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Ucraina: nel cuore della guerra, speranza e vita di Wine Bureau

Tempo di lettura: 4 minuti

Parole d’ordine resistenza e ricostruzione, un calice alla volta… La storia di Vika e della sua eredità

di Titti Casiello

La frutta ancora sul tavolo e una manciata di piatti sporchi da lavare, quella immagine del 14 gennaio, di una palazzina sventrata da un attacco missilistico russo a Dnipro ha fatto il giro del mondo.

Un edificio intero ridotto in macerie, mentre quella cucina colorata di giallo rimaneva fiera intatta. È stata ribattezzata la cucina del sole, dopo lo scatto immortalato per primo da Yan Dobronosov, mostrando l’altra faccia della guerra, quella dove in qualche modo si continua a vivere.

Quella stanza è diventata simbolo di una resilienza gastronomica alla quale l’Ucraina non ha nessuna intenzione di rinunciare. Certo cercare di vivere normalmente in un Paese sotto attacco da oltre 980 giorni di guerra sembra un eufemismo, ma è anche un modo per continuare ad essere lucidi.

“La nostra storia è iniziata con il sogno di un luogo dove si potesse acquistare del buon vino ad un prezzo giusto” spiega Dmytro Krymskyi co-fondatore insieme a Volodymyr Shapovalov di Wine Bureau, uno dei principali importatori di vino in Ucraina.

Dal 2007, anno della sua fondazione, sono cambiate tante cose “oltre alla società di distribuzione, abbiamo aperto Goodwine a Kiev, il più grande negozio specializzato di vini e liquori in Europa” una superficie di 2.500 metri quadrati nata da un’idea molto semplice “importare il vino direttamente dai produttori bypassando le catene di distribuzione”. 

Negli anni il negozio è diventato sempre più grande ospitando sezioni di frutta e verdura, pesce e frutti di mare, carne e formaggi “siamo arrivati a 100 dipendenti nel giro di pochi anni”, poi il progetto si è trasformato in un vero e proprio incubatore di idee con l’apertura di altre due sedi, di una backery, di una caffetteria, di due ristoranti, mentre in città aprivano anche locali deliziosi con una grande attenzione sui vini naturali come il 101 Wine Bar e il Shima sushi.

“Nel 2018 avevamo oltre 500 dipendenti con un fatturato che superava i 609 millioni di UAH”.

Infine, l’apertura di Bad Boy un negozio specializzato sulla vendita dei vini naturali, con due sedi uno a Kiev e l’altro a Leopoli: “collaboravamo con tanti piccoli produttori dalla Francia all’Italia, dal Portogallo all’Austria”.

Questi sono stati gli ultimi due progetti di Wine Bureau. Poi per loro come per tutto il Mondo è arrivato il 24 febbraio 2022, quell’invasione su larga scala che Putin definì come una speciale operazione militare. “Il 4 marzo di quell’anno un missile russo ha distrutto il nostro magazzino vicino a Kiev, a Stoyanka. 10mila metri quadrati, 1,5 milioni di bottiglie di vino e 15 milioni di euro di perdite”.

Il cuore di Wine Bureau viene spezzato, perso in quelle macerie che ancora oggi, dopo oltre 2 anni di guerra continua, vedono una capitale deturpata e che, eppure, continua a vivere.

“Alcuni dei nostri colleghi si sono arruolati nelle forze armate ucraine”. Altri, invece, non torneranno mai più e la voce si spezza “Maksym lo abbiamo perso nel 2023 e nel 2022 anche Oleksandr e Volodymyr”.

Si continua ad andare avanti però “abbiamo lavorato quasi ogni giorno dall’inizio della guerra. Qualcuno alla cassa o in magazzino, qualcun altro preparava frittelle e offriva cibo ai colleghi. Sapevamo che il nostro lavoro era importante. Tutti cercavano un po’ di normalità, il solito caffè e un po’ di stabilità”.

“La nostra backery sfornava pane per le forze armate ucraine, il ristorante Lucky preparava pranzi per i volontari, mentre nella caffetteria abbiamo allestito un hub per il fondo “Kyiv Voluntary”.

Pochi mesi fa Bad Boy ha anche aperto il suo terzo negozio, questa volta a Dnipro, proprio dove è rimasta la cucina del sole.

Un sentimento di resistenza indistruttibile che porta a costruire e a sperare, senza mai perdere la memoria di quel passato/presente fatto di orrori e di dolori “per questo nasce Victoria un fondo di beneficenza creato in memoria della nostra sommelier Vika uccisa a Kiev nel 2022 da un drone russo insieme con suo marito Bohdan e il loro bambino non ancora nato”.

Vika faceva parte della famiglia Goodwine “ed è stata una dei migliori sommelier in Ucraina. La sua morte è un grande dolore, ma abbiamo deciso di trasformarlo in buone azioni”.  E Vika oggi vive attraverso un vigneto di 0,5 ettari impiantato a Pinot nero della Borgogna nell’azienda Stakhovsky Wines. A sostenere l’intero progetto ci sono nomi borgognoni altisonanti come Domaine Méo-Camuzet, Domaine Pavelot, Domaine Doudet-Naudin e Maison Louis Jadot. Marze francesi in terra ucraina, un’unione che sembra un atto di resistenza, con quella voglia di continuare strenuamente a far parte di un Occidente che gli è sempre appartenuto.

“La prima vendemmia è prevista per il 2028, contiamo di produrre 5.000 bottiglie i cui proventi verranno utilizzati per sostenere il vigneto e il fondo”.

Nell’attesa Vika viene ricordata dall’azienda Stakhovsky Wines con un’edizione limitata del suo Merlot 2019 “lei stessa l’aveva scelto nella sua ultima selezione dei vini ucraini” e con altre 702 bottiglie di Rkatsiteli (antico vitigno della Georgia) prodotte, invece, dall’azienda Beykush “che Vika apprezzava molto”.

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Assunta Casiello

Classe ’84, avvocato. Dopo una formazione all’AIS Milano, è diventata giornalista pubblicista e oggi collabora con alcune riviste e guide di settore.

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