Cerca

Firenze, culla della cultura e della buona tavola

Tempo di lettura: 5 minuti

Il capoluogo toscano, fin dal Medioevo centro nevralgico di erudizione e buon cibo, accoglie chi lo visita con un patrimonio unico di arte, sapori inconfondibili e tradizioni vinicole che affondano le radici nella storia

di Luca Sessa

La porti un bacione a Firenze

Che ll’è la mia città

Ma in cuor l’ho sempre qui

La porti un bacione a Firenze

Io vivo sol per rivederla un dì

La strofa principale del brano “La porti un bacione a Firenze”, celebre canzone di Odoardo Eugenio Giano Spadaro, cantautore e attore italiano, racconta con poche parole il forte senso di appartenenza che fiorentini hanno nei confronti della loro città. Un luogo di grande rilevanza storica e culturale per il nostro paese, che ha saputo ritagliarsi un ruolo da protagonista anche sulla scena enogastronomica italiana, grazie a ricette della tradizione che hanno valicato i confini cittadini, come nel caso del Lampredotto giusto per citarne uno molto in auge in questo periodo. Firenze è una di quelle città da visitare con cadenza periodica, per scoprirne ogni sfumatura: nel Medioevo è stata un importantissimo centro artistico, culturale, commerciale, politico, economico e finanziario; nell’età moderna ha ricoperto il ruolo di capitale del Granducato di Toscana dal 1569 al 1859 che, col governo delle famiglie dei Medici e dei Lorena, divenne uno degli stati più ricchi e moderni d’Italia. Nel 1865 Firenze fu proclamata capitale del Regno d’Italia (seconda, dopo Torino), mantenendo questo status fino al 1871, anno che segna la fine del Risorgimento e il passaggio del testimone a Roma. Patrimonio dell’umanità UNESCO (il centro storico, dal 1982), è considerata luogo d’origine del Rinascimento e della lingua italiana, grazie al volgare fiorentino usato nella letteratura.

Pensare di poter vedere a fondo Firenze in mezza giornata è a dir poco utopistico, ma decidere di osservare, nel corso di una passeggiata in una fredda ma piacevole giornata autunnale, è sicuramente più plausibile. Giunti in città in treno da Roma, si parte da Piazza Santa Maria Novella, davanti alla Basilica domenicana che porta lo stesso nome. Dall’esterno è possibile ammirare la facciata della chiesa, progettata nella metà del Quattrocento da Leon Battista Alberti. Poche centinaia di metri ci separano dalla seconda tappa, quella Piazza Duomo nella quale sono situati i monumenti sacri più importanti della città. Il Battistero di San Giovanni con la sua struttura ottagonale, uno dei templi più antichi di Firenze, e le sue tre porte bronzee sono una delle principali attrazioni, assieme all’obbligatoria salita in cima alla Cupola del Brunelleschi, dove si può ammirare la vista su tutta Firenze. Progettata nel 1418 da Filippo Brunelleschi, è fino ad oggi la più grande cupola in mattoni al mondo, e ha una struttura basata sul sistema a doppia calotta, con due cupole, una più piccola e una più grande. Il tempo è tiranno, e dovendo decidere un’ultima tappa, non possiamo che orientarci su Piazza della Signoria, che ospita il monumentale Palazzo Vecchio, oggi sede del municipio. Accanto ad esso ci si imbatte nella Loggia dei Signori, oggi chiamata Loggia dei Lanzi, che ospita alcuni dei massimi capolavori della scultura rinascimentale. Ci sono infatti le statua del David di Michelangelo, la Fontana del Nettuno di Bartolomeo Ammanati, il Perseo di Benvenuto Cellini, il Ratto delle Sabine di Jean de Boulogne (Giambologna) e il Patroclo e Menelao.

