Un post apparso nella giornata di ieri sui social dell’evento di apertura di Vinitaly ha svelato un errore nella campagna di comunicazione: utilizzate e rielaborate senza autorizzazione opere dell’artista statunitense Keith Haring
di R.V.
Un errore comunicativo che ha davvero dell’incredibile. Opera Wine, l’evento di apertura di Vinitaly, la selezione più ambita dalle cantine italiane realizzata in collaborazione con Wine Spectator, ha costruito tutta la sua immagine coordinata e la sua comunicazione utilizzando e rielaborando l’immagine di opere dell’artista statunitense Keith Haring.
Vedendola tutti abbiamo pensato che Veronafiere e i suoi responsabili della comunicazione e delle attività internazionali avessero acquisito – come tanti brand hanno fatto in passato – i diritti di riproduzione delle opere dell’artista.
Una visione che è stata smentita da un post abbastanza sconvolgente apparso sulla pagina Instagram della manifestazione nella mattinata di ieri, in cui Veronafiere “prende atto che tutti i diritti di autore sulle opere dell’artista Keith Haring sono di esclusiva proprietà della Keith Haring Foundation Inc.e dichiara che la riproduzione o rielaborazione dei lavori di questo artista contenuta nella grafica del progetto OperaWine e dei relativi materiali di comunicazione, non è stata in alcun modo autorizzata dalla Fondazione Keith Haring”.

I fatti
I rumors parlano di una diffida giunta agli uffici legali di Veronafiere da parte della Keith Haring Foundation, che ha intimato l’immediata rimozione della riproduzione e della rielaborazione dei lavori dell’artista statunitense: non potendo modificare l’immagine coordinata né gli allestimenti dell’evento, la strategia degli organizzatori di Opera Wine ha portato all’ammissione pubblica del torto e del dolo a cui seguirà – senza dubbio – la richiesta di un risarcimento danni dalla Haring Foundation. Richiesta danni che sarà commisurata ad una diffusione di immagini che va ben oltre l’evento che si terrà nel tardo pomeriggio di oggi alle Gallerie Mercatali.
Le 100 aziende selezionate per Opera Wine – il “gotha” del vino italiano rappresentato da tutti i più importanti brand – hanno infatti (incolpevolmente) a loro volta utilizzato le immagini di Haring scelte da Veronafiere per ufficializzare la loro presenza nella selezione e comunicare l’evento attraverso tutti i canali di comunicazione, dai social alla stampa. Lo stesso vale per gli importanti brand sponsor della manifestazione.

Le leggi
La contestazione della Haring Foundation si basa su un vasto apparato legislativo sulla tutela del diritto d’autore. Il diritto di riproduzione costituisce uno dei diritti d’autore più importanti, soprattutto per quanto concerne le opere dell’arte figurativa. In ambito internazionale, il diritto di riproduzione è tutelato dalla Convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie ed artistiche che all’art. 9 dispone che “Gli autori di opere letterarie ed artistiche protette dalla presente. Convenzione hanno il diritto esclusivo di autorizzare la riproduzione delle loro opere in qualsiasi maniera e forma.”
La legge italiana sul diritto d’autore, la n. 633 dell’ aprile 1941 (LdA) prevede all’art. 70 che “il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera…sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l’utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali” (in questo caso il fine commerciale e’ abbastanza palese).
L’altro tema riguarda il diritto di paternita e la rielaborazione delle ’autore dell’opera realizzata nella comunicazione di Opera Wine: la Legge stabilisce che l’artista abbia il diritto di paternità – ossia il diritto ad essere menzionato come autore dell’opera riprodotta 1 (sulla campagna di OperaWine non appariva alcuna citazione di Keith Haring) e che l’autore e i suoi eredi (in questo caso la Haring Foundation) potranno invocare il diritto morale d’integrità dell’opera per contestare una riproduzione che considerino lesiva dell’onore e della reputazione dell’artista. L’articolo 20 della Legge sul Diritto d’Autore dispone, infatti, che “indipendentemente dai diritti esclusivi di utilizzazione economica dell’opera, previsti nelle disposizioni della sezione precedente, ed anche dopo la cessione dei diritti stessi, l’autore conserva il diritto di rivendicare la paternità dell’opera e di opporsi a qualsiasi deformazione, mutilazione od altra modificazione, e ad ogni atto a danno dell’opera stessa, che possano essere di pregiudizio al suo onore od alla sua reputazione” Insomma, un colossale pasticcio che lascia aperti due scenari: siamo assolutamente certi che non fosse intenzione di Veronafiere ledere in alcun modo gli interessi della Haring Foundation.
L’errore alla base di chi, all’interno dell’organizzazione ha studiato e approvato la campagna di comunicazione – senza richiedere alla Haring Foundation la possibilità di acquisire i diritti per la riproduzione dell’immagine e per la sua rielaborazione grafica – e’ molto grave e inconcepibile per l’organizzazione di uno dei più importanti eventi fieristici internazionali del mondo vinicolo. Una topica ancora più altisonante considerando che arriva all’inizio di un Vinitaly che inaugura a 48 ore dall’ufficializzazione dei dazi dell’Amministrazione Trump con una selezione realizzata dal più influente media vinicolo statunitense (e con uno dei più grandi artisti della storia americana e le sue opere che diventano protagoniste di questo caso di comunicazione).
Un Vinitaly che – siamo certi – avrà un grande successo e che ci auguriamo possa contribuire a lanciare tutti i messaggi positivi di cui il mondo del vino – messo in difficoltà da tante contingenze sia nel mercato italiano che in quelli internazionali – ha più che mai bisogno.