La guerra commerciale in atto tra USA e Unione Europea arriva a minacciare pesantemente il mondo del beverage alcolico del vecchio continente.
In un post sul suo social network Truth il Presidente americano, contestando “l’odiosa tariffa del 50% sul whisky” annunciata ieri da Bruxelles, ha avvertito che “se non verrà rimossa immediatamente, gli Stati Uniti ne porranno a breve una del 200% su tutti i vini, gli champagne e i prodotti alcolici che arrivano dalla Francia e dagli altri Paesi dell’Ue. Questo sarà grandioso per le imprese americane che producono vino e champagne”.
In gioco un mercato di export da oltre 6 miliardi di Euro, dominato dalla Francia con il 37% di quota di export e seguito dall’Italia con un 30% per un controvalore di poco al di sotto dei 2 miliardi.
Questo provvedimento metterebbe a serio rischio molte aziende italiane, abbiamo raccolto le reazioni a caldo di alcuni protagonisti.

Tra le prime reazioni quella di Gian Marco Centinaio, Vice Presidente del Senato della Repubblica che ha dichiarato a Vendemmie:
“Sono molto preoccupato. Obiettivo del Governo Italiano, che si è appuntato la stelletta di amico degli USA, è quello di fungere da mediatore nei confronti del Governo Americano sia per i prodotti italiani che per quelli europei. Le diplomazie devono sedersi al tavolo per trovare una soluzione che non penalizzi le nostre filiere. Oltre a trovare una soluzione diplomatica che eviti una potenziale catastrofe commerciale, l’Unione Europea deve lavorare diplomaticamente per creare condizioni migliori di export in mercati alternativi a quello statunitense in modo da consentire alle nostre imprese di potere essere più competitive su scala globale differenziando e ampliando la presenza sui mercati nei spesso quali non esiste un’omologazione dei dazi di esportazione tra i paesi membri dell’UE”.
Riccardo Cotarella, presidente nazionale di Assoenologi ha dichiarato a Vendemmie: “L’ipotesi che gli Stati Uniti possano introdurre dazi pesanti anche per il vino italiano preoccupa molto, ma speriamo che si possano ancora scongiurare. Confidiamo molto nell’interlocuzione che la nostra presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha con il presidente Trump. Il nostro Paese è da sempre vicino all’America e quindi mi auguro che i dazi non coinvolgano il nostro settore e neanche altri segmenti dell’economia italiana. Ma anche qualora dovessero essere introdotti, per il vino italiano, credo che non avranno un impatto catastrofico come si legge in giro. Il vino italiano ha un grande appeal negli Stati Uniti, è un’icona al pari del Parmigiano o altri grandi prodotti del nostro agroalimentare e quindi difficilmente i consumatori rinunceranno alle nostre bottiglie, anche se inevitabilmente una contrazione dei consumi ce la dovremmo attendere”.
“Confidiamo che l’ultima dichiarazione del presidente Trump sia una provocazione. Inutile dire che con tariffe di queste (s)proporzioni, i nostri produttori di vino perderebbero il partner commerciale numero uno al mondo”, dice il Presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.
“L’export italiano di vino verso gli USA – prosegue Giansanti – vale, infatti, quasi 2 miliardi di euro ed è in crescita. Pochi mesi fa, a fine 2024, le nostre aziende hanno partecipato all’edizione americana di Vinitaly con grande entusiasmo e risultati. Restiamo convinti che innescare una guerra di dazi non serva a nessuno. L’Unione Europea, per evitare di azzerare l’export verso gli Stati Uniti, deve fare sistema ed agire in modo coeso privilegiando la negoziazione”.
“Occorre ora fermare una pericolosa escalation che sta conducendo a una guerra commerciale globale dove le prime vittime saranno i cittadini statunitensi che pagheranno di più i prodotti e, con essi, gli agricoltori, mettendo in atto tutte le azioni diplomatiche necessarie per scongiurare lo stravolgimento dei flussi commerciali” sottolinea il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini. “Credo che ci voglia buon senso da entrambe le parti – aggiunge l’ad di Filiera Italia Luigi Scordamaglia -. La minaccia di Trump è legata alla conferma dell’Europa del dazio del 50% sul whisky americano. La Commissione Ue dovrebbe dimostrare buona volontà continuando ad evitare con la moratoria in essere questo dazio salvaguardando cosi vino e alcolici europei. Qualcuno deve cominciare a mostrare un po’ di buon senso, sia l’Europa a farlo per prima”.
