di Nello Gatti
Originaria della Pianura Padana, l’enologa di casa Griesel è passata dagli States alla Nuova Zelanda prima di risiedere in Germania dove, in un piccolo areale ancora poco conosciuto, si dedica prevalentemente allo studio e lo sviluppo di bollicine metodo classico.
I meno esperti spesso non considerano la Germania tra i principali produttori di vino al mondo e quelli che ne sanno un po’ di più pensano immediatamente alla Mosella. Tu dove ti trovi e quali caratteristiche ha il territorio che ti ospita?
Mi trovo ad una trentina di minuti a sud di Francoforte, a Bensheim, nella Hessische Bergstraße; una regione vitivinicola dell´Assia poco conosciuta anche ai tedeschi stessi. Sono arrivata qui nel 2017 e mi sono subito innamorata della zona, abbiamo un clima mite e soleggiato che non mi fa rimpiangere la pianura padana, le nostre vigne sono piantate su terreni prevalentemente a base di granito e abbiamo tanta biodiversità. Abbiamo ovviamente molto Riesling ma il nostro focus sono pinot nero e pinot bianco. Questi vitigni, piantati negli anni ’80, trovano nel nostro terroir l’ambiente ideale per esprimere il loro potenziale. I nostri pinot sono freschi, minerali e con un’acidità viva, perfetti per essere vinificati in spumante. Utilizziamo il metodo tradizionale per produrre bollicine fini ed eleganti, capaci di invecchiare nel tempo.
Come si inserisce il lavoro che stai facendo qui in Germania in un contesto globale? Vedo che la tua carriera ha spaziato da esperienze in Italia a esperienze internazionali, passando per diverse scuole di pensiero. Cosa hai trovato di diverso in Germania rispetto ad altri Paesi produttori di vino, e come queste differenze hanno influenzato il tuo approccio alla vinificazione?
La Germania offre un contesto unico. Siamo in una piccola bolla enologica se guardiamo al contesto globale e il mercato è giovane e dinamico. La mentalità aperta dei tedeschi ci lascia molta libertà di sperimentazione e innovazione, non essendoci una tradizione centenaria che ha spesso pregi, ma anche difetti. Le diverse scuole di pensiero che ho incontrato nel corso degli anni trascorsi a lavorare in diversi paesi, mi hanno fornito una visione più ampia dell´enologia. Ho imparato l’amore per il territorio in Italia, la produttività negli Stati Uniti e la spensieratezza in Nuova Zelanda. Ho imparato a considerare il vino non solo come un prodotto, ma come il risultato di un complesso equilibrio tra natura e cultura. Quello che mi porto sempre dentro è l’importanza di divertirsi al lavoro e produrre qualcosa che ci piace bere. In Griesel, ho cercato di applicare questi concetti, valorizzando al massimo le caratteristiche del nostro terroir e dei nostri gusti.
Il mercato tedesco sta cambiando rapidamente, e sappiamo che ci sono molte sfide da affrontare, come la crescente domanda di sostenibilità e la necessità di innovare. Come vedi la reazione dei produttori tedeschi a queste tendenze? E in che modo Griesel Sekt sta affrontando la sfida di stare al passo con queste richieste sempre più esigenti dei consumatori?
Molti produttori stanno investendo in pratiche agricole sostenibili, come l’agricoltura biologica o biodinamica, per ridurre l’impatto ambientale e rispondere alle richieste di un pubblico sempre più attento. Noi in Griesel abbiamo fin da sempre lavorato in “low intervention”, intervenendo solo se strettamente necessario sia in vigna che in cantina. Stiamo investendo in pratiche sostenibili, come l’utilizzo di energie rinnovabili tramite pannelli solari in cantina e la promozione della biodiversità in vigna, dove evitiamo l’uso di diserbanti e trattiamo le vigne con preparati biologici. Un altro passo che abbiamo intrapreso è stato passare ad un formato di bottiglia più leggera per la seconda fermentazione.
A nostro parere, il focus dev’essere sulla qualità.
Lavorare in una regione come questa, meno conosciuta ma piena di potenzialità, deve avere delle sfide particolari. Quali barriere, se ci sono, devi affrontare per farti riconoscere da un pubblico più ampio?
Lavorare in una regione vitivinicola meno conosciuta come la Hessische Bergstraße presenta delle sfide uniche e stimolanti. Per farci conoscere da un pubblico più ampio, dobbiamo superare alcune barriere. La prima sfida è sicuramente quella di far conoscere la nostra regione e i nostri vini a un pubblico più vasto. Per questo motivo è fondamentale comunicare tantissimo con i nostri clienti. Organizziamo spesso degustazioni ed eventi, collaborando con ristoranti, enoteche e sommelier, per far conoscere i nostri spumanti e il nostro territorio. In azienda siamo pochissimi, cinque persone; la comunicazione viene quindi fatta direttamente dai noi “vignaioli” e questo a nostro parere è fondamentale per creare un legame tra Griesel e il cliente. Amare il proprio prodotto e la propria azienda, ci porta a comunicare in modo onesto e autentico il nostro spumante e il nostro territorio.
Quando guardi al futuro della viticoltura in Germania, quali pensi saranno le sfide maggiori da affrontare? A livello di clima, di innovazione, di formazione o di percezione del vino tedesco nel mondo. E in che modo l’esperienza e il percorso che stai facendo con Griesel Sekt possono influenzare questi cambiamenti?
Se provo a pensare al futuro della viticoltura in Germania, vedo tante sfide ma anche opportunità di innovarci. L’aumento delle temperature e gli eventi meteorologici estremi stanno già impattando la viticoltura in molte regioni tedesche. Abbiamo notato un aumento delle malattie delle viti e una modifica dei periodi di vendemmia. Nei miei brevi otto anni in Germania abbiamo già dovuto affrontare cambiamenti importati da questo punto di vista. La siccità e le alte temperature hanno anticipato la vendemmia di mediamente due settimane. È fondamentale a mio parere investire nella formazione delle nuove generazioni di viticoltori ed enologi. Ogni anno abbiamo almeno due tirocinanti in azienda e per me è importantissimo non solo trasmettere quello che ho imparato negli anni, ma soprattutto ascoltare i giovani e creare uno scambio onesto e stimolante. Inoltre, la Germania è una realtà enologica talmente piccola che ci dà la possibilità di collaborare con altri viticoltori senza competizione, condividendo conoscenze, esperienze e risorse. Nel nostro piccolo, cerchiamo sempre di fare la nostra parte.
Nello Gatti
Vendemmia tardiva 1989, poliglotta, una laurea in Economia e Management tra Salerno e Vienna, una penna sempre pronta a scrivere ed un calice mezzo tra mille viaggi, soggiorni ed esperienze all'estero. Insolito blend di Lacryma Christi nato in DOCG irpina e cresciuto nella Lambrusco Valley, tutto il resto è una WINE FICTION.