L’ultimo listone dell’anno 2022 è dedicato alle voci di chi il vino lo fa. Abbiamo chiesto a un po’ di loro quali etichette sceglieranno per festeggiare il 2023. Tutto lecito, a patto che non siano le loro bottiglie. Ecco le risposte
di Francesca Ciancio
Gli appassionati di vino, si sa, aspettano feste, celebrazioni, date emblematiche, per poter aprire bottiglie un po’ speciali. Capodanno è tra queste occasioni. Si pensa a cosa si ha in cantina, da quale enoteca andare, o su quale portale web cercare l’etichetta che fa al caso proprio.
Ma i produttori di vino invece, cosa bevono a cavallo dell’ultima sera dell’anno e la prima del nuovo?
Si pensa che non abbiano che l’imbarazzo della scelta tra le loro bottiglie, tra annate nuove e annate vecchie, millesimati o cuvée, tra bianchi, rossi e rosé. Ma è “il vino degli altri” che vogliamo conoscere. O meglio, cosa vorrebbero bere o cosa berranno, non di loro produzione, a Capodanno. Abbiamo chiesto a un po’ di produttori e produttrici, sparsi per l’Italia, di dirci un vino e darci una motivazione. È andata che in pochi si sono “contenuti”, mettendo giù spesso delle vere e proprie liste. Abbiamo deciso di lasciarle così, queste risposte, perché ci sembra un bel gesto di affetto e di stima che circola tra i viticoltori, magari distanti per tante ragioni, ma vicini per impegno e amore verso questo nostro mondo del vino.
Alberto Cordero | Cordero di Montezemolo
Mi berrò un buon Viognier Condrieu Cuilleron, una Barbera d’Asti Braida e un Brunello Le Chiuse. Poi, forse, altro random dalla cantina.
Luca Ferraro | Bele Casel
Cosa berrò? Credo dei metodi classici di riferimento per capire che strada stanno percorrendo. Capire come si muovono quelli che riteniamo “i migliori” mi aiuta a mettere a fuoco il nostro futuro. Berrò di certo Cavalleri e Il Mosnel. Speravo di trovare un Selosse ma nulla. Metto in lista anche un paio di Sorbara.
Patrick Uccelli | Dornach
Penso di salutare questo 2022 con le seguenti bottiglie: Champagne “Rosé de Saignée Larmandier-Bernier, Meursault Clos des Perrières 2014 Albert Grivault, Nuits-Saint-George Premier Cru Aux Chaignots 2018 Philippe Pacalet. Scelgo questi vini perché preferisco un certo slancio (soprattutto quando si tratta di salutare ciò che passa per andare ad incontrare cosa arriva) piuttosto che uno stile barocco. Ho bisogno di freschezza, di tensione, di slancio appunto. In queste bottiglie solitamente (ri)trovo quello che cerco. O almeno lo spero.
Heydi Bonanini | Azienda Agricola Possa
Cloe Marie Kottakis-52 selection edition. È uno champagne underwater. Mi sono buttato anche io con una piccola selezione di Sciacchetrà affinato sott’acqua e mi sto facendo una cultura di questo metodo di affinamento.
Bruno De Conciliis | Tempa di Zoé
A Capodanno mi “calo” l’ultima bottiglia della cassa mista di Coulee de Serrant di Nicolas Joly che Saverio Petrilli mi donò 15 anni fa, la 1980, perché bisogna iniziare le cose ma anche finirle.
Antonio Rallo | Donnafugata
Il vino che berrò sarà un Turriga 2008 che ho conservato gelosamente dopo averne apprezzato negli anni qualche bottiglia. Mi piace la grandissima eleganza che per me contraddistingue sempre questo fantastico vino.
Laura Brunelli | Le Chiuse di Sotto
Incomincerò con un Bisci, un Verdicchio di Matelica, per poi proseguire con un Pinot Nero Riserva di Franz Haas.
Mattia Vezzola | Costaripa
Da anni degusto tutto quello che non conosco, ma bevo solo vino di amici che stimo. Quest’anno brinderemo al 2023 con un vino dell’amico Josef Reiterer, Arunda Riserva 2015, splendido ricordo di un paese magico di nome Meltina.
Matteo Ascheri | Ascheri Vini
Berrò Quattro Venti, Greco di Tufo Riserva 2020 di Petilia per ricordare l’Irpinia e le persone (Teresa Bruno) che lavorano duramente per valorizzare quel territorio che mi ricorda le Langhe di qualche anno fa…
E poi perché è buono!
Alberto Tasca | Tasca d’Almerita
Berrò certamente il Vigna San Francesco, un Cabernet Sauvignon ideato e voluto da mio padre. Anche se si tratta di un vino dell’azienda lo berrò in suo onore perché è una sua creazione e non mia e poi perché questo è il primo Natale senza di lui.
Simona Natale | Gianfranco Fino
Berremo solo magnum: per iniziare la serata il Metodo Classico dell’azienda Perla del Garda, Chardonnay 60 mesi sui lieviti perché saranno qui con noi a festeggiare il nuovo anno. Timorasso di Giacomo Boveri, spettacolare. Montevertine, uno dei miei vini preferiti. Salvioni Brunello di Montalcino. Champagne Encry per brindare al 202.
