Il 17 marzo si festeggia il santo patrono dell’Eire, all’insegna del colore verde. Ecco come sono nati i legami che l’hanno resa una delle celebrazioni più sentite e folkloristiche, per la gioia dei pub
di R. V.
Come gli italiani, anche gli irlandesi sono stati per molti secoli un popolo di viaggiatori, di emigranti. Come gli italiani, sono legati fortemente ai loro riti e alle tradizioni che nel tempo hanno attecchito – nei Paesi che li hanno ospitati – sulle popolazioni autoctone. Così si spiega come la ricorrenza di San Patrizio patrono d’Irlanda, il 17 marzo, sia un motivo di festa collettiva che celebra una sorta di inclusione, per una volta reale data l’inflazione con cui ormai utilizziamo questo vocabolo.
In questo giorno il mondo si veste di verde e beve birra, molta birra. In Irlanda è la bevanda nazionale per produzione secolare e per consumo, dunque nessuna sorpresa che ne scorra a fiumi per celebrare la morte (non la nascita) del santo patrono: scelta non casuale perché consente ai cattolici una deroga alle restrizioni della Quaresima, in fatto di cibo e di alcol.
Ed eccoci al trifoglio, uno stelo che secondo la leggenda San Patrizio avrebbe utilizzato per spiegare la Trinità alla sua gente. E’ anche il logo (insieme a un’arpa, altro simbolo che rappresenta l’isola) della Guinness, una delle birre più famose al mondo: benché il marchio sia di proprietà britannica, la produce storicamente il St. James’s Gate Brewery di Dublino. Inoltre, in numerologia il 3 è ritenuto speciale e fortunato, per cui divenne tradizionale indossare il trifoglio il giorno della festa di San Patrizio, da qui poi l’uso di vestirsi di verde.
Scrive Francesco Garbo su Paesi del Gusto: “La Guinness è quasi una leggenda tra gli amanti della birra questa bevanda. Dal caratteristico colore scuro, che in realtà osservato in controluce è un rosso carico, viene apprezzata in tutto il mondo per la sua consistenza corposa. Tradizionale di questa birra è il modo di spillarla e la sua schiuma ben compatta che non serve solo per l’aspetto estetico, anzi. La sua funzione è indispensabile poiché protegge dall’ossidazione. Il cappello bianco di una birra ben spillata protegge infatti la birra dal contatto diretto con l’aria preservandone al meglio le qualità”.
Cita invece Wikipedia: “Il nome Guinness dei primati deriva dalle birrerie di cui sir Hugh Beaver, inventore del celebre libro, era amministratore delegato; da molti anni il libro e l’industria non sono più associati, tuttavia i nuovi editori hanno deciso di mantenere il nome per consolidare i legami col passato, mentre le birrerie non hanno protestato perché lo hanno visto come un modo vantaggioso di farsi pubblicità senza essere sponsor del libro”.
Riporta infine Irlandando: “In tutta l’Irlanda ci sono centinaia di pozzi che portano il nome di un santo: San Patrizio, Santa Brigida, per esempio, oltre a numerosi santi locali. I pozzi sono da sempre importanti perché fonte di acqua pulita e per questo sono stati spesso associati alla cura, soprattutto degli occhi. In seno alle religioni antiche i pozzi furono spesso ricollegati alle divinità femminili, che li custodivano come fonte di vita e ingresso al cuore della terra. Con l’avvento del Cristianesimo molti pozzi furono cristianizzati e chiamati con nomi di santi. Una storia a sé stante è quella del Pozzo di S. Patrizio, entrato da secoli a far parte dell’immaginario comune come metafora di infinita ricchezza. Da cosa nasce questa immagine? Secondo una leggenda medioevale, il cosiddetto pozzo di san Patrizio era una caverna molto profonda che si trovava su un isolotto del Lough Derg, nell’Irlanda nord-occidentale. Qui San Patrizio era solito ritirarsi in preghiera e si narra che Cristo gli aveva indicato la caverna per far vincere l’incredulità dei fedeli poco convinti a proposito delle pene dell’aldilà: chi fosse riuscito a raggiungerne il fondo, superando una serie infinita di prove, avrebbe ottenuto la remissione dei peccati e l’accesso a un luogo di delizie e infine al Paradiso. L’isola del Lough Derg è meta di moltissimi pellegrini ancora oggi, ma la grotta fu chiusa nel 1457 per ordine di Papa Alessandro VI”.