Rifermentazioni in casa Emilia: nasce il manifesto dei “Custodi del Lambrusco”

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Firmato da 26 produttori usciti dal Consorzio, è un atto collettivo che si scaglia contro la banalizzazione del noto vitigno puntando sulla qualità: “È giunto il momento, perché la maturità delle cantine e la disponibilità dei protagonisti adesso ce lo permettono”

di Nello Gatti

Ne ha visti di cambiamenti la Vitis labrusca, ancorata da millenni a quei terreni che dal Po si alzano fino all’Appennino, ma di questo manifesto che sentenzia con la parola “fine” quel passato fatto di volumi, prezzi abbordabili e semplicità di utilizzo, non si era ancora arrivati fino allo scorso rovente lunedì1aprile.

In quel di Modena, dove Food e Motor Valley devono per forza di cose aprire il sipario a questo evento, il Museo Stanguellini ospita i 26 produttori fuoriusciti dal Consorzio di Tutela per la firma del manifesto dei “Custodi del Lambrusco”.

Tra piccole e grandi realtà, produttori storici e prime generazioni in vigna, il tanto famoso (ma anche stereotipato) Lambrusco vede un corposo parterre di Aziende che, lasciandosi il passato e le lente burocrazie alle spalle, vuole riscrivere il presente di un vino e vitigno “Ora che la maturità delle cantine e l’apertura degli attori ce lo permettono”.

La missione dei Custodi, come dichiarato dal presidente Fabio Altariva, non è solo quella di difendere il Lambrusco in chiave territoriale, ma di rivendicare il suo valore intrinseco con determinazione verso il futuro, svincolandolo dalla “banalizzazione” che lo accosta quasi esclusivamente ad aperitivi o in abbinamento alla cucina regionale.

Come ribadito durante la presentazione: “Negli anni si è pensato troppo alla forma e poco al contenuto, mentre noi vogliamo sviluppare in profondità la conoscenza e la fruizione del nostro territorio attraverso un altro parametro: la qualità”.

Una visione quanto mai attuale, viste le turbolente condizioni meteorologiche che da un lato minacciano la produzione e il sintomatico calo nei consumi che si ripercuoterà anche su questa categoria di vini, per quanto la loro bassa gradazione e “anima pop” siano quanto più allineati agli attuali parametri dettati dalle nuove generazioni di consumatori.

Ma le sfide non comprendono solo la chiave enologica, in quanto l’Emilia, terra di eccellenze e persone laboriose, entra nel comparto enoturistico con un colpevole ritardo rispetto ad altri territori e soprattutto slegati dagli altri settori trainanti della regione: food, motori e lusso.

Nello specifico, il manifesto raccoglie 8 punti. Tutti iniziano con la frase “siamo custodi” per poi riferirsi all’obiettivo in questione:

  • Siamo custodi dell’essenza più pura del Lambrusco
  • Siamo custodi di una Terra, anzi due
  • Siamo custodi di chi si prende cura del Lambrusco, dall’inizio alla fine
  • Siamo custodi di un cambiamento culturale
  • Siamo custodi di ogni nome e di ogni cognome
  • Siamo custodi della curiosità
  • Siamo custodi del passato perché crediamo nel futuro
  • Siamo custodi di un vino

Con l’ambizione di raccontare e ridefinire la grandezza di questo vino in tutte le sue sfumature e complessità, il manifesto potrà essere l’inizio di una nuova era che, dopo i futuristi e la lattina, vede nel Lambrusco il vino del futuro?

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Nello Gatti

Vendemmia tardiva 1989, poliglotta, una laurea in Economia e Management tra Salerno e Vienna, una penna sempre pronta a scrivere ed un calice mezzo tra mille viaggi, soggiorni ed esperienze all'estero. Insolito blend di Lacryma Christi nato in DOCG irpina e cresciuto nella Lambrusco Valley, tutto il resto è una WINE FICTION.

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