Estirpazione, sì o no: Francia e Italia rispondono alla crisi del settore vitivinicolo

Tempo di lettura: 3 minuti

Sovrapproduzione, calo dei consumi, aumento dei costi sono solo alcuni dei colpi che subisce il settore dei due maggiori produttori e attori mondiali. Ecco la scelta da adottare per superare una contrazione galoppante

di Maria Vittoria Sparano

Correva l’anno 2022 e dai vigneti di Bordeaux i produttori lanciavano l’ennesimo allarme-crisi, manifestando insofferenza e chiedendo l’intervento dello Stato affinché agisse a sostegno di un comparto economico-produttivo che forse mai nessuno, lontano dalla realtà quotidiana di quei vigneti, aveva pensato – o all’epoca pensava – potesse entrare in crisi, quello del vino, a maggior ragione se in una delle zone storicamente più blasonate, conosciute, esportate e pagate del e nel mondo. Eppure è successo, sta succedendo e da allora ad oggi la Francia ha preso decisioni importanti a riguardo, apparentemente impopolari, ma evidentemente necessarie: estirpare i vigneti, a Bordeaux e non solo.

Il vigneto francese conta complessivamente 800 mila ettari vitati, la regione vinicola di Bordeaux è la più estesa di Francia con i suoi circa 110 mila ettari: qui si produce prevalentemente vino rosso (circa l’85% della produzione totale). Da qui provengono alcuni dei vini più famosi di Francia: chi non ha mai sentito parlare di Pétrus? Vini iconici, sulla bocca di tutti e per le papille di pochi, ultimamente soprattutto cinesi, diventati i big spender per eccellenza in fatto di vini di lusso. E in effetti proprio questo è il problema, non i cinesi, ovviamente, ma la percezione di un’intera regione come produttrice di vini di altissimo costo nella sua totalità, quando, in realtà, le cose sono molto diverse da come sembrano.

Nel favoloso regno di Bordeaux la produzione di vino proveniente dagli Chateaux è pari solo al 5%, una cifra irrisoria quindi di fronte a una quantità maggioritaria che non può fregiarsi di quell’etichetta di lusso ed esclusività che oggi continua a generare utili per i produttori di vini di lusso, ma che, di contro, nel tempo ha determinato per tutti quanti gli altri, cioè i produttori di vini di fascia media o bassa, volumi di invenduto sempre più elevati.

Non è la prima volta che si cerca di risolvere il problema della sovrapproduzione: nei primi anni 2000 era accaduto esattamente quello che succede oggi, ma allora la scelta primaria era stata l’allargamento dei mercati, che trovò nell’Asia “l’America” per i grandi rossi di Francia, ma appunto, solo di quelli. In ogni caso l’invenduto era destinato alla distillazione. Oggi il problema che riguarda il 95% della produzione di Bordeaux è ancora più urgente e stringente, per questa ragione si è optato per la riduzione del vigneto in modo da contenere i volumi di produzione: per ogni ettaro eradicato il contadino ha diritto a 6.000 euro. Una prima campagna si è conclusa con una spesa da parte del governo di 30 milioni a cui se ne aggiungono altri 38 per una seconda che sta per partire.

Ma il problema non riguarda solo Bordeaux, tant’è che la Francia, dopo aver a lungo dialogato con i produttori, ha presentato formale notifica in Commissione Europea per un piano strutturale di ridimensionamento definitivo degli ettari vitati totali del Paese. Allo stato attuale la situazione non è più sanabile ipotizzando nuove porzioni di mercato, bisogna solo ed esclusivamente abbassare la produzione: la proposta prevede un budget totale di 120 milioni di euro che andrebbero a coprire l’eradicazione di 30.000 ettari con un premio previsto di 4.000 euro per ettaro e l’obbligo da parte dei viticoltori di non intervenire con nuovi impianti fino al 2029. Ora si attende la risposta di Bruxelles.

E l’Italia? Anche nel nostro Paese il settore è in crisi, le ragioni sono perlopiù le medesime, ma lo scenario è diverso: da noi sono soprattutto le grandi cantine sociali del centro-sud a soffrire la sovrapproduzione e le giacenze di invenduto nei magazzini, ma ancora non è stata raggiunta una linea condivisa dalle varie associazioni di categoria – Coldiretti, Federvini, Unione italiana vini ecc. – e per il momento c’è anche chi scongiura l’estirpazione dei vigneti in favore di interventi meno invasivi e volti a migliorare la qualità. Insomma, si temporeggia.

Eppure c’è una cosa che non mi torna: se è vero che il consumo pro-capite è diminuito – come del resto è sempre stato dagli anni ’60 ad oggi – e continuerà a diminuire, se è vero che la domanda è scesa rispetto all’offerta, se è vero che si produce troppo e nemmeno l’export è sufficiente a smaltire gli ettolitri in esubero, perché mai dovremmo gioire d’essere ritornati nel 2024, secondo le previsioni, ad occupare il primo posto nel podio dei maggiori produttori di vino con 41 milioni di ettolitri?

Picture of Maria Vittoria Sparano

Maria Vittoria Sparano

Laureata in Lettere Classiche, sommelier professionista con esperienza in importanti sale stellate e docente per corsi di avvicinamento al mondo enoico. Ha collaborato con i più importanti e-commerce italiani di vino ed è sempre alla ricerca di piccoli produttori di grandi bottiglie.

Facebook
Twitter
LinkedIn
TS Poll - Loading poll ...