Buonenotizie.it- 29 settembre
Gli appuntamenti con il vino e la vendemmia tra i Borghi, ma non solo Un’occasione imperdibile per gli appassionati di vino, per vivere la festa della vendemmia anche a ottobre, è Cantine Aperte in Vendemmia 2024. Gli imperdibili eventi enogastronomici organizzati dal Movimento Turismo del Vino, permettono di conoscere e apprezzare i territori dell’enologia nazionale. A ottobre, inoltre, le eccellenze enogastronomiche entrano tra i borghi più belli d’Italia con gli itinerari di Borgo diVino 2024. In programma viaggi gustosi tra degustazioni, percorsi formativi ed esperienze diffuse. Con una serie di iniziative dedicate all’enogastronomia e alla cultura del territorio torna, il 6 ottobre, a Rosignano Monferrato (AL), la 29ª edizione di Vendemmia in Arte 2024. Il programma, oltre a offrire appuntamenti per tutte le età, è arricchito dalla Caccia ai Tesori Arancioni, l’evento del TCI nei borghi aderenti certificati Bandiera Arancione. Dal 5 al 13 ottobre si terrà il Milano Wine Week 2024, la settimana milanese che fa vivere il vino con esperienze inedite e segue i cambiamenti del settore trainante del Made in Italy. Dall’altra parte dello Stivale, dal 25 al 27 ottobre, torna la 5ª edizione di Puglia Wine Festival 2024-Festa del Vino e dei Sapori d’Autunno. L’evento, tra le vie di Rutigliano (BA), sarà dedicato ai vini pugliesi, alle tipicità gastronomiche, alla musica popolare, ma anche alla scoperta delle bellezze artistiche e monumentali del luogo con percorsi artistici. All’insegna di uno dei vitigni più famosi e versatili al mondo, utilizzato nella capitale storica dell’Oltrepò Pavese, si terrà, dal 5 al 7 ottobre, a Voghera (PV), 50 Sfumature di Pinot Noir 2024. Per gli amanti delle bollicine d’Oltralpe, invece, a Modena, il 20 e 21 ottobre, ci sarà Modena Champagne Experience 2024. Un’occasione unica in Italia per degustare centinaia di champagne e partecipare a masterclass organizzate direttamente dalle maisons.
L'Italia a Tavola- 28 settembre
Il pensiero a tutto tondo di Federico Gordini, presidente di Milano Wine Week. Nel capoluogo lombardo si assiste a un ritorno della tradizione con l’apertura di numerose vinerie e bar à vin, a discapito dei cocktail bar. Selezioni di vini verticali, attenzione ai vini naturali e prezzi accessibili caratterizzano questa nuova tendenza. L’assist ci viene fornito da una tendenza di mercato che sembra abbia solide radici. A Milano, la “Milano da bere”, si sta riscontrando un’impennata di aperture di vinerie-bottiglierie, bar à vin se vogliamo fare i raffinati. A scapito dei cocktail bar, presenti in abbondanza, ma senza vento in poppa. E siamo nella capitale, da sempre, dell’aperitivo, meglio, del pre e after dinner. Parlando in soldoni, la formula osteria con un’architettura di vini alla mescita con gastronomia veloce sembra stia prendendo di nuovo piede, con una veste più soft rispetto ai “trani” di un tempo. Vino, piccola cucina e un ambiente informale è il nuovo tracciato che si sta impostando in città? Per analizzare questa deriva, ma non solo, abbiamo incontrato il professionista che per quanto riguarda il binomio vino-Milano è davvero un’autorità. Federico Gordini, deus ex machina della Milano Wine Week, il 5 ottobre darà il via alla settima edizione
GDA press- 27 settembre
Masterclass, banchi d’assaggio, incontri BtoB. E per il pubblico, party, eventi diffusi in città e walk-around tasting. Nove giorni dove mettere al centro una nuova generazione di appassionati con iniziative dedicate e un linguaggio inclusivo A Palazzo Cordusio presentata la manifestazione: – In un anno di grandi cambiamenti che attraversano la produzione, i mercati e le abitudini di consumo, sono tante le risposte di cui ha estrema urgenza il settore vitivinicolo. Con Milano Wine Week 2024 (MWW24) sul vino soffia il vento della rivoluzione. Giunta alla settima edizione, MWW 2024 con il suo format ricco di novità si pone l’obiettivo di rinnovare un mondo spesso confinato nella tradizione.
