Lungo il Cammino di San Tommaso, dove il Montepulciano d’Abruzzo zampilla gratuitamente per tutti

Tempo di lettura: 3 minuti

Nessun miracolo, ma una visione dietro la fontana del Vino di Ortona: l’utopia (realizzata) di Cantina Dora Sarchese

Di Mattia Marzola

Se la tradizione biblica vuole che uno solo abbia avuto il potere di trasformare l’acqua in vino, diverso è il caso di chi, partendo già dal nettare di Bacco, ha deciso di farlo sgorgare là dove di solito scorre solo acqua trasparente. Eppure, anche in questo caso, la religione non è del tutto estranea.

L’idea viene infatti a due pellegrini, folgorati non sulla via di Damasco, ma su quella di Santiago de Compostela. Camminando verso la tomba dell’apostolo Giacomo, Dina e Luigi, due ortonesi con la passione per il cammino e i sogni fuori formato, si imbattono in una fontana dalla quale zampilla vino: un dono semplice e allo stesso tempo apparentemente miracoloso. È lì che nasce un pensiero tanto audace quanto naturale: e se anche in Italia, lungo un cammino di fede e fatica, si potesse trovare una fontana del vino?

Detto, fatto. Una foto, un messaggio, e l’idea approda sulla scrivania, o più probabilmente sul cellulare, di Nicola D’Auria, imprenditore e presidente del Movimento Turismo del Vino, e soprattutto titolare della Cantina Dora Sarchese, proprio lungo il Cammino di San Tommaso. L’illuminazione dei due camminatori trova subito terreno fertile: a pochi chilometri da Ortona, sulle colline incantevoli d’Abruzzo, la visione può diventare realtà.

Certo ci vogliono passione, incoscienza e un pizzico di follia per immaginare una fontana del vino. Ma soprattutto ci vuole stile. Nessun compromesso: niente folklore da sagra, niente esagerazioni turistiche. Solo un gesto sincero, ospitale, poetico e disarmante. Una fontana vera, che spilla vino vero. Gratis. Per tutti.

A ottobre 2016, in piena vendemmia, la Fontana del Vino viene inaugurata. Dentro una botte, una vera, da diecimila litri, il sogno si avvera; il vino, un Montepulciano d’Abruzzo, arriva da un serbatoio interrato da tremila litri e si può spillare direttamente con un bicchiere. Nessun biglietto, nessun obbligo di acquisto, solo un invito: entrare, versarsi un calice, e ripartire con il cuore un po’ più leggero, come recita la frase scolpita all’ingresso, quasi un mantra: “Bevi vino, ché non sai donde sei venuto: sii lieto, perché non sai dove andrai”.

Ma anche l’utopia, quando è ben progettata, ha bisogno di una buona architettura. La fontana prende forma grazie al lavoro dell’architetto Rocco Valentini, che trasforma un’idea simbolica in un’opera concreta. Tutto è costruito con materiali di recupero, a partire dalla botte monumentale che ospita la fontana. Un modo per restituire senso e vita a oggetti antichi, e per ricordare che anche la bellezza, a volte, nasce dal riuso intelligente.

Non solo ad Ortona, quando l’acqua diventa vino

E se è vero che da sempre l’Italia è stata un paese di sognatori, non poteva quello di Giacomo, Dina e Nicola, rimanere l’unico, anche se quella di Ortona rimane la sola a spillare vino tutto l’anno, vale la pena ricordare le altre che, altrove, per un certo periodo dell’anno o in occasioni speciali, mimano il miracolo delle Nozze di Cana. Ad esempio a Marino, nel Lazio, dove per tradizione durante la Sagra dell’Uva la Fontana dei Quattro Mori viene collegata alle botti e il vino inizia a sgorgare per la gioia di cittadini e visitatori. Un’usanza che affonda le radici nei secoli, quando i Colonna, potente famiglia patrizia romana, stupivano gli ospiti con feste sfarzose e fontane che zampillavano vino.

Scendendo in Puglia, a Carosino, in provincia di Taranto, la fontana monumentale di Piazza Vittorio Emanuele si trasforma durante la Sagra del vino, tra fine agosto e inizio settembre, facendo scorrere un ottimo Primitivo per quattro giorni di festa.

E poi ancora, salendo verso nord, a San Floriano del Collio in Friuli Venezia Giulia, l’antica fontana del Castello Formentini si anima durante il Likof, l’evento di inizio giugno che celebra la viticoltura del Collio. Anche lì, per un giorno, il bianco friulano prende il posto dell’acqua e regala un brindisi collettivo dal sapore di festa e appartenenza.

Picture of Mattia Marzola

Mattia Marzola

Giocoliere di parole, voracissimo lettore, buona forchetta (e buon bicchiere) ha deciso di unire le sue inclinazioni, diventando così appassionato docente di lettere ed entusiasta giornalista enogastronomico, anche se poi scrive di tutto.

Facebook
Twitter
LinkedIn
TS Poll - Loading poll ...