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Destinazione Salento: una giornata tra chiese, spaghetti, cozze e Negroamaro

Tempo di lettura: 4 minuti

La passeggiata dalla Valle D’Itria ad Alezio e ritorno è ricca di sorprese e scoperte storiche, culturali, naturalistiche e, naturalmente, enogastronomiche

di Luca Sessa

“Gita in campagna, per lo più come svago domenicale di una famiglia o di una brigata di amici”. La definizione di scampagnata è ancora quella più esplicativa dell’insieme di sensazioni ed emozioni che l’organizzazione di una passeggiata porta con sé. La scoperta (o riscoperta) di luoghi belli da vedere, di interesse storico, culturale, paesaggistico, resta una delle esperienze più entusiasmanti che si possa fare, e l’abbinamento con alcune tappe enogastronomiche può rendere il tutto indimenticabile. Prendete ad esempio la Puglia, in tutta la sua bellezza e lunghezza: gli itinerari possibili sono praticamente infiniti e spesso la loro progettazione è resa possibile dall’utilizzo di un posto del cuore (sovente un ristorante) quale punto fermo. Trovandoci in Valle D’Itria, nel centro della regione ed essendo amanti della buona cucina, io e il mio fidato gruppo di amici appassionati di cibo e vino abbiam pensato di partire in direzione Salento, non alla ricerca del mare più bello, ma dei piatti più gustosi, ben sapendo a quale insegna far riferimento e questo lo scopriremo solo nel corso del racconto.

Da mattina a sera, andata e ritorno, con l’obiettivo di rifocillare occhi, mente, cuore e pancia: questo lo scopo dei nostri 132 km (più altri 132 per rivedere casa) ed essendo in ritardo sulla tabella di marcia già al momento della partenza, l’orologio ci suggerisce di andare alla scoperta di una delle realtà vitivinicole più interessanti della zona prima di procedere verso il Salento. Quella di Giovanni Aiello è una storia di appartenenza, di legame alla terra d’origine e di volontà. La natura carsica dei terreni tra Castellana Grotte e Alberobello gli ha permesso di dar vita è una produzione ricca di spunti qualitativi, ben rappresentata dal Chakra Essenza, il cui assaggio segna l’inizio del nostro verso, in direzione Alezio! La località, sorta in una zona di basse alture calcaree, conobbe continuità di vita almeno dal VII sec. a.C. al VI sec. d.C., collegata al vicino scalo marittimo di Anxa – Callipolis (Gallipoli), sbocco naturale sullo Ionio. Oggi il paese (la cui distanza dal mare è di circa 7 km) conta 5.000 abitanti ed offre ai turisti la possibilità d’ammirare alcuni siti religione e civili di grande fascino.

La nostra tabella di marcia è però dettata soprattutto dall’appetito, e avvicinandosi l’ora del pranzo decidiamo di rimandare al pomeriggio la parte culturale della nostra ‘scampagnata’, dando precedenza alla visita da Le Macaré, il regno di Daniela Montinaro e dei suoi figli, che coordinano le operazioni in Sala e Cucina. “Cosa significa il nome?” è la domanda che giustamente pone uno dei compagni di viaggio: il termine indica, nel Salento più profondo, il fenomeno delle streghe o strie, donne temute e rispettate allo stesso tempo, che erano solite andare in giro di notte affascinando i fortunati avventori con balli sfrenati e riti magici. Una volta risulto il dubbio amletico, si passa a ben altri dubbi, quelli legati alla scelta dei piatti da provare. Il menu è un vero e proprio manifesto gastronomico del territorio e della tradizione, arricchito da spunti di contemporaneità ed eleganza che rendono l’esperienza incredibile. Tra tutti i piatti, meritano una menzione gli Spaghetti con burro affumicato, cozze e colatura di alici, l’Orata ripiena di taralli, capperi e olive con tzatziki leggera, lo Spumone Macàre (vaniglia, cioccolato e meringa alla nocciola) e le due, ripeto due, pagine dedicate alla selezione di oli.

Un’esperienza quasi mistica che vorremmo non finisse mai, ma la coscienza ci richiama all’ordine ricordando la necessità di arricchire anche dal punto di vista culturale il nostro viaggio. Passiamo quindi in rassegna la Chiesa di Santa Maria della Lizza, al cui interno sono conservati affreschi risalenti a epoche diverse e che possono essere raggruppati in tre fasi principali, comprese tra il X e il XVI secolo; la Chiesa della Madonna Addolorata, dalla pianta a croce greca, e Palazzo Tafuri, dimora signorile del XVIII secolo. All’esterno mostra una lunga balconata con al centro un grande portone su cui troneggia il simbolo della famiglia Tafuri, all’interno le stanze mostrano coperture a volta sempre differenti tra loro ed anche un tetto a croce di Malta, e oggi la struttura è l’elegante sede del Museo Civico Messapico. Soddisfatta la nostra anima culturale, prima di ripartire ci fermiamo alla Pasticceria Lucia di cui ci è stata tanto decantata la bontà del pasticciotto e la prova d’assaggio conferma quanto ci hanno raccontato le persone del luogo.

Il viaggio di ritorno offre il panorama di una Puglia insolita, quella dell’entroterra proteso verso il mare, caratterizzata dalla sinergia tra le cromie del verde alla nostra sinistra, e quelle del blu alla destra. Poiché i cavalli di razza si vedono sulle lunghe distanze, non ci accontentiamo di tornare a casa, ma si opta per un’ultima tappa prima di riabbracciare la terra di Trulli. Sulla nostra strada c’è infatti, a San Pietro Vernotico, la Masseria Torleanzi: non avendo tempo di provare il Wine Realis, ci lanciamo nella degustazione del Negroamaro Rosè prima, dalle piacevoli note fruttate, e del Susumaniello, vitigno dalle interessanti peculiarità che questa volta richiamano ciliegia nera, caffè e tabacco. La degna conclusione di una piacevole scampagnata alla scoperta della Puglia Salentina.

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Luca Sessa

Classe 1975, napoletano di nascita, romano d’adozione. Laureato in statistica, giornalista, presentatore e critico enogastronomico, collabora con varie testate nazionali e con alcune guide di riferimento del panorama nazionale.

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