Cucine d'Italia- 26 settembre
In un anno di grandi cambiamenti che attraversano la produzione, i mercati e le abitudini di consumo, sono tante le risposte di cui ha estrema urgenza il settore vitivinicolo: con Milano Wine Week 2024 sul vino soffia il vento della rivoluzione. Giunta alla settima edizione, MWW 2024 con il suo format ricco di novità si pone l’obiettivo di rinnovare un mondo spesso confinato nella tradizione. Dal 5 al 13 ottobre si accendono i riflettori su un palinsesto ricco di eventi innovativi e di attività coinvolgenti – per un’esperienza immersiva senza eguali – rivolto, non solo ai professionisti più qualificati e agli immancabili wine lover, ma quest’anno con un particolare focus sulle nuove generazioni di consumatori. Un evento che si snoda nei quartieri e nelle location della città di Milano, punto di riferimento per l’innovazione, la comunicazione e l’ospitalità. La settima edizione, infatti, cade in un momento di grande trasformazione per il settore in cui le nuove generazioni sembrano allontanarsi dal vino in favore di bevande più contemporanee e accessibili. «Se il futuro del vino dipende dalla capacità del settore di adattarsi e coinvolgere una nuova generazione di appassionati, è ora che l’industria del vino adotti strategie mirate per stimolare l’interesse delle nuove generazioni – spiega Federico Gordini, Presidente di Milano Wine Week e founder di MWW Group. – Le sfide che il settore deve affrontare sono molteplici e spaziano dalle risposte ai cambiamenti climatici, alla necessità di avvicinare le nuove generazioni di consumatori, i quali mostrano una crescente distanza dalle tradizionali modalità di comunicazione del mondo vinicolo, fino all’esigenza non più differibile di investire nella formazione del personale del mondo della ristorazione e dell’ospitalità. È in questo scenario di trasformazione che si inserisce la settima edizione di Milano Wine Week . Il nostro lavoro insieme a quello dei nostri partner si è focalizzato su questi temi, trasformandoli nelle fondamenta su cui abbiamo costruito le principali novità della manifestazione».
Ottiche Parallele Magazine- 25 settembre
L’agenda ufficiale della settima edizione di Milano Wine Week è stata presentata nei giorni scorsi presso Palazzo Cordusio, alla presenza del padrone di casa Federico Gordini, presidente di MWW Group. In un anno di grandi cambiamenti che attraversano la produzione, i mercati e le abitudini di consumo, sono tante le risposte di cui ha estrema urgenza il settore vitivinicolo. Con Milano Wine Week 2024 (MWW24) sul vino soffia il vento della rivoluzione. Giunta alla settima edizione, MWW 2024 con il suo format ricco di novità si pone l’obiettivo di rinnovare un mondo spesso confinato nella tradizione.
Ristoranti di Bargiornale - 25 settembre
In un anno di grandi cambiamenti che attraversano la produzione, i mercati e le abitudini di consumo, sono tante le risposte di cui ha estrema urgenza il settore vitivinicolo. Con Milano Wine Week 2024 (MWW24) sul vino soffia il vento della rivoluzione. Giunta alla settima edizione, MWW 2024 si pone l’obiettivo di rinnovare un mondo spesso confinato nella tradizione. Dal 5 al 13 ottobre si accendono i riflettori su un palinsesto ricco di eventi innovativi e di attività coinvolgenti – per un’esperienza immersiva senza eguali – rivolto, non solo ai professionisti più qualificati e agli immancabili wine lover, ma quest’anno con un particolare focus sulle nuove generazioni di consumatori. Un evento che si snoda nei quartieri e nelle location della città di Milano, punto di riferimento per l’innovazione, la comunicazione e l’ospitalità. La settima edizione, infatti, cade in un momento di grande trasformazione per il settore in cui le nuove generazioni sembrano allontanarsi dal vino in favore di bevande più contemporanee e accessibili.
