Francesco Mazzone: “I dealcolati? Deciderà il mercato, ma non sono la soluzione ai molti problemi del settore”

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Con il neoeletto consigliere FIVI abbiamo parlato di burocrazia, di xylella e del futuro della viticoltura indipendente: “Le opportunità ci sono, ma servono qualità, sostenibilità e capacità di raccontare il vino come espressione autentica del territorio”

di Anna Lucia Galeone

Francesco Mazzone è un enologo e vignaiolo di Ruvo di Puglia profondamente legato alla sua terra e alla viticoltura. Nel tempo ha maturato un’esperienza significativa nella ricerca e nell’innovazione, questo doppio ruolo, tra produzione e ricerca, gli ha consentito di avere una visione completa delle sfide e delle opportunità del comparto enoico che vive una fase alquanto complessa. A febbraio è stato eletto Consigliere Nazionale Fivi in occasione del rinnovo delle cariche per il triennio 2025-2028. Con lui abbiamo fatto una interessante chiacchierata toccando argomenti roventi come la sburocratizzazione dei controlli, vini dealcolati e la xylella che minaccia le coltivazioni di vite in Puglia.

La Fivi, Federezione Italiana Vignaioli Indipendenti, cresce ogni anno sempre più. Quanti erano i fondatori e quanti sono i soci oggi? Qual è il motivo che spinge i vignaioli a volerne fare parte, si sentono soli e poco tutelati?

La FIVI nasce nel 2008 grazie alla volontà e all’impegno di circa 200 vignaioli pionieri che hanno creduto fortemente nella necessità di rappresentare le istanze della piccola viticoltura italiana. Oggi, con quasi 1800 soci, questa realtà è cresciuta moltissimo, dimostrando quanto fosse fondamentale il ruolo di tutela, rappresentanza e unione che la Federazione svolge ogni giorno. La forza della FIVI è proprio questa: dare voce e sostegno ai piccoli produttori, spesso penalizzati da normative e burocrazia tarate più sui grandi numeri che sulle specifiche esigenze dei vignaioli artigiani. Chi entra nella FIVI lo fa perché sente la necessità di appartenere a una rete forte, capace di far fronte comune per ottenere un riconoscimento legislativo e una tutela reale e concreta del nostro mestiere. Non parlerei di solitudine, quanto piuttosto del bisogno crescente di rappresentanza, chiarezza normativa e semplificazione burocratica: obiettivi che la FIVI da sempre porta avanti con determinazione e passione.

Poco più di un mese fa, si sono svolte le elezioni per il rinnovo delle cariche e sei stato eletto Consigliere Nazionale. La Fivi è impegnata in prima linea per richiedere una maggiore semplificazione degli oneri burocratici. Il processo di “sburocratizzazione” dei sistemi di controllo con l’adozione di un sistema digitale di condivisione dei dati raccolti dai vari enti toglierebbe meno tempo ai vignaioli. Loro malgrado si ritrovano in un labirinto fatto di carte, scadenze da rispettare e procedure da caricare online. Quanti e quali sono gli enti di controllo delle cantine?

Sì, esattamente. I vignaioli italiani, specialmente i piccoli produttori, devono confrontarsi quotidianamente con numerosi enti di controllo, spesso con procedure complicate e diverse tra loro. Tra i principali ricordiamo l’ICQRF (Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi), l’Agenzia delle Dogane, i NAS, le ASL locali, gli Organismi di Certificazione per il biologico, gli Enti di Controllo delle Denominazioni (Consorzi o enti autorizzati dal Ministero), oltre ai vari uffici regionali e comunali per autorizzazioni sanitarie e ambientali. Parliamo quindi di almeno 6-7 enti differenti, ciascuno con proprie procedure, documenti e scadenze, generando un carico burocratico significativo. Proprio per questo, tra le priorità della FIVI c’è la reale implementazione del Registro Unico dei controlli, previsto già dal 2015, che consentirebbe di condividere facilmente i dati raccolti dagli enti, semplificando enormemente la vita ai vignaioli e permettendo loro di dedicare più tempo al lavoro in vigna e meno alle procedure amministrative. È importante sottolineare che i controlli restano fondamentali: non rappresentano solo un obbligo, ma costituiscono una garanzia per noi vignaioli e soprattutto per i consumatori, salvaguardando la qualità del nostro lavoro e dei nostri vini. Vorrei cogliere questa occasione per ringraziare di cuore tutti coloro che mi hanno scelto e sostenuto durante le elezioni. Il mio impegno come Consigliere Nazionale sarà dedicato con passione e responsabilità a tutti i vignaioli, da nord a sud, lavorando per tutelare e valorizzare al meglio il nostro lavoro.

Vini dealcolati, qual è l’approccio del mondo Fivi al tema? È giusto chiamarlo vino?

