La produzione dovrebbe risalire insieme con la qualità della raccolta. Ottimismo anche sull’occupazione, però la siccità permane e con essa molti, gravissimi rischi
di Paolo Pinto
È scattata in Puglia la vendemmia – mai così precoce – in anticipo di quasi 2 settimane per effetto delle temperature sopra la media degli ultimi mesi e della siccità che hanno accelerato la maturazione delle uve, favorendo una qualità eccellente e in ripresa in termini di quantità rispetto al capitombolo certificato da ISTAT del 37% in meno di uva prodotta in Puglia nel 2023.
La produzione regionale dovrebbe risalire intorno ai 9 milioni di ettolitri, in forte recupero dopo il crollo nell’anno precedente (quando sono stati prodotti scarsi 6,9 milioni di ettolitri), fra i peggiori anni della storia del Vigneto Puglia a causa del clima pazzo e dei forti attacchi di peronospora, ma comunque in calo di circa il 15% rispetto alle medie storiche. I vigneti sembrano aver resistito più delle altre colture alla siccità, mentre il caldo ha bloccato sul nascere il rischio peronospora, garantendo così una eccellente qualità delle uve.
La vendemmia 2024 è probabilmente quella che andrà più attentatamene valutata nel tempo visto il sensibile anticipo della raccolta, anche perché in maniera scalare le operazioni di raccolta si svilupperanno nell’arco di 3 mesi, una corsa contro il tempo per preservare la grande biodiversità che caratterizza la Puglia.
“Lo scenario – afferma Costantino Carparelli, vicepresidente di Coldiretti Puglia – vede le operazioni partire con le uve Chardonnay, Negroamaro, precoci come mai visto prima, e proseguiranno con il Primitivo e il Susumaniello, per poi arrivare a settembre e ottobre con Nero di Troia, Bombino Nero e Aglianico, una programmazione che offre innumerevoli opportunità di lavoro per chi è impegnato direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione”.
La siccità rende particolarmente difficile lo scenario con la vitivinicoltura in arido, coltura che risulta praticamente impraticabile: il settore è a forte rischio, specie se non ci saranno adeguate politiche di programmazione per garantire l’irrigazione e razionalizzazione dell’uso di acqua.
Il meteo pesa, peraltro, anche sui costi di produzione, dall’acqua alle strategie di protezione delle uve dagli eventi avversi e dalle malattie, con un aggravio notevole a carico dei produttori. Ma a preoccupare ci sono anche alcune politiche Ue, a partire dal via libera della Commissione alle etichette allarmistiche in Irlanda e con il Belgio che si sta muovendo nella stessa direzione. Si tratta infatti di una norma distorsiva del commercio che è il risultato di un approccio ideologico nei confronti di un elemento come il vino che – insiste la Coldiretti Puglia – “fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea e conta 10.000 anni di storia”.
Per la prima volta dopo anni si registra una leggera flessione dell’export nei primi 3 mesi del 2024, pari allo -0,2% con il vino pugliese esportato all’estero che segna un valore di quasi 54 milioni di euro: “Con un totale di 38 Vini DOP IGP la Puglia è la regione numero 5 in Italia per prodotti certificati – conclude Coldiretti Puglia su Dati Ismea-Qualivita – dove il settore del Vino DOP IGP in Puglia vale 631 milioni di euro (93,1% del paniere IG del Paese)”.
“Serve serrare le maglie dei controlli contro l’inaccettabile gioco al ribasso dei prezzi delle uve da vino in piena vendemmia in Puglia, che ricade sui viticoltori e le cantine serie che rispettano il prodotto e il territorio e hanno già sopportato in solitudine la crescita esponenziale dei costi, con l’aumento di oltre il 50% per le lavorazioni, le materie prime, l’irrigazione con il rischio crack per 20.000 aziende agricole”. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, in relazione alle manovre speculative che stanno determinando prezzi che non coprono neppure i costi di produzione delle uve da vino.
Approfittando degli scenari mondiali di guerra, si sono moltiplicate speculazioni e pratiche sleali nel settore alimentare, che vanno dai tentativi di ridurre la qualità dei prodotti offerti sugli scaffali, alle etichette ingannevoli, fino al taglio dei compensi riconosciuti agli agricoltori al di sotto dei costi di produzione.
La contrazione dei volumi di vendita sia sul mercato interno che su quelli esteri, la permanenza di prezzi di commercializzazione dei vini sfusi piuttosto bassi, a fronte del considerevole incremento dei costi di produzione, sta riducendo considerevolmente i margini aziendali, con il serio rischio non solo di mettere in difficoltà le imprese ma di avere una negativa forte ripercussione sui produttori.
Una situazione inaccettabile se si considera che, per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati, appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori, ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea.
Paolo Pinto
Paolo Pinto, 40 anni, è titolare dell’agenzia di pubblicità ed eventi "Double P communication" e direttore responsabile di Ruvesi.it