Comunicato AIAB - Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica - 24 settembre
Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica Il vino biologico non è una truffa ma la punta avanzata della viticoltura europea. Leggiamo l’articolo del Gambero Rosso che riporta le posizioni che il prof. Moio avrebbe espresso in occasione degli Etna Days e il primo dubbio è” ma davvero il presidente di OIV, nonché uomo di scienza e vignaiolo egli stesso può aver detto questo?” Riteniamo, infatti, il profilo scientifico del professor Moio tale per cui sia inverosimile possa affermare che il biologico non abbia fondamento scientifico. In secondo luogo, la responsabilità che comporta il ruolo istituzionale di presidente OIV ci sembra così importante da non potergli consentire di entrare irresponsabilmente a gamba tesa contro un settore genuinamente Europeo (infatti la maggior parte del vigneto bio mondiale è in Europa) e molto italiano (infatti più del 20% della SAU viticola italiana è gestita con il metodo biologico). Infine, essendo egli medesimo un vignaiolo, ci pare difficile non abbia ben presente le vere sfide poste dal cambiamento climatico. Noi a Castiglione di Sicilia non c’eravamo, quindi ci terremo il dubbio e diremo la nostra solo sui contenuti dell’articolo, poi chi sia l’ispiratore o l’autore poco conta. La viticoltura biologica non ha basi scientifiche? È vero proprio il contrario, non solo il biologico ha ripreso e messo in uso il lavoro scientifico sull’agronomia che molta viticoltura convenzionale ha totalmente dimenticato, ma ormai da 30 anni ci sono fior fiore di ricercatori in tutti i paesi europei che dedicano competenza alla viticoltura biologica. La cosa complessa ma fondamentale, ed essenziale da comprendere quando si parla di biologico, è che il metodo bio è una strategia che mette assieme pedologia, scienze del suolo, entomologia, genetica, patologia, fisiologia vegetale e tanta agronomia. Fare biologico richiede sicuramente più competenze, ma non ci pare affatto un fattore negativo, bensì il miglior modo per qualificare il lavoro in vigna e in cantina e riconoscere le professionalità di viticoltori e cantinieri. Il biologico non permette di esprimere tipicità? Anche qui è vero proprio il contrario, rispettare il suolo, privilegiare il lavoro dell’apparato radicale, non usare “scorciatoie chimiche” e scegliere il materiale genetico più adatto è l’unico modo per ottenere uve che racchiudono il meglio delle caratteristiche del luogo. Uve che, arrivate in cantina, sono solo “monitorate” e in caso “guidate” durante le fermentazioni, producono vini genuinamente territoriali ed in grado di dare valore alle capacità dei vignaioli. Come diceva uno storico agronomo bio “il terroir non si compera in sacchi” ma si coltiva con competenza, fatica e tanto rispetto del suolo e degli ecosistemi. Il cambiamento climatico non consentirà più di fare vino biologico? Il cambiamento climatico è la spada di Damocle sulla vita di tutti noi. Ma rimanendo sulla viticoltura, il lavoro sul suolo e sull’agro-eco-sistema che caratterizza il metodo biologico risulta strategico per aumentare la resilienza, la capacità di adattamento dei vigneti ad un clima imprevedibile che ogni anno è diverso dal precedente, con l’unica costante degli eventi estremi, siano essi siccità o forti precipitazioni o grandine o ritorni di freddo o tornadi o picchi di calore. Il cambiamento climatico sta comportando anche la presenza di nuovi patogeni e parassiti e la maggiore problematicità di alcuni vecchi patogeni, come la peronospora nelle annate piovose. Per affrontare vecchi e nuovi patogeni e parassiti il biologico non usa solo rame e zolfo ma fa un lavoro agronomico di prevenzione e usa un insieme di prodotti e tecniche per la difesa. Come anticipato: il biologico richiede maggiori competenze e spesso più lavoro di precisione, ma di nuovo non ci pare questo un aspetto negativo ma qualificante. Tanto per rimanere sul tema: negli ultimi due anni diverse zone viticole hanno dovuto affrontare situazioni meteorologiche difficili, soprattutto per la gestione della peronospora. Voci riportano che