La ricerca statunitense, con il supporto delle università della California, dell’Oregon e di Washington, mira ad approfondire gli effetti dell’esposizione delle uve al fumo, analizzando i dati raccolti sul campo dai sensori.
Nella rovente estate 2022 tra siccità e innalzamento delle temperature gli incendi sono tornati a funestare i territori in Italia e in tutto il mondo senza esclusione di colpi, lambendo e in qualche caso devastando anche interi vigneti. Se da una parte è ovvio che il rischio di distruzione delle coltivazioni è quello più grave, dall’altra si tende a dimenticare un danno secondario: gli effetti dell’esposizione delle uve al fumo e come questo possa riflettersi poi nel vino.
A tal proposito negli Stati Uniti si stanno facendo passi avanti: un progetto finanziato dal Dipartimento dell’Agricoltura in collaborazione con i ricercatori dell’Università Davis della California (USD), della Oregon State University (OSU) e della Washington State University (WSU) prevede l’installazione di sensori nei vigneti californiani, dell’Oregon e dello stato di Washington per monitorare in tempo reale l’esposizione ai fumi dell’uva in vigna.
Gli apparecchi, sviluppati dall’azienda Thingy IoT, possono misurare le concentrazioni di particolato (PM) a PM 1,0, PM 2,5, PM 4 e PM 10, la qualità dell’aria e la presenza di sostanze chimiche tra cui monossido e biossido di carbonio e possono inoltre raccogliere dati delle stazioni meteorologiche locali. I primi prototipi erano stati progettati nel 2017 da ingegneri e vigili del fuoco primariamente per il monitoraggio degli incendi, adesso trovano una seconda importante applicazione nel campo enologico. Nel 2020 sono stati testati sul campo con l’ausilio del professor Tom Collins della WSU; si prevede per il 2022 la messa in funzione di oltre 20 apparecchi nei vigneti negli AVA di Washington e contemporaneamente i ricercatori dell’OSU guidati dalla professoressa Elizabeth Tomasino stanno definendo i siti per il posizionamento negli AVA di Oregon, Columbia, Willamette, Umpqua e Rogue Valley.
In California sono già operativi 21 apparecchi in altrettanti vigneti nelle contee di Napa e Sonoma con la supervisione della specialista in enologia Anita Oberholster.
Da ognuna di queste stazioni verranno prelevati e analizzati campioni di uva: l’obiettivo dei ricercatori è riuscire a stabilire dei modelli di rischio di esposizione al fumo delle uve incrociando dati meteorologici e ambientali, per predisporre dei paradigmi di intervento in caso di necessità.