Il fascino immortale di uno dei siti archeologici più importanti del nostro paese e trampolino di lancio per scoprire le suggestive vigne del territorio
di Luca Sessa
Una settimana a spasso in Sicilia, girando in auto da una costa all’altra, visitando luoghi storici alla scoperta di una terra straordinaria e impegnativa al tempo stesso. La nostra “circumnavigazione su strada” dell’isola dopo le prime tappe a Palermo e Trapani ci conduce ad Agrigento, città fondata dai greci intorno al 581 a. C. e che sorge in un territorio in cui si insediarono i vari popoli che lasciarono traccia nell’isola. Luogo di grande fascino che consente di spendere una giornata al mare nella vicina zona di Porto Empedocle e di fare un vero e proprio viaggio nel tempo nella meravigliosa Valle dei Templi, dove i mandorli fioriscono già nel mese di gennaio. Unica al mondo, è un’area dove ambiente naturalistico e ruderi archeologici si fondono con naturale armonia. Soggiornando in città è possibile raggiungere il sito anche a piedi ammirando la natura e le strutture storiche che si ergono sullo sfondo.
Percorrendo la Via Panoramica raggiungiamo l’ingresso della Via Sacra, nella parte più altre dove è situato il Tempio di Giunone, proseguendo poi verso il Tempio della Concordia, la necropoli paleocristiana e la Villa Aurea. Una successione che suscita grande stupore per lo stato di conservazione e la valenza storica di strutture che testimoniano il passaggio dell’uomo in questo territorio. Dopo l’obbligatoria tappa per dissetarsi e difendersi dalla forte calura estiva, ci dirigiamo in direzione della strada in lieve pendio che conduce ai resti del Tempio di Ercole, che consente di visitare anche la limitrofa Tomba di Terone. Proseguendo e attraversando il moderno ponte si raggiunge la vasta area dei ruderi del grande Tempio del Giove Olimpico con la copia del Telamone o Gigante, posizionato in sito (l’originale è conservato al Museo Archeologico) e poco più avanti si raggiunge l’area sacra delle Divinità Ctonie. Il Tempio di Castore e Polluce, detto anche dei Dioscuri, è collocato proprio dentro quest’area. Prima di tornare in città non possiamo non visitare il Giardino della Kolimbetra, un angolo di paradiso archeologico e agricolo, ricco di colori e profumi.
Tornati in città raggiungiamo il locale scelto per il nostro pranzo, l’Osteria Ex Panificio. Situato nel centro storico, tra il teatro Pirandello e il belvedere, l’ex panificio è stato trasformato in un ristorante moderno e accogliente, con alcune forme di pane alle pareti a testimoniare il vecchio utilizzo degli spazi. La proposta gastronomica omaggia e valorizza la tradizione culinaria locale. Dopo gli ottimi antipasti, il Tortino di Melanzane e lo Spiedino di Sarde a Beccafico, c’è chi opta per il primo chi per il secondo, e tra i vari assaggi meritano una menzione gli Spaghetti c’angiova e muddica (finocchietto, pomodoro, uvetta, pinoli, mollica) e la Cotoletta di Ricciola in salsa di peperoni. Dopo la gustosa sosta decidiamo di fare due passi in centro risalendo piazza San Giuseppe per giungere al nostro obiettivo, Piazza Lena, dove è possibile ammirare i blocchi di pietra calcarea artisticamente posizionati e disegnati con tema greco dall’artista italo-argentino Silvio Benedicto Benedetto. Prosesguendo per via Matteotti è possibile raggiungere la caratteristica e affascinante chiesa medievale di Santa Maria dei Greci.
Il tempo è dalla nostra parte e quindi, sapendo d’avere a breve distanza la cantina Cristo di Campobello. I 50 km che ci separano da Campobello di Licata ci consentono d’ammirare l’entroterra siciliano con i suoi colori e l’alternanza di paesaggi. Rispetto di un territorio unico e prezioso, vinificazione individuale per ciascun vigneto sono solo alcune delle scelte dell’azienda, in una filosofia che privilegia, fin dalle origini, la qualità. Dopo decenni trascorsi a coltivare vendemmie è nata la visione di un nuovo percorso enologico che trova piena espressione nel Metodo Classico, Extra Brut (50 mesi), Millesimato 2017 da Grillo. La raccolta manuale in piccole cassette dopo un’accurata selezione in vigna consente di valorizzare le uve. Dopo la fermentazione segue un periodo di affinamento sulle fecce fini per sei mesi circa a temperatura controllata in acciaio. Successivamente si effettua il tiraggio e la rifermentazione in bottiglia con l’affinamento sui lieviti per 50 mesi. Si procede all’operazione manuale di remuage delle bottiglie, quindi dopo la sboccatura almeno tre mesi in bottiglia prima della commercializzazione. Un prodotto eccellente, di grande freschezza dal delicato colore giallo paglierino con un perlage fine ed elegantemente persistente. La Sicilia in un calice, un assaggio gratificante per il palato che chiude in bellezza la giornata.
Luca Sessa
Classe 1975, napoletano di nascita, romano d’adozione. Laureato in statistica, giornalista, presentatore e critico enogastronomico, collabora con varie testate nazionali e con alcune guide di riferimento del panorama nazionale.