Presentati alla Milano Wine Week Catore, Ambat, Mustazzo ed Oscarì
di Camilla Rocca
Una delle cantine e della aziende più importanti del tessuto sardo, 650 ettari oggi di cui 520 ettari ad Alghero; dal piccolo bed&breakfast, casa Villa Marina, 12 camere, si può scalare una torretta e guardare un mare di vigne. Ma all’interno della tenuta ci troviamo di fronte a un vero e proprio borgo, una cantina di fine Ottocento (nella costruzione è stata scoperta la necropoli neolitica di Anghelu Ruju), una enoteca e una bottaia. Vi lavorano circa 100 dipendenti e altri 100 persone sono assunte durante la vendemmia. Tutto nasce nel 1899 per mano dei due intraprendenti piemontesi che le danno il nome: l’ingegnere Sella, nipote del famoso statista Quintino Sella, e l’avvocato Edgardo Mosca. I due in quell’anno iniziarono un’importante opera di bonifica, che inizialmente doveva essere un vivaio, per sconfiggere la fillossera crescendo barbatelle, poi riconvertito in cantina.
Sono passati 120 anni da allora e quell’impresa suona ancora pionieristica, la più grande cantina d’Europa a corpo unico: 5 chilometri di strada contornata di vigne, abbracciati dalla macchia mediterranea. Nel 2013 vince il premio Cantina dell’anno dalla guida Gambero Rosso. Passa negli anni Ottanta nelle mani della famiglia Bonomi, poi nel 2002 fa parte del gruppo Campari e poi nel 2006 diventa Terra Moretti. E oggi Vittorio Moretti ha la cittadinanza onoraria algherese.
Vittorio Moretti già ideatore di modelli di successo in Franciacorta e in Toscana, con sua figlia Francesca, enologa e AD del Gruppo Terra Moretti vino dichiara: “Quando siamo arrivati da Sella &Mosca, io e Francesca siamo rimasti così colpiti da quel vigneto a corpo unico da non poter resistere. Il nostro obiettivo è proprio rafforzare la vigna, fare tornare la cantina a essere quello che è sempre stato nel suo Dna.”
“Come famiglia – spiega Francesca Moretti – credo ci sia una responsabilità sociale nel promuovere e nel raccontare il territorio. Poi è un circolo virtuoso e ne beneficiamo anche tutti noi”.
La nuova linea Marras
La linea Marras è stata ideata in collaborazione con lo stilista per 4 etichette: l’ispirazione prende corpo dalla notte magica di San Giovanni (23-24 giugno) quando due marinai, un pugile, un eccentrico e un uomo ingiustamente accusato di essere un bandito si incontrano ad Alghero e saltando il fuoco diventano compari. I quattro vini portano il nome dei personaggi raccontati da Marras: Oscarì, il Metodo Classico da uve torbato; Ambat il Vermentino di Sardegna; Catore l’Alghero Torbato e Mustazzo il Cannonau di Sardegna. Ne nasce una storia di amicizia, di legami autentici, di valori e di territorio.
Quindi Oscarì, un dandy ungherese appassionato di Oscar Wilde: ovvero un Torbato in purezza, un vitigno che è frutto di una ripresa di un vitigno autoctono e ha la caratteristica di essere molto difficile da coltivare e lavorare. Ne nasce un Torbato Spumante Brut, Metodo Classico con un anno di permanenza sui lieviti, che mantiene perciò ben espresse freschezza e immediatezza, con un naso spiccatamente floreale con sensazioni di biancospino e fiore di arancio e una bocca dal perlage fine e brioso, ampio, deciso e assertivo, dal finale armonico e coerente, compatto e verticale.
Catore, il pugile di Alghero è un Torbato in purezza, Vermentino di Sardegna DOC, un vino ricco e complesso, regala sensazioni di fiori bianchi e frutti esotici, mandorla bianca e anice, per una bocca voluminosa ma allo stesso tempo leggiadra, dal finale croccante, sapido e marino, solare, dal finale che distende, scintillante e travolgente.
Ambat, i due gemelli, sempre un Vermentino di Sardegna DOC, che deriva da 16 ettari in Gallura dove viene coltivato questo vino, una piccola fermenta in barrique nuove di rovere francese. È un bianco ampio e avvolgente, dai tipici sentori di macchia mediterranea, elicriso in primis, pera e camomilla, dal sapore leggermente buccioso, decisamente sapido, dalla trama fitta e affascinante, sfaccettato ed energico.
Mustazzo, rappresentato da un uomo con i baffi del centro Sardegna, un vero e proprio bandito impenitente è un Cannonau di Sardegna DOC, molto ricco di polifenoli, e secondo recenti studi scientifici viene attestato che sia questo uno dei motivi per la longevità dei sardi. Ampio e complesso dove la viola, la rosa, la ciliegia e il ribes abbracciano eleganti cenni speziati. In bocca il vino è pieno, robusto, caldo e generoso quanto equilibrato, di buona freschezza e profondità. Finale decisamente lungo e dalla trama setosa. Ai sono degustate la 2019, un’ottima annata con un potenziale di invecchiamento di 20-25 anni, e la 2016 che rappresenta l’essenza del Cannonau.