“Il tema dei dazi ci riguarda da vicino, considerando che gli Stati Uniti rappresentano il nostro primo mercato, con oltre il 23% della nostra destinazione commerciale”, commenta Giancarlo Guidolin, Presidente del Consorzio di tutela del Prosecco DOC. “È difficile prevedere l’impatto sul nostro settore, tanto meno sull’intero export italiano, poiché non sono ancora stati confermati dati specifici ma sicuramente, se le misure venissero applicate, specie nelle proporzioni diffuse oggi, le ripercussioni sarebbero deleterie per molte delle nostre aziende, il cui export verso gli USA supera l’80%. Tuttavia, la nostra Denominazione è supportata da un mercato di esportazione diversificato, con Regno Unito, Germania e Francia tra le principali destinazioni. In ogni caso, la storia ci insegna che le guerre commerciali non portano mai a risultati positivi: auspichiamo ancora un dialogo costruttivo tra Stati Uniti ed Europa per ridurre al minimo i potenziali danni.”
Stefano Ricagno – Presidente del Consorzio di Tutela Asti DOCG ha dichiarato a Vendemmie
“Sarebbe un problema enorme: per Asti docg gli USA rappresentano un mercato che vale il 50% delle vendite della denominazione.
Circa 45 mln di bottiglie, 15 mln di Asti spumante e 30 mln di Moscato d’Asti.
Spero che la diplomazia politica Italiana ed Europea abbia il buon senso di mettersi intorno al tavolo con l’Amministrazione Americana per trovare soluzioni eque”.
Il Presidente dell’Unione Italiana Vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi ha dichiarato “L’escalation delle guerre commerciali genera situazioni grottesche in cui a perdere sono tutti. Siamo al sonno della ragione che genera mostri, speriamo in un pronto risveglio da questo incubo, perché il vino è il simbolo dell’amicizia tra i due popoli. Con i dazi al 200%, a cui non vogliamo credere almeno quanto non crediamo ai mostri, l’Ue perderebbe circa 4,9 miliardi di euro di export, ovvero il monte totale delle esportazioni dirette oltreoceano. Ma a perdere sarebbe anche tutta l’industria del wine & food americana, perché per ogni euro di vino d’importazione acquistato se ne generano 4,5 in favore dell’economia statunitense”
“Speriamo che questa di Trump sia solo una provocazione. Una tassazione al 200% sui vini azzererebbe di fatto le vendite verso gli Stati Uniti, che sono il nostro primo mercato di sbocco per il vino, con quasi 1,9 miliardi euro e un peso sulle esportazioni agroalimentari oltreoceano del 26%”. Questo il commento del Presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dopo le dichiarazioni rilasciate dal presidente Usa, Donald Trump.
“Auspichiamo che in queste settimane le diplomazie lavorino attivamente per scongiurare uno scontro sul tema dei dazi che avrebbe una serie di duri contraccolpi sia in Europa che negli Stati Uniti”. Così il Presidente del settore Vino di Confcooperative Fedagripesca Luca Rigotti commenta le dichiarazioni rese via social dal presidente Trump.
“Se si arrivasse ad una decisione così estrema – ha aggiunto – le aziende del vino europee si dovranno inevitabilmente farsi carico di assorbire quanto più possibile lo choc del rincaro, ma è fuori di dubbio che un eventuale inasprimento del dazio all’importazione metterà in difficoltà tutta la filiera, compresi gli importatori e i consumatori americani”.
“Perché il vino italiano non subisca delle perdite derivanti da questo contesto – ha concluso – mi preme ribadire quanto sia determinante e fondamentale il lavoro delle diplomazie per evitare di appesantire una situazione geopolitica ed economica già delicata”.