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La straordinaria storia di Amna, sceicca della terra: prima donna araba che si dà all’agricoltura

Tempo di lettura: 3 minuti

Insignita dell’Abu Dhabi Award per aver promosso la sostenibilità ambientale, ha iniziato coltivando frutta e verdura nel suo orto che oggi è diventato un’azienda

di Paolo Caruso

Pochi giorni fa Amna Khalifa Al Qemzi, la prima donna ad intraprendere l’attività agricola negli Emirati Arabi Uniti, è stata insignita dell’”Abu Dhabi Award” – il più prestigioso premio degli Emirati – dal Presidente Sheikh Mohamed bin Zayed, per aver promosso la sostenibilità ambientale e per aver condiviso la sua esperienza con la comunità emiratina.

La storia di Amna è iniziata qualche decennio fa, quando inviò 9 cesti pieni di verdura e frutta coltivata nel suo orto domestico al defunto Sheikh Zayed bin Sultan Al Nahyan, primo presidente e padre fondatore degli Emirati Arabi Uniti. Il sovrano rimase talmente ammirato dall’iniziativa di quella donna che le donò un’azienda agricola, per continuare ed implementare la sua attività.

In quella azienda venivano (e vengono tutt’ora) coltivate oltre 70 varietà di verdura e frutta provenienti da ogni parte del mondo e che in parte ogni mattina prendono la strada della Reggia di Abu Dhabi, come segno tangibile della riconoscenza della donna verso la famiglia reale.

Nel video di presentazione, mostrato in occasione della cerimonia di premiazione, viene raccontata la storia di una donna che già da adolescente aveva per hobby l’agricoltura e che donava al prossimo i prodotti della terra, ma soprattutto gli insegnamenti che potevano consentire di replicare quelle produzioni.

Questa sua predisposizione era già stata notata, molto tempo prima, anche dallo sceicco Shakhbut bin Sultan Al Nahyan, dodicesimo governatore di Abu Dhabi quando ancora non erano stati fondati gli attuali Emirati Arabi Uniti, che apprezzava soprattutto la sua particolare capacità di ottenere frutta e ortaggi non solo nei mesi invernali, ma anche in quelli estivi che a quelle latitudini registrano temperature infernali. L’ammirazione dello sceicco per questa donna fu tale da fargli dichiarare: “la nostra terra è davvero benedetta, poiché lei – Amna – ha provato e ha avuto successo”.

La vincitrice del Premio nel corso degli anni ha raccolto da ogni parte del mondo semi e piante che salvaguarda e tramanda insieme al figlio Khalid nella loro “Mazaara Farm”, vero e proprio gioiello dell’agricoltura biologica, non solo degli Emirati ma di tutto il mondo: una vera e propria oasi di biodiversità e sostenibilità al centro del deserto. Mazaara Farm è un’azienda completamente autosufficiente: la presenza degli animali, l’acquacoltura, l’utilizzo di energie rinnovabili e il riciclo di ogni materiale di scarto, ne fanno un’azienda modello in un Paese ricchissimo di risorse finanziarie, ma che dipende per più del 90% del suo fabbisogno alimentare dalle importazioni.

Oltre a trasmettere la sua passione al figlio, l’anziana donna si dedica a incoraggiare e insegnare le sue buone pratiche agricole alle giovani generazioni emiratine, non solo e non soltanto per procurarsi il cibo, ma come dice la stessa donna, “per la gioia che si prova ogni qual volta si ottiene un raccolto…”.

Nel video di presentazione propedeutico alla premiazione è apparso, tra gli altri, anche Ibrahim Al Hashmi, direttore esecutivo della “Fondazione Culturale Sultan bin Ali Al Owais”, il quale ha descritto Amna come un simbolo di “storia, autenticità, donazione e generosità. È unica. Questa donna dovrebbe essere considerata un modello per le generazioni future per la sua capacità di rompere gli schemi”.

La necessità di rompere gli schemi in una società molto complicata per l’universo femminile, soprattutto fino a qualche anno fa, coniugata a una visione estremamente moderna rispetto alla necessità di preservare l’ambiente e di nutrirsi con cibo sano e autoprodotto, hanno consentito ad Amna, che abbiamo il privilegio di conoscere, di essere un passo avanti rispetto a chi non ha ancora compreso l’indifferibilità di queste scelte.

 

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Paolo Caruso

Creatore del progetto di comunicazione "Foodiverso" (Instagram, LinkedIn, Facebook), Paolo Caruso è agronomo, consulente per il "Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente" dell'Università di Catania e consulente di numerose aziende agroalimentari. È considerato uno dei maggiori esperti di agrobiodiversità

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