Napoli compie 2500 anni: festeggiamo con un giro goloso nel suo centro storico

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Passeggiata storica, romantica, di gusto incontrando pizzaioli, pasticceri, baristi, ristoratori, pastai… immersi nell’arte e nella bellezza

di Marina Alaimo

La città di Napoli è tra le più antiche d’Europa: al via in questi giorni le celebrazioni per i suoi 2500 anni. Un compleanno importante ed emozionante che la pone ancora una volta al centro dell’attenzione come icona di bellezza e di cultura, come porto aperto e inclusivo, animata da gente un po’ pazzerella, pronta ad affrontare ogni difficoltà con inventiva e forte senso dell’umorismo.

Sappiamo che la cucina partenopea è riconosciuta come una delle più buone al mondo, forte della grande disponibilità di prodotti eccellenti della terra, della mescolanza con le tante culture che si sono alternate nei secoli, attratte dalla sua bellezza e dalla posizione favorevole sul Mediterraneo. Nasce greca, Parthenope, la sirena che voleva sedurre Ulisse, è il nome scelto dal popolo Eubeo che ha colonizzato prima la zona sul mare. Diventa poi Neapolis, città nuova, collocata più internamente, tra decumani e cardini che hanno disegnato il centro storico, esattamente come lo vediamo oggi.

Allora partiamo! Iniziamo dal caffè che per i napoletani si erge a culto di accoglienza, di condivisione, con chiunque, anche con chi hanno appena incrociato in quella giornata, per il gusto di scambiare qualche parola. Il dialogo, la chiacchiera, qui sono importantissimi, e ogni occasione è valida per concedersi anche solo una battuta divertente, leggera. Non chiedete il silenzio, non appartiene a questo popolo. Se non la notte – forse.

Sul Decumano Maggiore, precisamente in via dei Tribunali 25, c’è il Caffè Diaz Microtorrefazione dei fratelli Andrea e Luifìgi Grieco, che hanno puntato sulla qualità dei chicchi, sulla ricerca dei mono origine, tostati con cura, secondo il proprio gusto. Il locale è recente, ma loro sono forti di una lunga esperienza di famiglia: hanno creato delle specialty  per rinnovarsi e incuriosire, e la cosa funziona bene. Si può gustare anche il caffè servito nella cocumella, la vecchia caffettiera delle case napoletane, e scegliere diversi metodi di estrazione.

Scendiamo ora verso la mitica Piazza San Domenico Maggiore dove incontriamo la storica pasticceria Scaturchio, simbolo della città. Con la nuova proprietà, la pasticceria ha riconquistato qualità dei prodotti. Possiamo sederci ai tavolini all’aperto, dove siamo circondati dalla storia. Sono estremamente affascinanti gli edifici, scenario di eventi significativi da più di 2000 anni. Pensiamo che proprio nel complesso monumentale di San Domenico Maggiore ha preso il via la prima università laica al mondo, 800 anni di storia compiuti proprio nel 2025, la Federico II, e poco distante è la sede madre attuale.

Babà, sfogliatelle, choux, zuppette, cassatine, la pasticceria napoletana è molto varia e golosa. Imperdibile il Ministeriale, il cioccolatino signature di Scaturchio, nato come dono d’amore di Francesco Scaturchio, negli anni Venti, alla ballerina Anna Fougez, una diva dei caffè chantant, molto in voga all’epoca. Vestito di cioccolato fondente, cuore morbido di ricotta, frutta, nocciole e liquore, non si sa poi bene se sia servito a conquistare la Fougez

La pizza, simbolo del genio napoletano, amata in tutto il mondo, e molto probabilmente nasce proprio tra questi vicoli, perché questo era il cuore della città. Prende forma in origine come cibo da strada, per risolvere la fame di una città popolosa. Farcita inizialmente solo con sugna e pepe, qualche volta con dei pesciolini o poco altro, in quanto il pomodoro viene introdotto molto dopo. Se vogliamo provarla piegata a portafoglio e gustarla come street food, molto buona è quella di San Gennaro Pizza a Portafoglio in piazzetta Nilo 12, così come i fritti, arancino top, frittatina di pasta e crocchè.

Poco distante, c’è la pizzeria L’albero dei Visconti dove la proprietà ha saputo aggiornarsi nelle tecniche e nell’uso di prodotti ben selezionati, garantendo una pizza napoletana di qualità. Molto buon sia la pizza al forno che la fritta, e anche quella nel ruotino. Non possiamo non provare la Margherita con pomodoro san marzano e poi lasciarci guidare nella scelta delle pizze ideate da loro, seguendo la stagionalità dei prodotti.

Vicino la Cappella San Severo come souvenir possiamo acquistare i biscotti artigianali del biscottificio 3 Gufetti sul comò. Il profumo ci accoglie già a distanza, qui nell’Insula San Domenico animata dalle botteghe artigiane che raccontano l’anima partenopea da punti di vista molto originali. Olga è una creativa e saprà stupirvi con forme e sapori, con i packaging, con il gusto dei suoi biscotti da inzuppo per il latte, da tè, da passeggio, da regalo sulle forme di cornetti, San Gennaro, Pulcinella, asso di bastoni, la sirena Parthenope, ‘o munaciell’ – insomma, biscotti speciali con Napoli nel cuore.

In un luogo storico si ricerca spesso la cucina tradizionale per conoscerlo ancora meglio. La cucina napoletana conquista sempre, anche se bisogna stare attenti a non capitare in ristoranti turistici. Taverna Santa Chiara è il ristorante giusto, in via Santa Chiara n.6, piccola e molto accogliente. Nives è la padrona di casa con il pallino per la ricerca dei prodotti di qualità, spesso arrivati da piccole aziende agricole e piccoli laboratori artigiani. I piatti sono quelli della tradizione, più terra che mare, anche se spesso troveremo le alicelle fritte e il baccalà fritto o all’insalata. Pulizia dei piatti nell’esecuzione e nelle materie prime: pasta alla genovese, al ragù, fagioli e scarole, pasta e ceci, ziti lardiati.

L’alta cucina è storica a Napoli, proprio così: già nel 700 questa città ne aveva una importante, che prende origine dalla contaminazione culinaria dei monsù, gli chef arrivati dalla Francia nelle case della nobiltà. È un’esperienza che non bisogna farsi mancare. In via Loggia dei Pisani n.3 c’è il ristorante Aria, stella Michelin. In cucina troviamo lo chef Paolo Barrale, siciliano di origine e residente nel napoletano da molti anni. Raffinato e solare, sa riportare nei suoi piatti questi due valori distintivi, mantenendo sempre al centro di ogni cosa il gusto. Cucina contemporanea e influenzata dai viaggi, dalla terra di Sicilia, dall’anima ora nobile, ora frugale dei partenopei.

Potremmo dire che Napoli qui si rinnova, ritrova la sua inclinazione all’apertura, al dialogo, traendo ispirazione dai cambiamenti e da altre culture, fino a ritrovare nuove energie e stili.

 

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