Tre vini che derivano da tre zone diverse, che presentano almeno un anno di invecchiamento in botte grande.
di Camilla Rocca
Il Nebbiolo è uno dei vitigni autoctoni italiani più conosciuti e più apprezzati. E’ coltivato principalmente nelle Langhe ma è anche il vitigno principe della Valtellina dove cresce ai piedi delle Alpi Lombarde, conosciuto localmente con il nome di Chiavennasca. La cantina Nino Negri in 125 anni di storia ha selezionato, tra i propri vigneti, quelli in cui il Nebbiolo assume sfumature diverse che raccontano la montagna. Durante la masterclass tenutasi lo scorso 10 ottobre nelle sale di Palazzo Bovara a Milano, nell’ambito della sesta edizione di Milano Wine Week, la storica realtà Nino Negri ha presentato ad un pubbliico di appassionate ed esperti quattro vinicru da uve Nebbiolo provenienti da terroir completamente diversi.
Terroir
La Valtellina è una valle che si estende in modo anomalo rispetto alle valli alpine – si estende infatti da est a ovest, invece che da nord – ed è circondata da vette che raggiungono anche i 4000 metri di altezza. il fianco della valle esposto al sole, arriva ad avere la stessa energia solare presente a Pantelleria; è proprio su questo lato che si coltiva la vite mentre l’altro è dedicato solo al pascolo. Le montagne fanno una corona e impediscono le perturbazioni, e il Nebbiolo, il principe di queste zone, è coltivato da oltre 2000 anni, dai tempi dei Romani, su vertiginosi terrazzamenti. Questo è proprio l’elemento caratterizzante del territorio. Questo sistema si identifica con la realizzazione di una miriade di muri a secco in sasso che sostengono i ronchi vitati costituiti alcuni millenni fa per permettere la coltivazione. Il terreno, sabbioso limoso, è predisposto alla siccità in quanto ha scarsissima ritenzione idrica ed è molto permeabile. I terreni poco profondi hanno una superficie lavorabile che va dai 40 ai 120 cm e non è raro vedere la vite che penetra con la radice direttamente nella fessura della roccia.
Vite di roccia
E Nino Negri, la cantina più rappresentativa del territorio, nel 1897, oltre 120 anni fa, lancia il nuovo progetto “Vite di roccia”, tre vini che derivano da tre zone diverse, che presentano almeno un anno di invecchiamento in botte grande. Un Nebbiolo che assume sfumature diverse, che raccontano tutte le sfaccettature della montagna. Ogni vino è frutto delle uve provenienti da singoli vigneti di proprietà ed il nome è indicato direttamente in etichetta. Per Nino Negri la vigna rappresenta un “cru”, quindi il perfetto connubio tra espressione del territorio e il saper fare del vignaiolo e dell’enologo nel pieno rispetto del terroir. Il Nebbiolo restituisce fedelmente le caratteristiche del terroir, pertanto è un’uva in grado di “raccontare il territorio” in cui viene coltivata. Nel Nebbiolo di Valtellina di Nino Negri troviamo quindi il riflesso degli aspetti più caratteristici della montagna: i suoli, con diversi colori delle rocce originate dalla genesi delle Alpi, il microclima che differenzia i vigneti in base all’esposizione e alla pendenza dei terrazzi e le temperature che variano in base all’altitudine ai venti di montagna e alla rifrazione solare delle rocce. Per ogni vino è stato pertanto identificato un elemento caratteristico e distintivo.
Sassorosso Grumello 2020 – La roccia madre
Una roccia che è uno scisto con presenza di venature rosse, che danno il nome al vino, un’altitudine da 350m a 450m slm, esposizione a sud. Il sottile strato di suolo obbliga le radici della vite a svilupparsi direttamente sulla roccia madre e così le viti, di età compresa tra i 10 e i 50 anni, assorbe direttamente i microelementi rocciosi. Il viticoltore valtellinese nel corso dei secoli ha riportato nella vigna Sassorosso la terra, per consentire la coltivazione della vite. Fa un affinamento di 2 anni di cui uno in legno: barrique e botte. “Presenta il tannino deciso tipico del nebbiolo, unito all’eleganza della seta con una forte mineralità, coronata da sapidità nel finale” racconta Danilo Drocco, enologo di Nino Negri.
Vigna Ca’ Guicciardi Inferno 2020 – la riflessione solare
Il caldo è una delle caratteristiche di questa sotto zona, chiamata non per nulla proprio inferno, con delle pietre che riflettono il calore (la roccia ha un particolare colore tendente al bianco, un quarzo) e in terreno è sicuramente più terroso rispetto alla precedente etichetta per un risultato di vino più potente e ricco, ma sul finale si trova la stessa sapidità del Sassorosso. Le viti infatti hanno da 20 a oltre 50 anni di età e grazie alla maggior quantità di luce, unito ad un microclima protetto dai venti di valle, il nebbiolo matura con più energia dando vita ad un vino “carnoso”, dal tannino solido ma non asciutto a cui si aggiunge una mineralità che da freschezza e piacevolezza. La maturazione delle uve produce evidenti note di ciliegia matura e di spezie quali chiodi di garofano e cannella. L’affinamento è di 2 anni di cui uno in botte di rovere grande.
Vigna Fracia Valtellina 2020 – il freddo
Si trova nella zona più fredda della tenuta, nella Valgella, una dei primi appezzamenti acquistati e quindi la più importante dal punto di vista affettivo. Il vigneto si trova sulla confluenza di vallate alpine ricche di ghiacciai. L’escursione termica tra il giorno e la notte risulta quindi molto elevata. Il nebbiolo a maturazione tardiva a forte escursione termica sviluppa profumi molto floreali e speziati. Il freddo preserva l ’acidità, conferendo un gusto salato e sapido che rende lungo il finale del vino. Questo vino fa un anno in più di affinamento in bottiglia rispetto agli altri.
La degustazione si conclude con lo Sfurzat 5 Stelle, il più rappresentativo di Nino Negri. Un vino con una struttura e un corpo importanti, un profumo lungo e persistente con pochi pari. Con lo Sfursat si comprende appieno cos’è un “vino da meditazione”: morbidezza, profondità, corpo, illimitatamente espansivo, adatto sempre, dentro e fuori il pasto. vino nato con tecnica di appassimento, nasce per esigenza pratica, per aumentare l’apporto alcolico e per la concentrazione dei sapori, un mosto che fermenta in un periodo freddo. I grappoli vengono fatti appassire in modo naturale nel fruttaio, perdendo circa il 30% del loro peso e solo in condizioni stagionali ottimali. Questo vino deriva da un’attenta selezione dei grappoli di Nebbiolo raccolti a mano e riposti in cassette da 4 kg in un solo strato.
Foto crediti: Loris Scalzo