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Napoli-Milan, tra nostalgia degli anni ’80, Georgia, Maradona e il ricordo di Gianni Minà

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Archiviata la pausa Nazionali che, visti i risultati, avrebbe meritato di essere accompagnata con uno spirito dalla forte gradazione (e nemmeno di grande fattura…) più che con un vino, siamo pronti e carichi per tornare a tuffarci nella Serie A. E che ritorno! Per la giornata numero 28 abbiamo scelto la partita del momento, quella tra i campioni d’Italia in carica e i probabili futuri campioni: stiamo parlando ovviamente di Napoli-Milan (gli scongiuri da parte dei tifosi azzurri sono ampiamente ammessi). Le due squadre si affronteranno anche in un inedito quarto di finale di Champions League, motivo in più, per noi di Champions Wine, per suggerire qualche ottima bottiglia da stappare anche in un contesto internazionale. Più partite, più assaggi… cosa chiedere di più?

di Raffaele Cumani & Antonio Cardarelli

Vedere Napoli e Milan tornare ai vertici del calcio italiano ed europeo ci fa immediatamente viaggiare nel tempo. E allora saliamo sulla DeLorean con Marty McFly e torniamo negli anni ’80. Traffico permettendo arriviamo nel fu stadio San Paolo per gustarci il meglio che il calcio mondiale può offrire in quel momento. 1 maggio 1988, il Napoli di Maradona affronta il Milan dei tulipani olandesi in quella che è praticamente una finale Scudetto (ma forse anche una finale Intercontinentale). Rispetto alla sfida del prossimo 2 aprile le parti sono invertite: gli Azzurri sono campioni in carica, il rampante Milan di Sacchi cerca uno scudetto che manca ai Rossoneri da quasi 10 anni. E lo trova, perché Gullit in quella partita è davvero “cervo che esce da foresta” e schianta un Napoli arrivato alla fine del campionato col fiato corto. La solita punizione mistica di Diego non basta, Ruud assiste Virdis e Van Basten e il Milan piazza il sorpasso Scudetto. Ecco i gol con una radiocronaca molto nostalgica di Enrico Ameri.

Il Napoli di Maradona – cuore, estro, fantasia – contro il Milan degli olandesi – solidità, organizzazione e atletismo – è questa la sfida che ha infiammato la seconda parte degli anni ’80 in Italia. Approcci al calcio diversissimi, che rispecchiano approcci alla vita spesso agli antipodi…. o almeno così sembra. Lo riassume magistralmente Luciano De Crescenzo in un altro film simbolo di quegli anni, “Così parlò Bellavista”, quando distingue i popoli d’amore e i popoli di libertà. I napoletani rientrano nella prima categoria, i milanesi nella seconda. Nella visione del professor Bellavista “la doccia è milanese perché ci si lava meglio, consuma meno acqua e fa perdere meno tempo. Il bagno, invece, è napoletano. È un incontro con i pensieri, un appuntamento con la fantasia”. Difficile riassumere meglio le differenze tra Napoli e Milano, anche se poi, grazie a un incontro nell’ascensore bloccato, il professor Bellavista scoprirà che il dottor Cazzaniga, milanese doc, non è poi così diverso da lui… ma questa come sempre è un’altra storia!

Bene, ora che siamo ufficialmente entrati in clima nostalgia anni ’80, lasciamoci cullare dai ricordi. Non siamo noi a dover dire se questo amarcord sia giustificato o meno, ma una cosa è certa: siamo in buona compagnia. Il revival anni ’80 ci ha investito in pieno, riportando in auge le giacche con le spalline, cantanti e personaggi dimenticati (e a volte dimenticabili) ed elevando a film di culto le tante commedie spensierate dal taglio vanziniano di quegli anni. Senza dimenticare i tanti giovanissimi che grazie a Stranger Things hanno scoperto l’esistenza delle tute acetate, dei capelli cotonati e del walkman. Ma tornando al calcio, ecco che per noi gli anni ’80 significano radioline accese la domenica pomeriggio, quando solo le gesta di Maradona, Platini, Gullit e Rummenigge – o al limite le discese di Alberto Tomba, anche se qui scavalliamo a inizio ’90 – potevano competere con la quantomai impegnativa digestione di fettuccine e lasagne (perché le pennette alla vodka erano più relegate alle serate più modaiole…). Oppure si poteva optare per un ascolto di gruppo, con Tutto il calcio minuto per minuto ad accompagnare interminabili partite a carte all’interno di bar in cui la visibilità non superava il metro causa sigarette che però, citando un pezzo simbolo dell’epoca del maestro Franco Battiato, conferiva al tutto un po’ di “sintomatico mistero”. Anni ’80 che portano dritti a Novantesimo Minuto… che trasmissione! Se il giornale è la preghiera dell’uomo laico, Novantesimo Minuto è la messa per laici e religiosi. Alle 18:15 tutti davanti al sacerdote Paolo Valenti: prima le partite di bassa classifica, poi via via le big. E una carrellata di inviati passati alla storia: la veracità di Giampiero Galeazzi da Roma, il riporto di Franco Strippoli da Bari, gli strafalcioni di Tonino Carino da Ascoli e poi Luigi Necco da Napoli, il “cantore” di Maradona, che apriva i servizi con “Milano chiama e Napoli risponde” e li chiudeva travolto dai tifosi.

E poi c’era il vino. Un panorama completamente diverso in cui le damigiane di sfuso locale venivano messe in discussione da due fenomeni apparentemente contraddittori. Da un lato l’affermarsi di prodotti di grande qualità, vere e proprie rivoluzioni della nostra enologia, dall’altro quello di prodotti di larghissimo consumo, spinti dai primi martellanti spot delle nascenti tv commerciali. Nel mezzo il più grande scandalo del vino italiano, quello del metanolo. E chissà che la spinta verso la qualità del settore sia partita proprio da lì.

