Dalla finanza alle vigne: Osvaldo de Falco e la rinascita di Villa Caviciana

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Sostenibilità, crescita digitale, adozione di alberi: il giovane manager calabrese guarda al futuro convinto che “innovazione e coltivazione devono stare insieme”

di Camilla Rocca

Osvaldo de Falco, classe 1986 è il gestore di Villa Caviciana – primo bene agricolo produttivo del FAI. Dopo una laurea in Economia alla LUISS e un’esperienza come consulente finanziario a Milano, Osvaldo è tornato in Calabria, a Rossano, per contribuire alla gestione dell’azienda agricola di famiglia, dove vengono coltivati agrumi e olive, seguendo i dettami dell’agricoltura biologica. Nel 2016 ha poi fondato Biorfarm.com, una piattaforma digitale che consente a decine di migliaia di consumatori di adottare alberi da frutto e ricevere direttamente a casa i prodotti biologici freschi, creando una comunità che sostiene oltre 130 piccoli agricoltori locali bio in tutta Italia. Questo modello innovativo ha ottenuto diversi riconoscimenti, tra cui l’attenzione di Google. 

Dal 2023, de Falco, insieme a Giuseppe Scala, gestisce Villa Caviciana, una tenuta di oltre 140 ettari tra Grotte di Castro e Gradoli (VT), la prima tenuta agricola del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano. La loro missione è trasformare la tenuta in un esempio virtuoso di gestione agricola sostenibile in Italia, applicando pratiche di agricoltura biologica, collaborando con il territorio e promuovendo la tutela del paesaggio.

Che cos’è la next generation nel mondo del vino?

La “next generation” nel mondo del vino rappresenta l’emergere di una nuova generazione di viticoltori e professionisti del settore che, pur rispettando le tradizioni, introducono innovazioni in ambiti come la sostenibilità, la digitalizzazione e il marketing. Questi giovani apportano nuove idee e approcci, contribuendo a un’evoluzione positiva dell’industria vinicola.

Perché è un tema così forte in questo momento?

Oggi questo tema è particolarmente rilevante poiché il settore vinicolo è chiamato ad affrontare sfide importanti come i cambiamenti climatici, la globalizzazione e le mutate preferenze e gusti dei consumatori. La nuova generazione è spesso più sensibile a queste dinamiche e pronta a implementare pratiche innovative e sostenibili per garantire la competitività e la resilienza del settore.

Sostenibilità nel vino, importa davvero per la Next generation?

Per la next generation, la sostenibilità nel vino è fondamentale. C’è una crescente consapevolezza dell’importanza di pratiche agricole che rispettino l’ambiente, preservino le risorse naturali e promuovano la biodiversità. Questo impegno non solo risponde a una responsabilità etica, ma rispecchia anche le aspettative dei consumatori moderni, sempre più attenti all’origine e all’impatto ambientale dei prodotti che acquistano.

Quanto è importante avere oggi in azienda un volto che racconti il brand?

Avere un volto che racconti il brand è cruciale nell’era digitale. Una figura riconoscibile può instaurare una connessione autentica con i consumatori, comunicare i valori dell’azienda e differenziarsi in un mercato competitivo. Questo approccio personalizzato facilita la costruzione di fiducia e lealtà verso il marchio.

Possiamo dire che tu sei il volto della Next generation di Villa Caviciana?

Insieme al mio socio, Giuseppe Scala, ci consideriamo il volto della next generation di Villa Caviciana. Abbiamo accolto la sfida del nostro partner, il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano, che ha ricevuto la tenuta in donazione) di rendere Villa Caviciana un esempio virtuoso di gestione agricola sostenibile in Italia. Il nostro obiettivo è provare a dimostrare come si possa prendere cura di un territorio, partendo dalla coltivazione.

C’è stato qualche scontro generazionale da quando sei entrato in azienda?

La mia esperienza nell’economia digitale e quella di Giuseppe nel mondo della viticoltura, unita alla nostra comune passione per l’agricoltura sostenibile ci permettono di rappresentare al meglio l’innovazione e la tradizione che caratterizzano la nuova generazione nel settore vinicolo. L’ingresso in azienda non ha comportato scontri generazionali significativi. Al contrario, abbiamo cercato di integrare l’esperienza e la saggezza delle generazioni precedenti, che continuano a lavorare con noi, con nuove idee e tecnologie, creando un ambiente collaborativo e aperto all’innovazione.

Cosa vorresti dire agli altri vignaioli? Un consiglio su come migliorare che noti spesso nei colleghi?

Ai colleghi vignaioli suggerisco di abbracciare l’innovazione mantenendo un profondo rispetto per le tradizioni. È essenziale investire nella sostenibilità, adottare tecnologie digitali per migliorare l’efficienza e comunicare in modo trasparente con i consumatori, condividendo la passione e l’impegno che stanno dietro ogni bottiglia.

Importatori, distributori, commercianti ti hanno considerato meno in quanto giovane? E all’estero?

In alcune occasioni, la mia giovane età ha portato a sottovalutazioni da parte di importatori e distributori, sia in Italia sia all’estero. Tuttavia, con il supporto dell’esperienza del mio socio, dimostrando competenza, passione e risultati concreti, i pregiudizi sono stati superati, guadagnando rispetto e fiducia nel settore.

Qual è il vino della cantina che meglio rappresenta la next generation?

Il vino della nostra cantina che meglio rappresenta la next generation è il “Montesenano”, prodotto da antiche uve Aleatico, storicamente vinificato come passito, che noi proponiamo in versione rosso secco. Questo vino unisce la tradizione del vitigno autoctono Aleatico con tecniche di vinificazione moderne, offrendo un prodotto che rispetta il territorio e soddisfa i palati contemporanei

 

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Camilla Rocca

Una passione per il mondo del vino che parte dalle origini, si è allargata all’enoturismo e ai racconti delle persone, di quei volti, quelle mani, delle storie che sono dietro alla vigna

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