La posizione della FIVI sui vini dealcolati è chiara e netta: non siamo contrari alla loro produzione, se ci sarà una domanda, il mercato si regolerà di conseguenza. Tuttavia, riteniamo importante fare molta chiarezza, evitando che i vini dealcolati vengano presentati come una soluzione miracolosa per affrontare problemi strutturali, come le giacenze di vino. Per risolvere questi problemi servono interventi seri sui disciplinari di produzione e un modello produttivo equilibrato e sostenibile, non risposte semplicistiche o mode temporanee. In particolare, siamo fermamente contrari a due aspetti specifici: il primo è l’apertura dei disciplinari delle Denominazioni ai vini dealcolati, perché ciò comporterebbe una perdita di valore e di identità territoriale; il secondo è l’apertura delle misure di sostegno OCM (Organizzazione Comune di Mercato) a favore di questi prodotti, che per caratteristiche e costi produttivi, sono tipicamente industriali e non adatti alle realtà dei vignaioli indipendenti che puntano sulla sostenibilità e sulla qualità. Infine, sottolineiamo che dietro ai vini dealcolati si cela spesso un processo produttivo altamente energivoro e un uso frequente di zuccheri e additivi per compensare l’assenza di alcol. Ecco perché chiediamo attenzione, cautela e soprattutto trasparenza, affinché il consumatore sia sempre informato in modo chiaro e corretto su ciò che acquista e beve.

Quali sono le richieste della Delegazione Fivi Puglia agli organi istituzionali regionali?

La Delegazione FIVI Puglia dialoga costantemente con gli organi istituzionali regionali, avanzando richieste precise per sostenere concretamente il lavoro dei vignaioli. Più volte abbiamo sollecitato interventi mirati a favore dei piccoli vignaioli e delle aziende verticali, soprattutto nell’ambito degli strumenti OCM. Nello specifico, abbiamo richiesto agevolazioni per OCM Ristrutturazione e Riconversione Vigneti chiedendo più tempo per i lavori in vigna, ma anche l’OCM Investimenti, sollecitando una riduzione dei minimi di investimento attualmente previsti e l’inclusione degli investimenti in attrezzature enologiche, fondamentali per la crescita qualitativa delle piccole aziende. Anche per l’OCM Paesi Terzi abbiamo chiesto di abbassare i minimi di investimento e di prevedere formule più flessibili, capaci di favorire realmente le piccole realtà produttive nel loro percorso di crescita e internazionalizzazione. Purtroppo, ad oggi, non abbiamo ancora ricevuto risposte concrete dagli organi istituzionali regionali.

Xylella, il ceppo che attacca la vite è arrivato in Puglia ed è scattato l’allarmismo. In qualità di enologo viticoltore e tecnico ci spieghi qual è la situazione attuale, come si sta intervenendo e quali sono le buone pratiche da mettere in atto?

L’arrivo in Puglia del ceppo di Xylella fastidiosa che attacca la vite, purtroppo, ha generato molta preoccupazione nel nostro settore. Tuttavia, al momento la situazione è sotto controllo grazie al monitoraggio continuo effettuato dagli organi istituzionali e dalle strutture tecniche preposte. Si sta intervenendo principalmente con una sorveglianza capillare, effettuata tramite monitoraggi periodici nelle zone a rischio, accompagnata da misure tempestive di eradicazione delle eventuali piante infette per impedire l’espansione del patogeno. Parallelamente è fondamentale una corretta gestione agronomica dei vigneti, che include buone pratiche come il controllo attento dei vettori, gli insetti responsabili della diffusione, l’accurata gestione delle infestanti, la potatura equilibrata delle viti e una gestione corretta dell’irrigazione, evitando stress idrici prolungati che potrebbero indebolire le piante e renderle più suscettibili. È inoltre importante mantenere alto il livello di attenzione e aggiornamento, affidandosi sempre a indicazioni precise e scientificamente validate, evitando così allarmismi ingiustificati che potrebbero generare confusione e scoraggiamento tra gli operatori. Come FIVI e come tecnici siamo costantemente impegnati nel fornire supporto ai vignaioli, assicurando una corretta divulgazione delle informazioni utili a contenere il fenomeno e proteggere efficacemente il nostro patrimonio viticolo regionale.

Tra crollo dei consumi, mode che vanno e vengono, minacce di aumento dei dazi, cambiamento climatico, conflitti vari il futuro della viticoltura qual è?

La viticoltura oggi affronta certamente una fase complessa, con numerose sfide che vanno dal cambiamento climatico, alla riduzione dei consumi interni, passando per le tensioni internazionali che possono influire su export e costi di produzione. Tuttavia, credo che il futuro del nostro settore possa essere ancora ricco di opportunità, purché si sappiano interpretare i cambiamenti in corso. Il ruolo dei vignaioli indipendenti, in questo scenario, diventa sempre più cruciale: puntare sulla qualità autentica, sulla sostenibilità ambientale e sulla capacità di raccontare il vino come espressione viva e sincera del territorio, sarà determinante. Dovremo essere bravi a intercettare nuovi mercati, rispondere in modo dinamico ai gusti che evolvono, e soprattutto ad anticipare e affrontare in maniera consapevole gli effetti del cambiamento climatico, adattando le tecniche agronomiche e sperimentando nuove pratiche in vigna e cantina. Sono convinto che la chiave per affrontare queste sfide sia la capacità di lavorare insieme, come comunità di vignaioli, creando sinergie e cooperando per promuovere una cultura del vino consapevole, innovativa e sostenibile. È proprio in questa direzione che la FIVI si sta impegnando concretamente, offrendo supporto, formazione e rappresentanza ai produttori indipendenti che vogliono guardare con fiducia e determinazione al futuro.

 

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Anna Lucia Galeone

Pugliese doc, golosa per natura, ama viaggiare, assaggiare e curiosare per conoscere nuovi territori, prodotti e produttori da raccontare. Giornalista, formatore, sommelier del vino e dell’olio, fa parte dell’Associazione delle Donne del vino.

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