Alfio Cavallotto | Cantina Cavallotto
Probabilmente a fine anno sarò a Bordighera e, siccome spesso incontravo Vittorio Adriano al porto, berrò un Barbaresco Basarin 2010. Sarà un modo per ricordarlo, sempre allegro e indaffarato, a 6 mesi dalla sua scomparsa.
Walter Massa | Vigneti Massa
IO NON VOGLIO BERE SUPERVINI, non voglio bere vini che non esistono, ossia VINI (sedicenti) NATURALI, voglio bere vini normali ossia VINI SOPRA NATURALI. Quelli che utilizzano millenni di intelligenza, sacrifici, intuiti, ricerca del genere umano.
Io berrei un vino normale ottenuto da gente normale in un terroir normale ad un prezzo troppo basso, e quindi da tirchio quale sono, con quattro euro, alimento il piacere per le mie papille, gratuitamente il cervello e stimolo la curiosità.
Berrò un vino piemontese della Val Susa, Avanà Valsusa Finiere, un vino che costa 20 euro, ma se fossimo in un mondo “normale” ne varrebbe almeno 200. Ovviamente con tappo a vite.
Roberta Ceretto | Ceretto
Di getto ho due idee molto affini per tipologia e per annata ed entrambe sono legate a ricordi piacevoli dell’ultimo anno. Il primo è Roederer Christal 2008, non ancora bevuto ma ricevuto in regalo (e mi sta chiamando da qualche settimana) dopo aver accolto Frederic Rouzaud nella nostra cantina e a Piazza Duomo. Lo stesso vale per La Grande Dame di Veuve Clicquot 2008 perché in un recente viaggio in visita proprio alla Maison lo chef de cave Didier Mariotti lo stava degustando col suo team e ha offerto un calice a tutti noi. Forse è l’effetto sorpresa ma quella bottiglia mi è sembrata straordinaria. Sono felice di avere la possibilità di ritrovarlo in carta a Piazza Duomo per tutto l’anno 2023.
Paolo Ghislandi | I Carpini
Berrò, tra i tanti vini in lista, una fantastica birra geuze con 10 anni di invecchiamento, tenuta gelosamente da parte.
Michele Tessari | Ca’ Rugate
Come buona consuetudine cerco sempre, all’interno dell’organizzazione della super cena in vista del nuovo anno, di selezionare vini del cuore che possano essere da esempio. Quest’anno in ordine di apparizione ho pensato a: Alta Langa 2018 di Marcalberto, Champagne Agrapart Mineral 2012, Conero Campo San Giorgio 2016 di Umani Ronchi, Jardins de Babylone Moelleux 2009 di Dagueneau. Il motivo che muove le mie scelte enologiche è innanzitutto la curiosità finalizzata al confronto.
Sergio Bucci, direttore generale di Cantina Vignaioli Morellino di Scansano
Scelgo il N’Anticchia Etna Rosso Doc, di Pietro Caciorgna: un vino che è la perfetta unione tra ricchezza di profumi ed eleganza, in cui alle note fruttate si accompagnano tannini vellutati. Un vino raffinato per brindare a un anno ricco di successi e per accogliere il 2023 nel migliore dei modi.
Giorgio Cecchetto | Azienda Cecchetto
Krug Clos d’Ambonnay 1996 perché per me è l’espressione massima della bollicina e un Barolo Brunate di Giuseppe Rinaldi, qualsiasi annata in quanto ognuna testimonia la coerenza tra vino e filosofia di chi lo produce.
Lucia Barzanò | Il Mosnel
Berrò il Cannonau 2020 di Antonella Corda, bravissima produttrice sarda. Un vino di grande eleganza e piacevolezza, perfetto per salutare e celebrare un anno impegnativo e di grandi soddisfazioni e prepararsi al nuovo che verrà.
Ottavia Vistarino | Conte Vistarino
Anche quest’anno seguo la tradizione di pescare qualche bottiglia o dalla mia cantina privata o da quella del mio caro zio Lionello Paveri che mi ha portato alcune bottiglie di vini francesi: Chateau Greysac Cru Bourgeois 1998, Domaine Rully, Bourgogne Rully Premier Cru 2003, Clos Fourtet Saint-Emilion Grand Cru 1998. Mio zio condivide queste bottiglie con me conoscendo la mia grande passione, ogni tanto la sorpresa è fantastica, qualche volta ci può essere la delusione, ma anche questo è il bello del vino: mai dare nulla per scontato!
Michele Faro | Pietradolce
Il vino rosso col quale brinderei a fine anno è un Barolo di Bartolo Mascarello. Amo lo stile e lo spirito tradizionalista nonché l’eleganza che i vini di questa storica cantina sanno esprimere. Se dovesse essere un bianco sceglierei sicuramente una bottiglia di Sauvignon Blanc Opoka di Marjan Simcic che nel Collio sloveno produce vini caratterizzati da grande territorialità, mineralità ed eleganza.
