. Parliamo di un metodo classico da uva autoctona campana, il Pietrafumante Caprettone Spumante Millesimanto. Nomen omen visto che in bocca è esplosivo! E allora “sciaboliamo” e godiamoci il bel corpo, il naso dalle delicate note floreali e agrumate e la lunga mineralità.

Cultura, dicevamo, che non è mai mancata in città, ovviamente. Totò, Massimo Troisi, Sophia Loren, Eduardo De Filippo, Luciano De Crescenzo. Personaggi che hanno rappresentato Napoli nel mondo e l’hanno resa grande, mostrandone le meraviglie senza nascondere le sue debolezze. Raccontare una città come Napoli sarebbe troppo difficile, per questo ci affidiamo alla dichiarazione d’amore messa in musica da uno dei suoi figli prediletti, Pino Daniele:

Che grande pezzo, che magia. Ma il vulcano culturale di Napoli è più attivo che mai. Perché oltre ai grandi del passato – e citando una delle lettere più famose del nostro cinema, che non può certo mancare sulla nostra rubrica, chiediamo umilmente scusa “con la nostra faccia sotto ai loro piedi” a coloro che non abbiamo ricordato – il rinascimento partenopeo è qualcosa di tangibile. Si vede dai turisti che arrivano in massa dall’estero per scoprire le bellezze di una città unica, incuriositi anche dal prestigioso Time, che ha inserito proprio Napoli tra i 50 luoghi da vedere nel 2023. Ed era ora! Pompei, Caravaggio, le Gallerie d’Italia sono alcuni dei motivi citati dal Time per scoprire Napoli, finalmente diventata “non solo parte del viaggio, ma destinazione”.  Oltre alla possibilità di passeggiare nei luoghi de L’Amica Geniale di Elena Ferrante, libro che ha avuto un successo strepitoso anche negli Usa grazie anche all’adattamento per la serie tv andata in onda su HBO.

Vulcano culturale e fisico che ribolle come il mosto nei tini anche dal lato opposto del Vesuvio come se la città fosse incastrata su un letto in fermento. Già, perché anche negli “ardenti” Campi Flegrei si produce vino. E che vino! Provate ad esempio la Falanghina di Agnanum un bel bianco carico di Mediterraneo, sole, note rocciose e marine. Altro grande vino di territorio, da uva autoctona.

Fermento – e per noi anche fermentazione! Napoli è una città che piace soprattutto ai giovani, e anche qui c’è una serie tv di successo che sta facendo la sua parte. Mare Fuori, realizzata dalla Rai ma diventata un cult con il passaggio su Netflix, ha avuto la capacità di raccontare una delle piaghe della città – la delinquenza minorile – lanciando però un messaggio di speranza. E così frotte di turisti, soprattutto italiani, arrivano all’ombra del Vesuvio per perdersi nella città che fa da sfondo alle vicende di Carmine, Pino, Cardiotrap, Chiattillo e Naditza. Le serie tv sono uno dei modi per arrivare ai ragazzi, ma il cinema ha fatto grande Napoli e continua a farla grande. Grazie a registi come Paolo Sorrentino, che ha dedicato l’Oscar vinto con “La Grande Bellezza” a Maradona (e Fellini) e con “È stata la mano di Dio” ha raccontato al mondo, con il suo tocco da poeta in una Napoli a tratti onirica, come Diego gli abbia letteralmente salvato la vita.

Guardando il mare fuori, da Napoli, ci viene subito da andare ad Ischia, altro luogo vulcanico noto anche per le virtù delle sue terme. A proposito di benessere, chi siamo noi per non citare un vino isolano? Altra uva autoctona, la biancolella, ancora terreni vulcanici e mare. Che spettacolo il Kalimera di Cenatiempo, l’ideale per una cena di pesce con la sua freschezza, la fragranza, le sensazioni fruttate e la gran bella sapidità!

Falanghina di Agnanum
Kalimera di Cenatiempo
Taurasi di Feudi di San Gregorio
Il vulcano culturale napoletano passa anche per la musica dei tanti giovani che hanno conquistato la scena nazionale – uno su tutti Liberato – infrangendo così la vulgata del cantante napoletano per forza neomelodico. O ancora attraverso i libri. Gli scrittori napoletano sono tanti e di talento, ma visto che parliamo di calcio è impossibile non citare Maurizio De Giovanni e il suo Il Resto della Settimana, un romanzo a puntate che descrive in modo profondo e delicato la passione calcistica della città per il Napoli e per la vita. Un vulcano culturale, quello di Napoli, che vede tra i suoi protagonisti di oggi artisti come Jorit, con i suoi iconici murales dedicati a San Gennaro e Maradona, accostamento che nessun napoletano giudicherebbe blasfemo… anche perché al Diez è ora dedicato uno stadio che prima portava il nome di un santo. Alla fine a Napoli tutto riporta a Diego e alla voglia di rinascere. E forse i francesi – non a caso grandi amanti del vino – questa volta lo hanno capito meglio di noi… vedere per credere la pagina capolavoro dell’Equipe che celebra lo Scudetto del Napoli con Maradona in procinto di abbracciare Osimhen, che saluta i “fedeli” a braccia aperte, sotto la scritta: LA RESURREZIONE, Napoli campione d’Italia 33 anni dopo il suo ultimo titolo. Calcio, cultura, emozioni… e anche qualche lacrima (Christi!). Abbiamo brindato con le bolle e assaggiato i bianchi… ok, non è proprio Napoli ma è Campania e la Campania tutta, e forse tutto il sud, impazzisce per l’impresa azzurra. Concludiamo il nostro omaggio a Napoli con un brindisi irpino. Andiamo dal principe, non della risata, ma dei vini campani, il Barolo del sud, e scomodiamo il Taurasi di Feudi di San Gregorio. Aglianico in purezza dai profumi di marasca e spezie, pieno, elegante e giustamente tannico. Ci godiamo questo grande rosso facendolo roteare lentamente nel bicchiere. Aspettandolo e gustandoci la corsa verso uno scudetto che parte da lontano. Oggi omaggiamo una città unica, viva Napoli!
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