il biologico sia stato in particolare difficoltà, ma ciò non corrisponde alla realtà: nelle zone vocate, dove le viti sono state allevate nel rispetto dell’agronomia e della fisiologia (il che significa anche non spinte oltre produttività tali da compromettere l’equilibrio delle piante) e con la dovuta competenza e tecnologia, il biologico si è difeso bene. Quanto appena scritto evidenzia come il biologico non sia affatto tecnofobico come talvolta descritto. Usiamo ben volentieri la tecnologia e tutta l’innovazione disponibile e molto spesso i vignaioli biologici partecipano alle attività di ricerca in prima persona, come nei diversi progetti di ricerca che negli anni AIAB ha gestito e su cui ora è anche attiva la fondazione per la ricerca creata da AIAB, ovvero FIRAB, tra i quali c’è proprio un recentissimo progetto europeo su agricoltura biologica e cambiamento climatico, con specifico focus sulla viticoltura, di cui si può leggere qui oppure qui. In sintesi, se si rispettano vocazionalità dei territori, si effettua una scelta del materiale vegetale più opportuno (come portinnesto e come varietà, ma laddove possibile anche con il franco di piede), si conosce bene il territorio e le tante scienze necessarie a fare agricoltura, si usa la tecnologia più appropriata, il biologico non solo è possibile, ma è la scelta che garantiche maggior resilienza verso il cambiamento climatico e migliore identità e caratterizzazione del vino. Un’ultima battuta sulle zone non vocate alla viticoltura: come giustamente dice Mazzilli, laddove non si riesce a fare viticoltura biologica forse non è proprio il caso di fare viticoltura! Però le zone vocate stanno mutando con il clima, questo è un fattore di cui tener conto. Con le caratteristiche climatiche cambia il comportamento delle viti, cosa che ci porta a sottolineare la necessità di portinnesti e varietà in grado di adattarsi. Ma ci servono materiali genetici evoluti nei diversi luoghi, quindi non poche varietà che vanno bene ovunque ma tante varietà che “parlano” e “si trovano bene” nei diversi luoghi. Per far questo non ci servono le TEA ma recuperare le varietà locali facendo ripartire la loro co-evoluzione con i vignaioli, senza pregiudizi verso altre varietà, ottenute con genetica classica, che presentino caratteristiche di tolleranza verso i patogeni, i parassiti e gli eventi climatici più difficili. La vera sfida ora è riportare i vigneti alla longevità. Ricerca, conoscenza e tecnologia accompagnano chi produce il vino bio anche in cantina. Concordiamo che i difetti non vadano spacciati per terroir, però riteniamo che chi sta producendo vini naturali con competenza sia l’avanguardia di un certo tipo di enologia, che ben si sposa con il biologico e che può contribuire a diversificare le tipologie di viticoltori, vignaioli e vini, la vera ricchezza del mondo del vino europeo. In chiusura ci preme ritornare sul tema della conoscenza, e siamo certi il prof. Moio concorderà con noi: abbiamo bisogno di ricerca di sistema e di lungo periodo sulla viticoltura biologica (ma i cui risultati andranno poi a beneficio di tutta la viticoltura), così come su tutta l’agricoltura e l’allevamento biologico. Il biologico deve continuare ad evolversi e migliorarsi per farlo serve conoscenza. E allora guardiamo a quali sono le vere trappole: da un lato la burocrazia che oltre a soverchiare i produttori biologici ha ingabbiato per 4 anni i fondi per la ricerca in biologico del MIPAAF, ora MASAF. Tra i progetti per l’innovazione vintage (dopo 4 anni si può ancora considerare innovazione?) bloccati al Ministero ce ne sono anche diversi proprio sulla viticoltura! Altra terribile e reale trappola è la comunicazione, qui concordiamo con Moio, che invece di dare informazione attizza conflitti per “vendere copie” e si asserve all’oscurantismo, motivato da interessi tutt’altro che scientifici o agricoli: non è che dopo aver attaccato immotivatamente il biodinamico, ora si vuole affondare i denti sul biologico per preparare il terreno al ritorno trionfante della chimica e allo sdoganamento degli OGM cosiddetti nuovi? Chiediamoci chi ne trae beneficio.
