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Teresa Librandi: “Incontrarsi per scambiarsi esperienze e opinioni, è questa la mia ricetta next gen”

Tempo di lettura: 4 minuti

La figlia dello storico fondatore dell’omonima cantina è tornata in Calabria nell’azienda di famiglia: “Ci passiamo il testimone con 4 cugini, così ci sentiamo più forti per affrontare le sfide di mercato”

di Camilla Rocca

Teresa Librandi, figlia più giovane di Antonio Librandi, storico fondatore dell’azienda insieme al fratello Nicodemo, classe 1982, dopo aver completato gli studi classici al liceo, si è laureata in Amministrazione Aziendale presso l’Università Commerciale L. Bocconi di Milano. Ha lavorato per 3 anni presso PWC a Milano e poi si è trasferita a Cirò Marina per entrare nell’azienda di famiglia. Socia proprietaria, dal 2012 è CFO della Cantina Librandi.

Che cos’è la next generation nel mondo del vino?

La “next generation” nel mondo del vino si riferisce alla nuova generazione vitivinicola. Si tratta spesso di figli di produttori che hanno preso in mano le redini delle aziende di famiglia. A mio parere è necessario avere un approccio innovativo, rivolto al futuro, ai mutamenti economici e sociali e quindi alle nuove sfide del mercato, ma sempre nel rispetto della storia e di quanto costruito delle generazioni precedenti per non correre il rischio di perdere l’identità.

Perché è un tema così forte in questo momento?

Si tratta di un tema di estrema attualità oltre che molto sensibile. Nel settore vitivinicolo italiano molte aziende sono a conduzione familiare e si trovano in questo periodo storico ad affrontare il ricambio generazionale. Un momento delicato che, per avere successo, deve essere opportunamente pianificato e strutturato perché implica il trasferimento da una generazione all’altra del patrimonio di know-how, relazioni, competenze tecniche, valori e visione aziendale. Un processo che richiede tempo e durante il quale diventa essenziale la gestione della convivenza tra generazioni.

Sostenibilità nel vino, importa davvero per la Next generation?

Il tema della sostenibilità nel mondo del vino è un argomento di centrale importanza. La sostenibilità va intesa non soltanto come strategia, ma come principio guida di ogni decisione aziendale. Un impegno ambientale, sociale ed economico che è sempre più sentito dalle nuove generazioni e che si deve tradurre non soltanto nell’adozione di pratiche e processi sostenibili in cantina e in vigna ma anche nel coinvolgimento di tutti gli attori che ruotano attorno al mondo del vino: dipendenti, collaboratori, clienti, fornitori, distributori. Nel nostro caso questo impegno sociale, economico e ambientale si è consolidato con l’ottenimento nel 2021 della certificazione Equalitas e con la pubblicazione del nostro primo Bilancio di Sostenibilità.

Quanto è importante avere oggi in azienda un volto che racconti il brand?

È fondamentale, soprattutto nel mondo del vino, nel quale lo storytelling rappresenta uno degli strumenti di comunicazione più efficaci. E nessuno può raccontare una storia, un territorio, trasmettere i valori di una famiglia meglio di chi li vive ogni giorno in prima persona.

Possiamo dire che tu sei il volto della Next generation della tua cantina?

Non sono l’unico volto, siamo in 4 e tutti impegnati in prima linea nelle diverse attività dell’azienda, con ruoli ben definiti. I miei cugini Raffaele e Paolo seguono la produzione e la commercializzazione, mio fratello Francesco si occupa principalmente dell’ospitalità e io seguo l’amministrazione e mi occupo degli aspetti finanziari.

C’è stato qualche scontro generazionale da quando sei entrata in azienda?

Non parlerei di scontro, ma di confronti costruttivi tra generazioni differenti. Nel caso della nostra azienda, infatti, il processo che ha condotto al passaggio del testimone è stato graduale e ha visto per molti anni coesistere le diverse generazioni. In questa fase, il costante dialogo, il confronto, la collaborazione, lo scambio di esperienze e competenze, la chiara definizione dei ruoli e una progressiva cessione di responsabilità hanno non soltanto garantito la continuità aziendale ma hanno anche rappresentato una importante opportunità di crescita e consolidamento dell’azienda.

Cosa vorresti dire agli altri vignaioli? un consiglio su come migliorare che noti spesso nei colleghi?

Non amo dare consigli, ma una cosa che ripeto spesso a me stessa e che condivido volentieri con i miei colleghi è che vanno rinnovate sempre di più le occasioni di incontro e di scambio di esperienze per la definizione di strategie comuni, almeno su grandi temi. La creazione e soprattutto l’incentivazione di reti e associazioni nel mondo del vino è essenziale, perché è un mondo che non si può dare per scontato dato che sta affrontando sfide epocali. Da soli non si possono affrontare.

Importatori, distributori, commercianti ti hanno considerato meno in quanto giovane e donna? E all’estero?

A prescindere dal contesto e dall’ambito di lavoro io sono convinta che a parità di influenza e potere contrattuale, siano la competenza e la preparazione a definire la tipologia di approccio che si instaura tra le parti. Sicuramente in alcuni casi una sorta di paternalismo e a volte di maschilismo si possono riscontrare, ma credo siano un limite più di chi li pratica che di chi dovrebbe subirli.

Qual è il vino della cantina che meglio rappresenta la next generation?

Io ne prendo due. Il nostro Megonio, un rosso importante che nasce da uve di Magliocco, un vitigno antico calabrese che è stato riscoperto e valorizzato. Rappresenta appieno il legame tra passato e futuro. Aggiungo poi il Calaonda, blend di Gaglioppo e Merlot. Un rosso fresco e fruttato ma anche profondo. Un vino dal carattere “cosmopolita”, come le nuove generazioni devono ancora provare ad essere.

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Camilla Rocca

Una passione per il mondo del vino che parte dalle origini, si è allargata all’enoturismo e ai racconti delle persone, di quei volti, quelle mani, delle storie che sono dietro alla vigna

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