Inaugurata la nuova cantina iniziata nel 2015. “La progettazione e la realizzazione è stata così considerata: come un organismo in continua evoluzione, passo dopo passo”.
di Giovanna Romeo
Cantine Lunae è il luogo in cui ogni giorno si celebra il futuro. Un futuro pregno di ambizione di una famiglia di viticoltori che da cinque generazioni lavora per il proprio territorio e il cui attuale successo è il frutto di un percorso in cui la natura, la terra e il vino hanno trovato una straordinaria sinergia. Sessant’anni di storia, e un’architettura produttiva tesa alla massima qualità in un contesto fatto di uomini: una comunità contadina che diviene famiglia sempre in ascolto dei ritmi della natura in un dialogo costante con la terra. La storia di Lunae è la storia della famiglia Bosoni, pioniera del lavoro sui vitigni tradizionali (Albarola, Vermentino Nero, Pollera) che ha saputo con grande caparbietà imporsi nella valorizzazione del Vermentino Colli di Luni. Il valore della viticoltura si celebra su sessantacinque ettari di proprietà particolarmente vocati, di cui trenta condotti in biologico, cento conferitori e una varietà di appezzamenti dislocati su suoli e sottosuoli di differente origine e altimetrie che permettono di sposare il linguaggio della freschezza e della longevità. Oltre 40 parcelle di vigneto, la proprietà è molto frazionata, punteggiano il territorio in ordine sparso, piantate con coraggio su lingue di terra, collegate uno all’altro in una ragnatela di scorciatoie e incroci invisibili. “Queste strade sono state consumate da generazioni di contadini e anche dai miei nonni” racconta Diego Bosoni, che con i genitori e la sorella Debora gestisce l’azienda “e continuano ad essere consumate da noi oggi che le percorriamo costantemente nella gestione quotidiana dei vigneti.” E oggi, per molti, il Vermentino dei Colli di Luni è Lvnae, la cui bravura è stata proprio la lungimiranza nel declinarlo in vini capaci di leggere le sfumature dei suoli e interpretare le potenzialità del tempo. L’Etichetta Grigia nasce su zone pedecollinari, l’Etichetta Nera è sinonimo di armonia, pienezza, mediterraneità, Cavagino è invece il primo cru di Vermentino. Numero Chiuso è il vinto di punta, 2600 bottiglie ottenute da una selezione delle migliori uve di due storici vigneti, la celebrazione di un progetto divenuto imprenditoriale che guarda a un nuovo e moderno pensiero di produzione.
“La volontà di guardare avanti, seguendo i nostri valori e le nostre visioni traendo ispirazione da quello che ci insegna il lavoro, e il dialogo con la natura: piantare una vite sapendo che solo dopo vari anni si riusciranno ad ottenere i veri frutti”, afferma Diego Bosoni, l’anima del nuovo progetto di cantina che Lunae ha inaugurato proprio in questi giorni. Una cantina che è un percorso tra vino, design e pensiero, voluta per sottolineare il rapporto tra terra e uomo. La nuova cantina sorge a poche centinaia di metri da Ca’ Lunae, il luogo in cui tutto si concentra e in cui è presente oltre al museo del vino, l’antica liquoreria Ligure Essentiae. Affacciata sul Mar Ligure e protetta dalle Alpi Apuane, alle pendici collinari dei borghi di Castelnuovo Magra, Ortonuovo e Nicola, è funzionale e pienamente integrata nel territorio e nel contesto, adiacente a luoghi storici come gli scavi dell’anfiteatro romano di Luni. Il progetto risale al 2010 quando la necessità di ampie aree di lavoro diviene un’esigenza e dunque la priorità. Si avverte il bisogno di un nuovo spazio, non per aumentare la produzione (oggi Cantine Lunae produce circa 500 mila bottiglie), ma per accrescere la qualità. Il lavoro ha l’obiettivo di preservare caratteri dei singoli vitigni e delle differenti zone di produzione attraverso vinificazioni attente e rispettose. Il periodo e il modo di affinamento dei vini in cantina sono calibrati e finalizzati ad elevarne ulteriormente il profilo qualitativo con l’intento di preservarne freschezza, armonia, e identità in ogni singola etichetta.
