Enologo, agronomo, docente… Le mille anime di Pietro Pollara

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Il timoniere della Cantina Principe di Corleone racconta la Next Generation: “La sfida più grande è l’innovazione rispettando la tradizione. Il futuro del vino viaggia attraverso il dialogo tra generazioni”

di Camilla Rocca

Pietro Claudio Pollara, 31 anni, è nato in vigna. Agronomo, enologo e docente, attualmente responsabile dell’azienda agricola di famiglia a Monreale, Principe di Corleone, gestisce 50 ettari di terreno, curando il controllo qualità dei vini, i rapporti con enti educativi e la gestione dei registri di vinificazione telematici per il MIPAAF-SIAN.

Ha lavorato come Hospitality Manager per le tenute di famiglia, svolgendo degustazioni e visite guidate, e ha maturato esperienze internazionali in Napa Valley in California e nella Valle della Loira in Francia, concentrandosi sulla produzione e il controllo qualità delle uve e del vino. È anche stato docente di materie agrarie e chimiche nelle scuole secondarie.

Ha conseguito una laurea triennale in Scienze e Tecnologie Agrarie presso l’Università di Palermo e una laurea magistrale interateneo in Scienze Viticole ed Enologiche presso l’Università di Torino, con il massimo dei voti. Inoltre, ha completato un Master in Food & Wine Management presso l’Università LUMSA e un percorso formativo CLIL per la didattica delle lingue.

 

Che cos’è la next generation nel mondo del vino secondo te? 

La next generation nel vino rappresenta un approccio innovativo, attento alla sostenibilità, alla qualità e alla tecnologia, con un focus sul rispetto dell’ambiente e sull’autenticità del prodotto. In Sicilia da un paio di anni noi giovani produttori stiamo condividendo un percorso per preparaci al ricambio generazionale e alle sfide che dovremo affrontare

Perché è un tema così forte in questo momento? 

È un tema forte perché i consumatori e le nuove generazioni sono sempre più attenti alla sostenibilità e all’autenticità, spingendo il settore a evolversi verso pratiche più responsabili.

Sostenibilità nel vino, importa davvero per la Next generation? 

Sì, la sostenibilità è fondamentale per la next generation, che predilige vini prodotti in modo “naturale” e responsabile, riflettendo valori ambientali e sociali sempre più rilevanti. Non meno importante è anche la responsabilità che da giovani produttori abbiamo addosso provando a migliorare il mondo in cui viviamo: i nostri vigneti sono coltivati seguendo pratiche agricole che proteggono la biodiversità e riducono al minimo l’impatto ambientale rispettando i cicli naturali del terreno e preservando l’ecosistema locale. Tutte pratiche che insieme ad altre diventeranno sempre più fondamentali

Quanto è importante avere oggi in azienda un volto che racconti il brand? 

È essenziale. Avere un volto che rappresenta l’azienda aiuta a creare una connessione emotiva con il consumatore, rendendo il brand più riconoscibile e autentico. Per noi è una storia di famiglia e da azienda a conduzione familiare ci teniamo tanto ad identificarci con l’azienda

Possiamo dire che tu sei il volto della Next generation della tua cantina? 

Sì, rappresento la next generation della mia cantina insieme a mio fratello Leoluca e mio cugino Gaetano, abbiamo portato maggiore innovazione, sostenibilità e una visione più moderna di alcune etichette anche nella scelta di alcuni vini più contemporanei e maggiormente apprezzati sul mercato

C’è stato qualche scontro generazionale da quando sei entrata in azienda?

Ci sono stati e ci sono ancora momenti di confronto per avere anche opportunità di crescita, dove diverse visioni si sono integrate per evolvere l’azienda.

Cosa vorresti dire agli altri vignaioli? Un consiglio su come migliorare che noti spesso nei colleghi? 

Consiglierei di investire nella sostenibilità e nell’innovazione, ma anche nella comunicazione e nel territorio di riferimento: raccontare meglio il proprio lavoro e il valore del prodotto è essenziale. Soprattutto quando si parla di vino, comunicazione, prodotto e territorio fanno parte di un’unica mission

Importatori, distributori, commercianti ti hanno considerato meno in quanto giovane? E all’estero? 

All’inizio, sì, ma con il tempo la passione e la qualità del prodotto hanno parlato da sole, anche all’estero, dove il vino giovane e innovativo è apprezzato.

Qual è il vino della cantina che meglio rappresenta la next generation? 

Senza dubbio i nostri Sophia Catarratto e Nero d’Avola e poi il Ridente Angelica Grillo ed il Ridente Orlando Syrah. Sono tutte uve che raccontano al meglio la Sicilia ed il nostro territorio di riferimento che è la DOC Monreale. Inoltre il lavoro sulla certificazione biologica rappresenta al meglio la next generation, poiché unisce tradizione e innovazione, riflettendo il nostro impegno verso la sostenibilità e la qualità.

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Camilla Rocca

Una passione per il mondo del vino che parte dalle origini, si è allargata all’enoturismo e ai racconti delle persone, di quei volti, quelle mani, delle storie che sono dietro alla vigna

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