Gli anni ’80 sono infatti soprattutto quelli della grande rivoluzione in Langa dei Barolo Boys, di cui favoriamo trailer del documentario girato più o meno 30 anni dopo.

Sono però anche gli anni del Galestro, Lancers e Mateus, di un fu Tocai che scorreva a fiumi. C’è il Pinot Chardonnay Asti Cinzano “per molti ma non per tutti” come recitava il famoso spot e il Pinot di Pinot, Gancia “naturalmente”, come sussurrava una patinatissima reclame dell’epoca. E per rimanere in tema ecco una parentesi futuristica sul tema. Voliamo altissimo citando il Raf, “cosa resterà di questi anni ‘80”? Beh, un’evoluzione di molti prodotti verso alti standard qualitativi.

Sono però anche gli anni del Galestro, Lancers e Mateus, di un fu Tocai che scorreva a fiumi. C’è il Pinot Chardonnay Asti Cinzano “per molti ma non per tutti” come recitava il famoso spot e il Pinot di Pinot, Gancia “naturalmente”, come sussurrava una patinatissima reclame dell’epoca. E per rimanere in tema ecco una parentesi futuristica sul tema. Voliamo altissimo citando il Raf, “cosa resterà di questi anni ‘80”? Beh, un’evoluzione di molti prodotti verso alti standard qualitativi.

Ad esempio, tra le bollicine di Gancia ci viene facile citare il 36 mesi Alta Langa Pas Dosé, pinot nero e chardonnay, bellissima bevuta piena e secca all’insegna della freschezza e della pulizia. I furono Tocai dicevamo, che nel frattempo hanno cambiato nome in Friulano, sono bianchi di ottimo pregio, ne prendiamo uno come portabandiera, il Friuli Colli Orientali Friulano Doc Myò di Zorzettig un bell’assaggio dalle note minerali, agrumate e dalla bella sapidità ammandorlata.

E poi Maradona, giornalismo, Argentina. C’è un uomo che racchiude questi tre elementi: Gianni Minà, un fuoriclasse del giornalismo italiano, diventato amico di leggende come Mohammed Ali e dello stesso Diego, cacciato nel 1978 dall’Argentina per aver fatto una domanda sui desaparecidos. Gianni Minà, citato anche in Natural Born Killers di Oliver Stone come “quel giornalista italiano che ha intervistato Fidel Castro”, lascia un vuoto nel giornalismo nazionale, che in realtà da anni lo aveva colpevolmente messo in panchina. E restando a Napoli, ecco un gustoso siparietto con Massimo Troisi (a proposito di fuoriclasse), che tesse le lodi della famosa “agendina telefonica” di Gianni Minà, in occasione del compleanno di Pino Daniele.

 

Tornando al Napoli di oggi, citando un altro successo anni ’80 del maestro Franco Battiato è lapalissiano dire che Spalletti abbia trovato il centro di gravità permanente della squadra che sta incantando in Italia e, si spera, anche in Europa. Magari ripercorrendo le orme del Milan di Sacchi, che proprio da quel 3-2 al San Paolo cominciò la sua straordinaria epopea nella Coppa dei Campioni. Quello di Spalletti è un Napoli costruito con sapienza e un tocco di fantasia che arriva dall’Oriente, proprio quello che amava Battiato. Dalla Turchia Giuntoli non ha pescato i “dervisci che girano”, ma ha trovato “il mostro” Kim-Min Jae. Ma soprattutto, in Europa Orientale, il Napoli ha pescato Khvicha Kvaratskhelia – nome indecifrabile come le sue finte alla George Best – meglio noto come Kvaradona. Anche la Georgia unisce Napoli e Milan, perché prima di Kvara il giocatore georgiano più famoso ad aver giocato in Italia è stato il difensore Khakhaber Khaladze. Oggi sindaco di Tblisi, è stato protagonista di stagioni meravigliose al Milan ma noi vogliamo ricordarlo per questo stupendo scherzo al povero Rino Gattuso.

Georgia che unisce sì i poli calcistici opposti del Belpaese, ma che per noi di Champions Wine è anche molto di più. Già, perché proprio la Georgia è una delle patrie originarie del vino. Per gli appassionati enocalcistici Georgia vuol dire anfora, antico contenitore di terracotta che interrato serviva per la fermentazione e l’affinamento del vino.  E subito ci viene in mente la linea magistrale Le Anfore di Casadei, nomen omen, una Georgia che ritrova casa in Sardegna. Il Cannonau è un rosso di finezza ed eleganza sorprendente dalle sensazioni fruttate golosissime che non fa rimpiangere le giocate di Kvara e il Migiu, semidano macerato stra-buono, profuma di Mediterraneo, un orange wine da manuale: struttura, equilibrio, potenza e freschezza straordinari. In ogni annata assaggiata tutta la solidità del mitico Khaka!

Che sia nostalgia anni ’80 o presente, o di un altrove caucasico che si perde in un immaginario orientale, Napoli-Milan è davvero una sfida tutta da godere in compagnia di bicchieri di alta classifica. Una sfida da vivere senza pensare troppo alle differenze che segnano due città spesso così diverse. Anche perché, come diceva il professor Bellavista al dottor Cazzaniga, “si è sempre meridionali di qualcuno”. Vada come vada in campionato, noi speriamo che quest’anno la Coppa dalle grandi orecchie torni a sud, a qualsiasi latitudine, purché in Italia!

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