La richiesta è dunque quella di spazi che permettano un ambiente di lavoro più consono alle esigenze, l’uomo e il suo benessere al centro della progettazione interna, oltre a flussi operativi organici, in grado di accogliere tecnologie contemporanee e pratiche enologiche tradizionali, senza tralasciare il lavoro di ricerca, l’esplorazione di nuovi progetti enologici come la realizzazione di uno spumante metodo classico ottenuto dalla vinificazione di due vitigni autoctoni (Albarola e Vermentino). Fondamentale anche un’architettura ad hoc per tutti i vini. Dopo una lunga fase progettuale nel 2015 prendono il via i lavori. Operativa nel 2019 è stata inaugurata il 10 giugno 2023. Il valore della terra, il legame con il luogo e il territorio lo si capisce immediatamente dal contesto in cui è inserito l’edificio, modernissimo ma straordinariamente in sintonia con tutto ciò che lo circonda. La cantina si apre infatti su una serie di filari che raccontano tutte le varietà lavorate da Cantina Lunae, uno spazio aperto ricrea l’adiacente teatro romano. L’area di ricezione delle uve permette di poter avviare alla fermentazione le differenti tipologie di raccolto provenienti dalle differenti zone di produzione. Segue la zona principale di vinificazione costituita da vasche in acciaio a temperatura controllata, dove le fermentazioni si svolgono in maniera attenta e rispettosa.
“Abbiamo realizzato ambienti specifici dedicati all’affinamento in vetro e legno. La bottaia si compone di botti grandi di rovere da 20 e 30 hl, e barrique in funzione delle differenti caratteristiche dei vitigni e dei relativi vini”.
La progettazione è stata realizzata insieme all’amico designer Andrea Del Sere con cui Cantine Lunae collabora da tanti anni. Il linguaggio è molto diverso rispetto all’edificio di Ca’ Lunae; è più contemporaneo per un edificio realizzato ex novo di cui non si voleva realizzare un falso storico. La priorità era impattare il meno possibile su un contesto vivo, con abitazioni e fazzoletti di vigne che si suddividono tra una proprietà e l’altra e fanno da cornice al luogo. “Volevamo una cantina quasi invisibile, completamente interrata, che emergesse solo quanto necessario e ben inclusa nel paesaggio in quanto ricoperta dalla stessa terra prelevata dagli scavi di cantiere. Il tema centrale è sempre quello di celebrare la natura, il verde, la terra, l’elemento portante della nostra vita e del nostro lavoro, quella natura che abbraccia interamente l’edificio resa ancora più tangibile da un’installazione sonora che si muove lungo il tunnel di ingresso e glorifica proprio i suoni della campagna”.
La nuova cantina è quasi un’opera d’arte dove funzionalità ed estetica, spazi lavorativi e design, ambiente e qualità del lavoro si integrano totalmente. Bella e sostenibile, è stata edificata adottando strutture in cemento prefabbricato con tetto in legno lamellare, tamponamento in pannelli di cemento ad alto coefficiente termico per gli edifici principali, un impianto fotovoltaico da 110 kw/h installato in copertura e un impianto geotermico con sonde orizzontali nel piano interrato. Un manto verde ricopre il fronte della nuova cantina e, infine, vasche recuperano dell’acqua piovana. Utile è il termine più appropriato che non vuole essere la linea di confine che separa l’universo artistico dal mondo concreto. “Abbiamo flirtato con l’arte senza dimenticare la tecnica, coniugando l’artigianalità alla sfera intellettuale attraverso i dettagli che compongono il progetto, la ricerca dei diversi materiali strutturali e di finitura, siano essi stati forniti da produzioni industriali o realizzati sul luogo da artigiani specializzati. Abbiamo pensato per simboli significanti, funzioni fatte forma, scrigni di segni, contenitori filosofici che potessero comunicare arte, coscienza e conoscenza. Equilibri visivi tra linee, volumi, materie e colori, un ritmo che è rapporto armonico, che è vibrazione” chiosa Diego Bosoni.