Viaggio nella memoria, dal recupero dei vigneti al rilancio di un’azienda storica: “Onoro il sogno di mio nonno che rivive nei nostri vini”
di Nello Gatti
Barbera, un nome iconico, un vitigno molto diffuso e diverse contraddizioni, dall’articolo il/la per identificarlo allo scandalo del 1986. Ma Barbera è anche figlio di un territorio che ha trovato qualche generazione fa delle mani sapienti capaci di individuarlo, allevarlo e trasmetterlo ai posteri. Al timone dell’Azienda oggi c’è Enrico Piantato, nipote del fondatore Clemente Guasti, titolare dell’attività sita nella storica Cantina in via IV Novembre a Nizza Monferrato, erede di quel gesto e timone di una strada che coniuga il vitigno al futuro.

Facciamo un recap, un prodotto della tua linea incarna ancora lo spirito classico sul fronte produzione e comunicazione. Ci aiuti a riavvolgere il nastro?
Tutto nasce nel 1946, quando mio nonno Clemente fondò l’azienda Guasti Clemente nel cuore di Nizza Monferrato. È stato un vero pioniere, il primo a intuire il potenziale unico della Barbera di Nizza, selezionando i migliori vigneti intorno al paese. Grazie a lui, nacque il primo progetto di Barbera da singoli cru, creando 6 etichette che celebravano la qualità e la diversità del territorio. Questa Barbera, che all’epoca si chiamava “IL MIO VINO BARBERA” tutto maiuscolo, e riportava il nome del vigneto, oltre a identificarsi come Barbera delle Cascine Nicesi, viene prodotta ancora oggi con la sua veste interamente confezionata a mano.
Da storia personale a collettiva, cosa è cambiato?
La visione di mio nonno ha lasciato un’impronta indelebile, non solo nella storia del vino, ma anche nella mia vita personale. Ho passato con lui i momenti più belli della mia infanzia, assorbendo i valori della famiglia, della tradizione e della dedizione al lavoro. Quando lui ci ha lasciato, avevo solo 16 anni, ma il suo sogno è rimasto dentro di me. Tuttavia, la strada per realizzarlo non è stata semplice. Per diversi motivi familiari, mi è stato impedito di entrare nell’azienda di famiglia, e così mi sono dedicato a un’altra carriera: ho studiato giurisprudenza e ho lavorato per cinque anni come avvocato a Milano. Eppure, quel sogno non mi ha mai abbandonato.

Un legame con il vino impossibile da interrompere quindi. Quando la svolta?
Nel 2013, deciso più che mai nell’onorare il lavoro di mio nonno, ho lasciato la professione legale per iniziare a lavorare nel mondo vinicolo. Ho cominciato come venditore di vino, mentre cercavo di creare una mia piccola produzione. Nel frattempo, l’azienda di famiglia, rimasta nelle mani degli zii, si trovava in difficoltà. Pochi anni fa, quando l’azienda era ormai a un passo dal fallimento, sono riuscito a rilevarla e a salvarla. Da allora, sto lavorando per riportare Guasti Clemente al livello che aveva raggiunto ai tempi di mio nonno. Abbiamo riacquistato terreni, recuperato vecchi vigneti e stiamo per avviare un ambizioso progetto di ristrutturazione della cantina.
E ora che ne hai ripreso le redini, quali obiettivi ti sei prefissato?
Il mio obiettivo è duplice: da un lato, rendere omaggio a mio nonno e alla sua visione; dall’altro, guardare al futuro, con vini che rispettino le tradizioni ma parlino anche alle nuove generazioni. Credo che questa storia possa rappresentare un esempio interessante di come la passione, le radici familiari e la resilienza possano dare vita a una rinascita nel mondo del vino.

Nello Gatti
Vendemmia tardiva 1989, poliglotta, una laurea in Economia e Management tra Salerno e Vienna, una penna sempre pronta a scrivere ed un calice mezzo tra mille viaggi, soggiorni ed esperienze all'estero. Insolito blend di Lacryma Christi nato in DOCG irpina e cresciuto nella Lambrusco Valley, tutto il resto è una WINE FICTION.