L'Italia a Tavola- 22 settembre
Presentando la settima edizione di Milano Wine Week, che si terrà dal 5 al 13 ottobre - Federico Gordini, presidente di Milano Wine Week e fondatore di MWW Group, ha affrontato subito quelle che sono ritenute le problematiche del mondo del vino, che andrebbero esaminate attentamente perché le sfide che il settore deve affrontare sono molto, partendo dalla necessità di avvicinare le nuove generazioni al vino. Ecco perché la distanza a livello comunicativo tra mondo del vino e consumatori giovani richiede intanto un confronto serio con gli altri mondi del beverage più che parlare di concorrenza. Poi c'è il tema della sala, un mestiere che andrebbe valorizzato per non mettere a rischio tutto il mondo dell'ospitalità. Senza trascurare i grandi cambiamenti come, per esempio, quello climatico che è una sfida non più derogabile.
Mixer Planet- 22 settembre
Si svolgerà dal 5 al 13 ottobre la settima edizione della Milano Wine Week, kermesse rivolta non più solo ai professionisti e ai wine lover, ma anche alle nuove generazioni di consumatori che, in questo particolare momento storico, sembrano allontanarsi dal vino in favore di bevande più contemporanee e accessibili. «Il futuro del vino dipende dalla capacità del settore di adattarsi e coinvolgere una nuova generazione di appassionati, è ora quindi che l'industria adotti strategie mirate per stimolare l'interesse delle nuove generazioni - spiega Federico Gordini, presidente di Milano Wine Week e founder di MWW Group -. Le sfide che il settore deve affrontare sono molteplici e spaziano dalle risposte ai cambiamenti climatici alla necessità di avvicinare le nuove generazioni di consumatori, i quali mostrano una crescente distanza dalle tradizionali modalità di comunicazione del mondo vinicolo, fino all’esigenza di investire nella formazione del personale del mondo della ristorazione e dell’ospitalità».
Il Giorno- 20 settembre
Si terrà dal 5 al 13 ottobre la ‘Milano Wine Week 2024"’ (MWW24), settima edizione della manifestazione dedicata al vino e rivolta tanto ai professionisti del settore quanto ai wine lover, che si snoda in diverse location e quartieri del capoluogo lombardo. Il programma degli eventi è stato presentato oggi nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Cordusio, a cui hanno partecipato il presidente di MWW e founder di MWW Group, Federico Gordini, Alessandra Grendele (Carrefour Italia), Maurizio Zanella (Consorzio Franciacorta), Alessandro Rossi (Partesa), Paolo Porfidio ("Guida Wine List Italia"), Omar Bertoni (LifeGate Way), Francesca Seralvo (Consorzio Vini Oltrepò Pavese) e Alessandro Misani (Melia Hotels International).
Ansa- 20 settembre
Si svolgerà dal 5 al 13 ottobre la settima edizione della Milano Wine Week con un palinsesto di eventi per professionisti e semplici appassionati, anche giovani. E' soprattutto guardando ai giovani che la Enoteca Milano Wine Week si troverà ai Dazi dell'Arco della Pace, in una delle principali zone della Movida con un'area di degustazione interattiva e tecnologica e un calendario di iniziative pensate per avvicinare anche i consumatori meno esperti al mondo del vino.
La Repubblica - 19 settembre
Incisività e non esclusività. Parte da Milano un nuovo racconto attorno al mondo del vino. Un racconto che si rivolge direttamente ai giovani. Raggiungere il pubblico della Gen Z è il primo obiettivo della Milano Wine Week che si svolgerà in vari punti della città dal 5 al 13 ottobre. Lo ha detto Federico Gordini, presidente di Milano Wine Week e founder di MWW Group. “Se il futuro del vino - ha detto - dipende dalla capacità del settore di adattarsi e coinvolgere una schiera di appassionati, è ora che l'industria del vino adotti strategie mirate per stimolare l'interesse delle nuove generazioni, che mostrano una crescente distanza dalle tradizionali modalità di comunicazione del mondo vinicolo. Noi faremo la nostra parte".
