Verona e il fascino senza tempo della Valpolicella

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Dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO per le peculiarità urbanistiche e per le ricchezze artistiche e culturale, è diventata anche meta enogastronomica

di Luca Sessa

Dalle origini preistoriche alla rifondazione voluta dai Romani, passando per il periodo germanico prima e per quello dell’Impero Austriaco poi, venendo infine annessa al Regno d’Italia. La storia di Verona è lunga e affascinante, ricca di capitoli suggestivi ma anche cruenti, che hanno contribuito a donare un animo intrigante al capoluogo veneto, primo comune della regione per numerosità della popolazione. Ma se l’alternanza di popoli e guerre ha dato vita alla stratificazione della personalità di questo luogo, è la letteratura ad averla resa immortale a livello planetario grazie all’opera di William Shakespeare, Romeo e Giulietta. Sono numerose le testimonianze architettoniche delle ere passate, riscontrabili passeggiando per le vie del centro fino a giungere, naturalmente, all’Arena, ma Verona è anche un importante centro fieristico, e proprio un evento legato al mondo del vino ha portato me e un paio di colleghi a tornare in città.

Essendo giunti in treno da Roma nella giornata precedente all’inizio della manifestazione vitivinicola, abbiamo approfittato del viaggio per organizzare un veloce ma esauriente giro in città per ammirarne le bellezze architettoniche e mangiare qualcosa di tipico ma, soprattutto, per spostarci appena fuori Verona per andare a provare alcune etichette di una delle realtà di riferimento della zona per quel che concerne la produzione di vino. Il Ponte Scaligero, conosciuto anche come ponte di Castelvecchio, è il nostro punto di partenza. Costruito in pietra, attraversa il fiume Adige e la sua costruzione risale al periodo tra il 1354 e il 1356, anche se nel 1951 fu necessaria una ristrutturazione per riportarlo all’antico splendore dopo la sua distruzione causata da una bomba nel corso della Seconda guerra mondiale. Dopo alcune scatti fotografici di rito ci spostiamo nel Museo Civico, dedicato all’arte italiana ed europea, per ammirare alcune tele del Bellini e del Mantegna.

Conclusa la visita, decidiamo di attraversare il centro storico per giungere nella zona del Ponte Pietra e del Teatro Romano per tornare in una delle nostre insegne di fiducia, l’Osteria Ponte Pietra dall’affascinante atmosfera grazie a raffinati arredi d’epoca ottocentesca. Le sale offrono una incredibile vista del fiume Adige e anche la cucina è all’altezza del contesto. Merito di un menu che unisce la giusta componente tecnica a materie prime di qualità i cui sapori vengono esaltati in piatti come il Cannellone di melanzane o gli eccellenti Fusilloni con patate, ricci di mare e provola affumicata. Una pausa rifocillante per gli occhi e la pancia, il cuore e l’anima, immersi in un piacevolissimo e accogliente spazio. Il Maialino iberico affumicato con pak-choi, pistacchio e yogurt e la golosa Tarte Tatin di pesche ci permettono di chiudere in bellezza il pasto. Dopo la passeggiata digestiva d’ordinanza e l’obbligatoria “tappa caffè” per recuperare lucidità ci dirigiamo verso il Ponte Pietra: lungo circa 90 metri, esce dalla parte storica di Verona attraversando il fiume, e consente di godere di una bellissima vista sulla collina sulla cui sommità si trova Castel San Pietro.

Avendo avuto più volte in passato l’opportunità di visitare l’Arena, noleggiamo un’auto per andare a Fumane per scoprire le novità di Allegrini, lo storico marchio che da sempre promuove i signature wine della Valpolicella (e da qualche anno anche il Lugana) nel mondo. Il patrimonio vitivinicolo dell’azienda comprende oltre 150 ettari (105 di proprietà e 45 in affitto) che si sviluppano prevalentemente nell’area della Valpolicella Classica, ma anche in Lugana e Soave, mentre per Corte Giara, nello specifico, si registra un’espansione anche in Valpolicella Orientale ed Est Veronese. Il tempo resta un valore fondamentale per la famiglia Allegrini, ed è per questo che è stato aggiunto un anno in più in cantina per l’Amarone, oltre a prolungare l’affinamento di La Poja e Fieramonte, posticipando la release a marzo-febbraio 2025 (sei mesi in più) a discapito delle vendite nell’immediato. Scelte che trovano felice riscontro nel calice, grazie a tre diversi assaggi: prima il Soave DOC dalla piacevole acidità e con note olfattive che richiamano sambuco, lime, pompelmo e pesca bianca; quindi il Lugana Oasi Mantellina DOC che porta al naso e alla bocca sfumature di bergamotto, gelsomino e mandorla; infine La Poja, Corvina Veronese IGT, con corpo e tannino importanti e un sorso caratterizzato dai sentori di frutti rossi, pepe nero e vaniglia. Una bella degustazione che ci ha permesso di riscontrare l’ottimo stato di salute di Allegrini ma di tutto il movimento vitivinicolo della Valpolicella in generale.

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Luca Sessa

Classe 1975, napoletano di nascita, romano d’adozione. Laureato in statistica, giornalista, presentatore e critico enogastronomico, collabora con varie testate nazionali e con alcune guide di riferimento del panorama nazionale.

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