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Torvaianica, il fascino gastronomico del litorale laziale

Tempo di lettura: 4 minuti

Da sempre uno dei riferimenti storici non solo per i romani, per gustare sapori e mare del Tirreno. Bevendo bene…

di Luca Sessa

“Il pranzo al mare” è probabilmente la migliore invenzione dell’uomo dopo la ruota. Un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, dall’intensità olfattiva del profumo della salsedine alla meraviglia estetica del panorama, il tutto godendosi un momento rilassante tra prelibatezze culinarie e ottimi vini. L’afa che d’estate attanaglia Roma spinge molte persone a programmare una giornata da trascorrere in una delle tante e rinomate località del litorale laziale, da Fiumicino a Ostia, passando per Fregene. Tra queste negli anni ha saputo costruirsi una solida reputazione anche Torvaianica, una frazione di 17.000 abitanti del comune di Pomezia, sviluppatasi a partire dagli anni ’50 ed estesa per circa 8,5 km, tra Ostia e Marina di Ardea: su questi lidi secondo la leggenda, millenni fa sbarcò Enea lungo le rive del fiume Numicus, come narrato da Virgilio nell’Eneide. Il nome della località deriva da una torre, quella del Vajanico, fatta costruire nel 1580 per difendere l’entroterra dalle incursioni dei pirati Saraceni.

La quarantina di chilometri che ci divide dal tavolo prenotato al ristorante 266 La Barraca rappresenta per me e il mio amico Roberto anche l’occasione per visitare un paio di realtà vitivinicole della zona e per tornare, dopo alcuni anni d’assenza, a passeggiare per le strade di Pomezia e dintorni. Partiti con l’entusiasmo di chi già pregusta la croccantezza della frittura di gamberi e calamari, decidiamo di dedicare l’intera mattinata all’assaggio di vini locali, addentrandoci nell’entroterra prima d’arrivare al mare: il nostro fitto programma ha la sua prima tappa a Casale Certosa, i cui vigneti sono condotti con criteri da agricoltura biologica da sempre, certificata dal 2004. Malvasia puntinata, Grechetto e Trebbiano sono alcuni dei vitigni a cui sono affiancati un oliveto, un piccolo frutteto ed un orto per le sole esigenze di famigliari. Ci sorprende piacevolmente l’assaggio del Convenio igt Lazio Malvasia Puntinata, il cui imbottigliamento avviene a circa 9 mesi dalla vendemmia, dopo varie fasi di lavorazione.

La serrata tabella di marcia che non ammette tentennamenti ci porta a tornare in macchina per percorrere i pochi chilometri che ci separano dall’Azienda Agricola Nardi, la seconda realtà vinicola da noi scelta: situata nel territorio dell’Agro Romano, si estende tra i Castelli Romani ed il mare, e in questo paesaggio di naturale bellezza vengono prodotti in agricoltura biologica (il filo conduttore con l’altra cantina) kiwi, ortaggi, cereali e prodotti vinicoli. Qui ci conquista il Sauvignon Blanc utilizzato per la produzione di Esuperio, i cui sentori di frutta a polpa gialla rendono piacevole l’assaggio di un vino di grande bevibilità nonostante il grado alcolico. “S’è fatta na certa” è l’inconfondibile formula magica utilizzata nella Capitale e dintorni per indicare che il tempo a disposizione è scaduto, e quindi ci dirigiamo in direzione mare per affondare i piedi nella sabbia comodamente seduti al tavolo. Lo scenario offerto da La Barraca è infatti a dir poco suggestivo, tra piccole dune, onde del mare, la frescura della brezza, e un menu di assoluto valore.

A guidare le operazioni in cucina c’è Claudio Morlè, detto Pietro (ancora una volta abbiamo dimenticato di chiederne il motivo), coadiuvato dal figlio Mario che cura in maniera meticolosa la carta dei vini. Abbiamo scelto questo posto per l’originale proposta gastronomica che unisce Italia e Galizia (terra d’origine della moglie dello chef), in un armonico connubio che trova felice espressione in proposte come Cozze, arancia e finocchietto, il sauté di telline, la Linguina ai gamberi e la tanto attesa Frittura, senza dimenticare l’incredibile selezione di Crudi di mare. Sarà per l’equilibrio dei sapori, per il piacevole venticello, per le fresche bollicine in abbinamento, ma il pranzo si trasforma in un vero e proprio soggiorno in spiaggia che ci dona un momento di straordinario relax. Giunta l’ora di rimetterci in cammino, non abbiamo dubbi sull’obiettivo: la Pasticceria di Attilio Servi, un rinomato e apprezzato maestro pasticcere conosciuto soprattutto per il lavoro sui lievitati, l’occasione giusta per tornare a provare sapori inconfondibili prima di dedicarci all’ultima parte di giornata, quella ‘turistica’.

Pomezia è una città di fondazione, progettata a tavolino nella sua forma urbanistica completa prima ancora di essere costruita e realizzata, secondo gli stilemi del fascismo, avendo come linee guida l’uso di materiali di costruzione italiani, con preferenza per quelli esistenti sul posto e, dove possibile, escludendo le strutture in ferro e in cemento armato, e la semplicità delle linee. Volgendo oramai al termine la giornata, decidiamo di andare ad ammirare il Castello Borghese di Pratica di Mare, la cui origine sembra risalire al VII secolo d.C., fatto costruire molto probabilmente dai monaci benedettini. Inizialmente fu costruita una torre fortificata alta circa 40 metri (distrutta durante la seconda guerra mondiale) e attorno a questa venne sviluppato il castello, passato nel 1432 alla famiglia Capranica, nel 1526 ai principi Massimo ed infine nel 1617 ai Borghese. Dopo le foto di rito scopriamo d’avere pochi minuti per visitare l’adiacente Museo Civico Archeologico Lavinium con la ricca esposizione di oggetti risalenti a tre millenni fa, un percorso di grande fascino che consente di viaggiare nel tempo.

“S’è fatta na certa”: il mantra di giornata costantemente scandito da Roberto, attento al rigoroso rispetto della tabella di marcia, certifica la fine della nostra giornata al mare. Mai rientro in città fu però più piacevole dopo aver riempito occhi e pancia di così tanta bellezza.

 

 

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Luca Sessa

Classe 1975, napoletano di nascita, romano d’adozione. Laureato in statistica, giornalista, presentatore e critico enogastronomico, collabora con varie testate nazionali e con alcune guide di riferimento del panorama nazionale.

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