Leggo - 18 settembre
Giovani e alcol, un tema che allarma e sotto vari profili. Sono cambiate le abitudini e, spesso, ci sono troppi eccessi. Torna la «Milano da bere» ed è il vino vuole riprendersi il centro della scena. Dal 5 al 13 ottobre il capoluogo lombardo torna a ospitare la Wine Week. Le sfide principali della settima edizione? «Rispondere alle domande che il mondo del vino si pone, soprattutto in relazione ai cambiamenti climatici, alla formazione del personale nell'ospitalità e al rapporto con i giovani, che scelgono sempre di più altre bevande», spiega all'Adnkronos Federico Gordini, presidente di Milano Wine Week e founder di Mww Group.
Il Giorno - 15 settembre
Vino e salute, un binomio impossibile o ci sono attenuanti? Il verdetto è atteso per la sera di mercoledì 18 settembre e lo pronuncerà il magistrato Nunzia Gatto, già avvocato generale della procura di Milano, che ha ricevuto da Fabio Roia, presidente del tribunale di Milano, l'incarico di presiedere un 'Processo al vino'. Si celebrerà mercoledì prossimo nel capoluogo lombardo, nella Sala Orlando del Centro congressi Confcommercio di corso Venezia 47, con tanto di arringhe e testimonianze di medici, avvocati, magistrati, difensori e accusatori della bevanda. L'evento, organizzato dall'Ordine dei medici di Milano, è aperto al pubblico. L'accesso per i cittadini è libero, previa registrazione sul posto fino a esaurimento posti, mentre i medici devono registrarsi attraverso il portale dell'Omceo meneghino.
Teatro Naturale - 12 settembre
Hispana, Senicio e gli altri quattro abitanti (due uomini e due donne, i cui nomi sono sconosciuti) di una tomba romana a Carmona, scoperta nel 2019, probabilmente non avrebbero mai immaginato che quello che per loro era un rituale funerario avrebbe finito per essere epocale 2.000 anni dopo, per un motivo completamente diverso. Come parte di quel rituale, i resti scheletrici di uno degli uomini furono immersi in un liquido all'interno di un'urna funeraria di vetro. Questo liquido, che nel tempo ha acquisito una tonalità rossastra, si è conservato a partire dal I secolo d.C. e un'équipe del Dipartimento di Chimica Organica dell'Università di Cordoba, guidata dal professor José Rafael Ruiz Arrebola, in collaborazione con il Comune di Carmona, lo ha identificato come il più antico vino mai scoperto, superando così la bottiglia di vino di Speyer, scoperta nel 1867 e datata al IV secolo d.C., conservata nel Museo Storico di Pfalz (Germania).
Wine News - 9 settembre
L’estate sta finendo, e con lei, come ogni anno, rimarranno sullo sfondo, tra le tante cose, le polemiche, accesissime, sul tema delle concessioni delle spiagge, che fanno parte del patrimonio pubblico, ai gestori degli stabilimenti balneari, che, secondo molti, pagano troppo poco per quello che guadagnano utilizzando anche una risorsa che è dello Stato, e quindi della collettività, oltre a strutture, materiali, e servizi di loro proprietà. Ma proprio, ieri, il Governo, dopo le trattative con l’Unione Europea, ha prorogato l’attuale regime di concessione a settembre 2027 - inserito nel Decreto infrazioni approvato dal CdM - con le gare di appalto che dovranno essere bandite entro il giugno precedente e chi subentra dovrà pagare un indennizzo a chi lascia e assicurare la continuità occupazionale dei lavoratori. Ma se l’estate è il tempo soprattutto della vacanza al mare, non di meno città d’arte e piccoli borghi, spesso legati al vino e all’enoturismo, sono presi ugualmente d’assalto. E, soprattutto dopo la pandemia, le loro “spiagge urbane”, per fare un parallelismo, ovvero piazze, vie, vicoli, larghi e corsi vari, sono occupate non da ombrelloni e lettini, ma da tavoli e sedie di bar e ristoranti che, così, aumentano di molto la loro superficie operativa, e di conseguenza gli incassi, ovviamente, pagando, in molti casi, poco o nulla, relativamente all’occupazione del suolo pubblico (che, peraltro, ormai in molti luoghi, grazie a spazi coperti come loggiati o portici, e ad un clima sempre più caldo, anche in inverno, si protrae ben oltre i mesi estivi, ndr) rispetto al guadagno che ne viene ricavato.
