Buon anno da Cristian Brocchi: “Il calcio mi ha insegnato a mangiare e bere bene”

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Uno dei centrocampisti più vincenti: “Il mio vino preferito? L’Amarone. Mi piace molto la carne e quindi bevo spesso rossi fermi. Nelle squadre il nutrizionista abitua gli atleti a una dieta sana che ci portiamo anche nella vita”

Di Luca D.F.       

Cristian Brocchi è uno dei centrocampisti più vincenti degli ultimi vent’anni. Ha vinto tutto con la maglia del Milan e poi ha continuato a vincere con quella della Lazio: 2 Champions League (nel 2002-2003 e nel 2006-2007), la Coppa del Mondo per club (nel 2007), 2 Supercoppe Uefa (nel 2003 e nel 2007), lo scudetto (nel 2003-2004), la Coppa Italia (nel 2002-2003) e la Supercoppa Italiana (nel 2004): questa è l’impressionante serie di vittorie di Cristian Brocchi con il Milan. Da aggiungere, i risultati ottenuti con la Lazio: 2 Coppe Italia (nel 2008-2009 e nel 2012-2013) e la Supercoppa Italiana (nel 2009).   Impossibile dimenticare il primo trionfo: il campionato di Serie B con il Verona nel 1998-1999. 

Appese le scarpe al classico chiodo, Cristian Brocchi ha intrapreso la carriera di allenatore portando il Monza dalla Serie C alla Serie B. Oggi commenta il calcio per Amazon Prime Video e Radio Tv Serie A.

Qual è il suo vino preferito?

“L’Amarone. In generale, bevo vini rossi fermi perché si abbinano bene con la carne che a me piace molto. Non solo la classica bistecca, ma molti tipi diversi. Frequento spesso ristoranti brasiliani dove ti fanno assaggiare una dozzina di tagli diversi. Bevo vino soprattutto quando vado al ristorante, ma anche mia moglie preferisce il vino rosso e quindi un bicchiere ogni tanto lo gustiamo anche a casa. Un bicchiere non ha mai fatto male a nessuno, l’importante è non esagerare. Lo stesso discorso vale per il cibo. Nelle squadre di calcio il nutrizionista c’è sempre stato e noi calciatori abbiamo imparato a stare attenti a quel che mangiamo ed a quanto mangiamo”.

Lei è stato sia calciatore che allenatore e quindi può rispondere meglio di altri a questa domanda: quanto conta davvero il tecnico nel successo di una squadra di calcio?

“Dico sempre che la fortuna di un allenatore è avere i giocatori giusti. Comunque, l’allenatore svolge un ruolo importantissimo a livello formativo. Mi spiego: ci sono giocatori giovani che debuttano in prima squadra e si inseriscono facilmente nei meccanismi di gioco. In questo caso è quasi sempre merito della società che decide che i giocatori della cantera devono essere allenati in modo tale da poter debuttare in qualunque momento in prima squadra. L’allenatore della squadra giovanile e quello della prima squadra devono fare in modo che questo avvenga. Non è necessario che si parlino spesso, ognuno sa qual è il lavoro che deve svolgere. Se guardiamo al settore giovanile di altri paesi, tipo la Spagna, dobbiamo ammettere che sono molto più avanti di noi”.

 

Chi è stato l’allenatore più importante della sua carriera?

“Cesare Prandelli, l’ho avuto nel Verona nella stagione in cui abbiamo vinto il campionato di Serie B (1998-1999), l’anno seguente in Serie A e l’ho ritrovato alla Fiorentina qualche anno dopo”.

Perché tanti allenatori italiani hanno successo all’estero?

“Perché in Italia si imparano tante cose a livello tattico che magari all’estero sottovalutano.  La preparazione dei nostri allenatori è fuori discussione. Ogni tanto qualcuno la mette in dubbio. Ricordo che quando Carlo Ancelotti arrivò secondo per 2 anni consecutivi con la Juventus, alcuni lo definirono un eterno secondo. Oggi, dopo decenni di vittorie da parte di Carlo, questa definizione fa ridere. Purtroppo nel calcio si esprimono tanti giudizi affrettati sulle persone”. 

Lei è ricordato soprattutto per le grandi vittorie nel Milan, ma ha avuto una carriera di successo anche nella Lazio. Come mai ha deciso di passare alla Lazio?

“Perché sentivo dire spesso ‘Brocchi ha vinto tanto perché era nel Milan’. Volevo dimostrare di saper vincere anche in un’altra squadra. Proprio al Milan ho imparato ad accettare le sfide, a mettermi sempre in gioco. Quando ho avuto la possibilità di giocare nella Lazio ho accettato subito.  Vincere la Coppa Italia con la Lazio mi ha dato una grande soddisfazione”.

 

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Luca D.F

Giornalista poliedrico ma specializzato in sport e spettacolo, collabora con quotidiani, periodici e riviste online vantando una lunga milizia radiotelevisiva. Ha scritto per Corriere della Sera, Il Giornale, Controcampo, Men's Health Italia, Guerin Sportivo, Jack e Progress.

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