Alle problematiche della siccità si aggiunge l’incuria dell’uomo che lascia degradare le reti idriche. Cambia anche la geografia dei raccolti agricoli, come la frutta
di Paolo Caruso
Gli effetti dei cambiamenti climatici si stanno riverberando su tutte le attività umane, ma forse si manifestano in modo più eclatante in agricoltura. Temperature medie elevate e periodi di siccità prolungati stanno ribaltando secoli di conoscenze, tradizioni e pratiche agricole, financo a tradursi in uno slittamento delle longitudini delle colture.
In Sicilia avanza il deserto e le aziende agricole, dove possibile, stanno sostituendo gli agrumeti con impianti di frutticoltura tropicale, soprattutto mango e avocado. Addirittura si stanno sperimentando le prime coltivazioni di caffè e banane. Ma anche al nord le questioni non sono certo dissimili: nella zona delle Prealpi lombarde vengono coltivati uliveti, mentre nel resto d’Europa, ad esempio, si stanno trasferendo Oltre Manica coltivazioni di vigneti da corposi vini rossi.
Uno dei segnali più tangibili di questo cambio di paradigma in agricoltura si sta palesando proprio in questi giorni in Sicilia dove, con un anticipo di circa 15 giorni, in alcune zone sono iniziate le operazioni di vendemmia a testimonianza di un equilibrio ormai destabilizzato.
Stando a quanto comunicato da Coldiretti, la vendemmia 2024 hanno avuto inizio giovedì 25 luglio in Sicilia; i primi grappoli di uva Chardonnay sono stati raccolti nell’azienda agricola Di Giovanna, in territorio di Contessa Entellina (PA).
La vendemmia 2024 potrebbe protrarsi per un arco di tempo di 4 mesi, rappresentando un caso inedito in Europa. Questa operazione colturale si prevede coinvolgerà 1,3 milioni di lavoratori impegnati nelle vigne, nelle cantine e nella distribuzione commerciale.
La causa principale di questo anticipo è ovviamente imputabile a temperature significativamente elevate e a un periodo di siccità che perdura ormai da troppo tempo. Purtroppo i danni della siccità, specie in Sicilia, sono troppo rilevanti e colpiscono diversi comparti agricoli.
Una situazione determinata non soltanto dalla carenza di precipitazioni, ma anche da un’atavica incuria delle reti idriche esistenti, che perdono più acqua di quanta sia lecito sprecarne anche in condizioni di presenza di riserve idriche in eccesso.
Per dare la misura di quanto sta accadendo basta far riferimento al lago di Lentini, un comune a metà strada tra Catania e Siracusa, che attualmente si trova al massimo livello di riserve idriche, ma impossibili da utilizzare a causa del mancato funzionamento delle pompe di sollevamento, che non si riescono a riparare dal mese di maggio: una situazione pirandelliana.
Se proprio dobbiamo trovare un aspetto positivo di queste condizioni climatiche asciutte lo possiamo rinvenire nella riduzione significativa del rischio peronospora, che nel 2023 aveva provocato in Italia un calo della produzione di vino quantificato in 11 milioni di ettolitri. Questa buona notizia ha di riflesso determinato una ottima qualità delle uve per l’annata in corso. Non vorremmo però che questa informazione venga utilizzata da chi guida l’amministrazione della cosa pubblica per prolungare lo status quo della situazione idrica in Sicilia: sarebbe un peccato mortale.
Anzi questa situazione siciliana deve servire da monito per il resto d’Italia: tutti i modelli matematici e le ricerche scientifiche di settore avvertono che questo stato dell’arte riguarderà, più o meno velocemente, altre regioni dello stivale.
Sarebbe delittuoso farsi trovare impreparati.
Paolo Caruso
Creatore del progetto di comunicazione "Foodiverso" (Instagram, LinkedIn, Facebook), Paolo Caruso è agronomo, consulente per il "Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente" dell'Università di Catania e consulente di numerose aziende agroalimentari. È considerato uno dei maggiori esperti di agrobiodiversità