LinkedIn- Sébastien Poulin - 7 settembre
Come possiamo raffreddare le nostre città? Le estati sempre più calde stanno trasformando le nostre città in veri e propri forni. Traffico, edifici in cemento e la mancanza di verde contribuiscono a far salire le temperature, rendendo le strade invivibili. Ma cosa possiamo fare per rendere le nostre città più fresche e sostenibili? 🌳 Piantare più alberi e creare spazi verdi: Gli alberi forniscono ombra, riducono il calore e migliorano la qualità dell'aria. Anche piccoli parchi urbani possono fare una grande differenza. 🌬️ Superfici riflettenti e tetti verdi: Sostituire le superfici scure con materiali riflettenti o installare tetti verdi riduce l'assorbimento del calore. 🚴 Ridurre il traffico automobilistico: Più piste ciclabili e zone pedonali non solo riducono il calore ma anche l'inquinamento acustico. 🚰 Acqua nelle città: Fontane, specchi d’acqua e sistemi di nebulizzazione possono aiutare a rinfrescare l’aria. 🏢 Design urbano innovativo: L'architettura bioclimatica e l'uso di materiali sostenibili sono fondamentali per costruire città che resistano alle ondate di calore. Qualche soluzione per raffreddare le nostre città? 🌳 Aumentare del 10% la copertura arborea urbana potrebbe ridurre i costi di riscaldamento e raffrescamento degli edifici tra il 5% e il 10%. 🌳 I tetti verdi possono abbattere il consumo di energia fino al 75%, contribuendo a creare ambienti più freschi e sostenibili. 🌳 Gli spazi verdi urbani hanno la capacità di abbassare la temperatura della città fino a 5°C, migliorando il benessere negli spazi di lavoro e nelle abitazioni. 🌳 Entro il 2050, si prevede che il 68% della popolazione mondiale vivrà in aree urbane. Le tecnologie smart city potrebbero ridurre le emissioni di gas serra fino al 15%. Le città devono diventare più verdi, più intelligenti e più resilienti. Non si tratta solo di comfort: è una questione di benessere e di salute pubblica. È il momento di ripensare il nostro modo di vivere gli spazi urbani. Conosci altre dati sulla temperatura delle nostre città?
Great Italia Food Trade - 4 settembre
La FNSEA, la principale confederazione agricola francese, si schiera al fianco di Coldiretti in una battaglia che coinvolge il futuro della viticoltura europea. Tra i principali temi al centro dell'attenzione vi è l'introduzione di nuovi OGM e, soprattutto, il piano di sradicamento definitivo dei vigneti senza sbocchi commerciali, previsto per il post-vendemmia 2024. Con un budget di 150 milioni di euro, il governo francese e i professionisti del settore puntano a ridurre drasticamente la superficie vitata, un processo che potrebbe coinvolgere fino a 100.000 ettari nei prossimi anni.
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Navigando-ottobre 2024
Harpers Bazaar- 2 ottobre Con l’arrivo dell’autunno, Milano si veste di vino e lusso, diventando protagonista di due degli eventi enologici più attesi dell’anno: dal
Navigando-settembre 2024
Buonenotizie.it- 29 settembre Gli appuntamenti con il vino e la vendemmia tra i Borghi, ma non solo Un’occasione imperdibile per gli appassionati di vino, per
Navigando-agosto 2024
Botte Scolma – Comunicato stampa A Botte Scolma, ma a passione piena. Un appuntamento unico per celebrare degnamente la Malvasia, il vitigno re della Planargia.
Navigando-luglio 2024
Aska News- 30 luglio “Il 2024 è iniziato allo stesso modo del 2023, con un calo generalizzato dei volumi in quasi tutti i principali mercati,
Navigando-giugno 2024
Decanter- 30 giugno Newly released results for the Decanter World Wine Awards (DWWA) 2024 include 117 coveted Platinum medals, representing just 0.64% of all wines
Navigando-Aprile 2024
LinkedIn – Foodiverso di Paolo Caruso- 30 aprile Tempo fa sulle televisioni italiane andava in onda uno spot della Regione Siciliana che aveva come tema: