La grande pugile parla di vino, cibo e vita sana: “Quando combattevo non c’era l’idea di rivolgersi a un nutrizionista, ogni agonista mangiava ciò che faceva stare bene. Adesso esistono consulenti per qualunque cosa e i boxeur di altissimo livello hanno perfino il mental coach”
Luca D.F.
Dal 2000 al 2003 Maria Moroni ha sostenuto 9 combattimenti di pugilato: 7 vinti, 1 pareggiato e 1 perso. I primi 2 combattimenti hanno avuto luogo all’estero, uno negli Stati Uniti perché la boxe professionistica femminile in Italia è stata legalizzata nel 2001 e la tessera numero 1 della FPI è stata data proprio a Maria Moroni. Il 2 agosto 2002 a Spoleto Maria Moroni ha battuto la francese Nadia Debras conquistando il vacante titolo europeo dei pesi piuma dopo 10 riprese da 2 minuti ciascuna. Maria ha perso la cintura alla terza difesa contro la bulgara Galina Koleva Ivanova. Appesi i guantoni al chiodo, Maria ha continuato a occuparsi di pugilato candidandosi e venendo eletta nel consiglio della Federazione Pugilistica Italiana. Oggi si occupa d’altro, ma non ha mai perso interesse nei confronti della nobile arte.
Come Stefania Bianchini, anche Maria Moroni ha sempre dato grande importanza al rapporto con i mezzi di comunicazione e ha una rassegna stampa degna di una campionessa d’Europa.
Maria, quali sono i tuoi vini preferiti?
“Sono nata a Foligno e vivo tra Foligno e Perugia, in Umbria. Mi piacciono i vini della mia regione, in particolare i vini rossi che si abbinano con la carne. Anche quando combattevo ho sempre mangiato carne perché mi faceva stare bene. Vent’anni fa in Italia non c’era l’idea di rivolgersi a un nutrizionista per raggiungere la migliore forma fisica prima di un combattimento e per mantenerla tra un match e l’altro. Ogni agonista si regolava come meglio credeva. Questa è una differenza importante tra il pugilato odierno e quello della mia epoca: oggi esistono consulenti per qualunque cosa, i pugili di altissimo livello hanno perfino il mental coach”.
Hai mai mangiato la “bistecca” vegana prodotta con la farina di lenticchie?
“No, ma intendo assaggiarla prima o poi. Anche se mi dovesse piacere molto, sicuramente non rinuncerò a mangiare carne”.
Fin dall’inizio della tua carriera, i giornalisti si sono interessati a te ed ancor oggi continuano a chiamarti. Non sono molti i campioni e le campionesse di pugilato ad essere diventati personaggi. Secondo te, per quale motivo?
“Posso solo fare un’ipotesi: sarà dovuto alla timidezza di alcuni campioni e alla diffidenza di chi li circonda nei confronti dei giornalisti. I pugili hanno la tendenza a delegare tutto al loro allenatore e al loro organizzatore e se questi ultimi dicono loro di non parlare con i giornalisti, i pugili non lo fanno. Solo i grandi campioni hanno uno staff che comprende persone estranee al pugilato come l’addetto stampa, l’agente di spettacolo che propone la loro presenza ai programmi televisivi, lo stylist che sceglie quali abiti devono indossare per un servizio fotografico e così via. Tutti questi professionisti devono essere pagati e solo i grandi campioni guadagnano tanto da potersi permettere di ingaggiarli. Anche in questo sono stata una pioniera affidando vent’anni fa la mia immagine ad un’agenzia che era agli inizi ed oggi è fra le più importanti a livello nazionale. In quel periodo i loro personaggi più importanti erano Maria Moroni e… il cavallo Varenne”.
Quando combattevi si vendevano moltissimo i calendari con protagoniste attrici e campionesse: ti hanno mai proposto di posare per un calendario?
“Si, quando ero campionessa d’Europa. Non ho accettato perché non era nelle mie corde. Pur non avendo fatto un calendario, sono diventata abbastanza famosa da essere diventata una domanda di un esame di Stato: ‘Chi è stata la prima pugile professionista in Italia?’ Me lo hanno detto persone che hanno sostenuto quell’esame. Una umbra ha risposto esattamente, un’altra era dell’Emilia Romagna e ha risposto Simona Galassi che è romagnola…”.
Simona Galassi e Stefania Bianchini sono le altre due pioniere della boxe femminile in Italia. Ti sei mai sentita in competizione con loro?
“No, perché abbiamo fatto dei percorsi diversi. Stefania era una campionessa di kickboxing prima di dedicarsi al pugilato. Simona ha iniziato con gli altri sport da ring, poi ha avuto una lunga carriera nel pugilato dilettantistico e infine ha esordito nel pugilato professionistico. Io mi sono dedicata solo al pugilato professionistico. Il mio primo amore sportivo è stato il pattinaggio artistico che ho praticato in singolo e in coppia, perché vicino casa mia c’era una struttura in cui si praticava il pattinaggio a rotelle (i pattini in linea non esistevano). Ho smesso a causa di un infortunio”.
In questo momento di cosa ti occupi?
“Il mio lavoro principale è in uno studio legale. Sono anche docente alla facoltà di scienze motorie di Tor Vergata: la mia qualifica è cultore della materia in diritto privato e dello sport. Ho anche una cattedra di professore a contratto di sport da combattimento. Ho lavorato come commentatrice tecnica di pugilato per reti televisive e quotidiani online che facevano la diretta streaming”.
Hai fatto di tutto, ti manca solo la politica.
“Quando ero campionessa d’Europa due fazioni contrapposte mi hanno proposto la candidatura al consiglio regionale. Non ho accettato perché sono molto indipendente e avrei fatto fatica ad entrare nelle logiche della politica”.
Luca D.F
Giornalista poliedrico ma specializzato in sport e spettacolo, collabora con quotidiani, periodici e riviste online vantando una lunga milizia radiotelevisiva. Ha scritto per Corriere della Sera, Il Giornale, Controcampo, Men's Health Italia, Guerin Sportivo, Jack e Progress.