Nicola Biasi | Resistenti Nicola Biasi
Io berrò il Pinot Nero etichetta bianca di Masut da Rive. Semplicemente perché a mio avviso è uno dei pochi Pinot Nero italiani che riesce a mantenere freschezza, eleganza e un frutto mai surmaturo. Un vino per me molto affascinante, complesso ma allo stesso tempo con una semplicità di beva disarmante.
Nino Caravaglio | Caravaglio Vini
Mi piacciono tutti i vini di Skerk da sempre e ho una predilezione per la sua Malvasia, fresca, leggermente aromatica, avvolgente.E poi è il vitigno senza confini per antonomasia e mi pare un messaggio benaugurante.
Elena Pantaleoni | La Stoppa
Berrò un sidro di mele “illegale” che fa Massimiliano Croci. Dall’anno prossimo sarà ufficiale. Il motivo? Mi piace l’idea di nobilitare un prodotto inusuale per noi italiani ma molto popolare in altri paesi come la Francia. È fresco, poco alcolico, defatigante e molto piacevole.
Mateja Gravner | Gravner
Probabile che una scelta legata all’avanzare degli anni ma bevo sempre più vini di persone che mi piacciono. Sono sempre più convinta che persone belle facciano cose belle (e non solo nel vino) e questa idea (fissazione?) mi guida in molte delle scelte che faccio. Quindi dico:
1- Bolle Bandite di Carolina Gatti – perché sono come lei. Carolina Gatti, che le produce. Che si tratti di un gasdotto che le sta attraversando i campi o un’ingiustizia in Sud America, lei che non si arrende mai, combatte sempre. Un pezzetto di coscienza che ciascuno di noi dovrebbe mantenere anche quando ci nascondiamo dietro la scusa del poco tempo a disposizione.
2- Zero di Tarlant – lo Champagne dal volto umano, come la vigneronne che, sboccatura dopo sboccatura, se ne prende cura.
3- Le Trame 2019 – Podere Le Boncie di Giovanna Morganti, anima bella in terra toscana. Per le telefonate gli scambi di battute, sempre troppo poche, per la mancanza di tempo. Il vino che serve a unire, anche se da lontano.
4- Montevertine 2017 di Martino (Manetti, ndr) e Liviana per la loro veracità toscana e la grande forza umana che li contraddistingue.
5- Barbacarlo 1997 della famiglia Maga. In onore di chi non c’è più e con riconoscenza per chi c’è e continua con grande dedizione ed umiltà.
6- Vecchio Samperi per ricordare Marco De Bartoli e il suo lavoro, ma anche per brindare, anche se a distanza, a Gipi.
Luca Monchiero | Fratelli Monchiero
Per fine anno ci aspettano un Brunello di Montalcino Docg di Tassi e il Pinot Noir Golan Heights di Yarden.
Benedetto Alessandro | Alessandro di Camporeale
Berrò Barolo Pajana di Domenico Clerico 2016. Conosco l’enologo Oscar Arrivabene e ogni tanto ci scambiamo delle bottiglie. Poi sono un appassionato della tipologia e dello stile produttivo dell’azienda.
Michele Bernetti | Umani Ronchi
Per l’ultimo giorno dell’anno berrei uno Champagne che amo, perché rappresenta nella sua bottiglia storia, fascino, eleganza e durata nel tempo, ovvero il Pol Roger Winston Churchill, e per me classicità e storia sono il migliore augurio per il 2023. Come vino bianco fermo il Riesling Riserva di Famiglia di Roeno, che oltre ad essere buonissimo è prodotto da amici e il 2023 sarà l’anno dedicato ai rapporti di amicizia, dopo anni passati nei pressi di casa. Un rosso che ricollego all’amicizia è il buonissimo Vigna Monticchio Rubesco Riserva di Chiara Lungarotti che aprirei senz’altro la notte di San Silvestro.
Massimo e Arianna Dal Lago | Masari
Vino che guarda al passato sarà Alzero 1990 di Giuseppe Quintarelli, vino che guarda il futuro sarà il Durello Metodo Classico 36mesi Nostrum di Casa Cecchin. Il Durello è una varietà che verrà sicuramente valorizzata nel prossimo futuro anche grazie alla sua longevità.
Andrea Moser | Cantina Kaltern
Berrò alcuni dei miei vini preferiti che colleziono e custodisco nella mia cantina privata, tra cui: Chassagne Montrachet 1er Cru La Romanèe della Domaine Paul Pillot, perché con la sua perfezione stilistica e la sua profondità mi ricorda di pormi obiettivi sempre più alti sui nostri bianchi. Unico di Vega Sicilia che considero uno dei più grandi rossi mai prodotti con un equilibrio fra potenza, eleganza, beva e longevità difficili da eguagliare.Le Pergole Torte di Montevertine. Per me uno dei vini italiani icona della longevità unita ad eleganza e beva incredibile. Pinot Nero Schweitzer di Franz Haas. Per il piacere di berlo. In onore ed in ricordo di un grande maestro e caro amico. Champagne Grand Cru Chromatique di Stephane Regnault. Per la sete e perché non può mancare una bolla così divertente e beverina allo stesso tempo.