Credit photo: @ilgustodixinje

Ebbri per la bellezza delle opere artistiche e architettoniche, giungiamo al momento dedicato alla tavola, e pur essendo appassionati di tradizione e sapori noti, scegliamo di pranzare in uno dei locali di riferimento della scena contemporanea fiorentina. Il Gusto di Xinge è infatti un luogo imperdibile per l’atmosfera, le scelte stilistiche e, naturalmente, la proposta gastronomica. Un luogo che è emanazione dell’anima della chef Xin Ge Liu, un ristorante e un cocktail bar di grande impatto visivo grazie al rosso mattone caldo, derivazione delle lacche cinesi, al blu china acceso, a creare un contrasto che è racconto di due mondi che si sfiorano e affiancano. Qui i piatti sono pensati per essere condivisi, e partiamo con l’assaggio delle Polpettine fritte di gamberoni e mozzarella, per poi proseguire con i Ravioli al vapore ripieni di bambù e gamberi e gli Gnocchi di taro al vapore ripieni di pesce e gamberi. Assaggi che uniscono piacevolezza e intensità gustativa e ci conducono alla portata principale, la Pancetta di maiale cotta a bassa temperatura con vino Shaoxing, zucchero e salsa di soia, servita con panini cotti a vapore. Un pranzo davvero soddisfacente, a cui fa seguito una bella passeggiata sul Lungarno.

Dopo le foto di rito su Ponte Vecchio, andiamo con passo sicuro verso la tappa del pomeriggio a cui, conoscendo il nostro interesse per il mondo vinicolo, abbiamo scelto di dedicare più tempo. In Piazza Antinori è infatti situato Palazzo Antinori, uno dei più begli esempi di architettura fiorentina della metà del Quattrocento, nel centro storico della città. La Famiglia Antinori si dedica alla produzione vinicola da più di seicento anni: da quando, nel 1385, Giovanni di Piero Antinori entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri. In tutta la sua lunga storia, attraverso 26 generazioni, la famiglia ha sempre gestito direttamente questa attività con scelte innovative e talvolta coraggiose ma sempre mantenendo inalterato il rispetto per le tradizioni e per il territorio. Il Wine Shop si trova al piano terra di Palazzo Antinori, e qui è possibile degustare e acquistare i vini provenienti dalle tenute Antinori, incluse vecchie annate e formati speciali, sia al calice sia prenotando esclusive degustazioni personalizzate. Partiamo con Scabrezza (Toscana IGT) da uve Pinot Grigio dal colore ramato, contraddistinto da note agrumate di pompelmo, fresco, equilibrato e sapido, caratterizzato da un piacevole retrogusto di pera. È poi il turno del Tignanello, il primo Sangiovese ad essere affinato in barriques, di colore rosso rubino intenso e che colpisce al naso per la sua complessità. Frutta rossa matura come ciliegia sotto spirito, amarena, lampone e prugna si alternano a delicati sentori speziati di chiodo di garofano e liquirizia, un assaggio di grande intensità. In chiusura c’è spazio per il Marchese Antinori, Chianti Classico DOCG Riserva, vino storico di casa Antinori che, dall’annata 2011, viene prodotto con uve provenienti dalla tenuta Tignanello. L’annata 2018 presenta al naso note di ciliegia marasca, viola e lavanda, mentre al palato è avvolgente, pieno, con un’ottima compattezza della trama tannica e una buona vivacità che lo rendono lungo e persistente. Il miglior modo per chiudere una bellissima giornata a Firenze, pensando subito a organizzare una nuova passeggiata in questa magnifica città.

Photo credit: @cantinettaantinori_firenze
Picture of Luca Sessa

Luca Sessa

Classe 1975, napoletano di nascita, romano d’adozione. Laureato in statistica, giornalista, presentatore e critico enogastronomico, collabora con varie testate nazionali e con alcune guide di riferimento del panorama nazionale.

Leggi anche:

Casaloste, Giovanni Battista d’Orsi con la moglie Emilia

Panzano in Chianti, dove l’unione fa il vino

Con l’evento “Vino al Vino”, dal 15 al 17 settembre, l’Unione Viticoltori di Panzano in Chianti porta al grande pubblico i prodotti e la storia di un territorio basato su un modello di sviluppo bio-territoriale unico e sulla forza dell’associazionismo: intervista a Giovanni Battista d’Orsi, Presidente Unione Viticoltori Panzano in Chianti, titolare dell’azienda agricola Casaloste.

Leggi Tutto »
Facebook
Twitter
LinkedIn
TS Poll - Loading poll ...