Tollet Franck: “Vendemmiamo a 8 gradi sotto zero, è ciò che fa la differenza. Con torce e reti ci immergiamo nel buio del mattino per cogliere l’essenza del nostro vino”
di Mattia Giangaspero
Il vino ghiacciato della Casa Ronsil non è semplicemente una trovata di marketing in occasione del Natale, quanto più il racconto di un prodotto unico nel suo genere, che racchiude e cristallizza l’impegno nel seguire i ritmi della natura, assecondandone e comprendendone le regole tanto da creare l’unico vino ghiacciato d’Italia. E per questo “l’Ice Wine” è il racconto di una storia custodita, nel nostro Paese, solo dalla Casa Ronsil.
Ci troviamo nel cuore della Val di Susa, territorio di vigne d’eccellenza, come l’Avanà, ma dall’inverno del 2006, diventato luogo ideale anche del vino ghiacciato. È qui che nascono Casa Ronsil, a circa 750/800 Mt di altitudine, e la vite, con caratteristiche uniche, dalla quale verrà generato il vino ghiacciato, infatti, la stessa, viene avvolta dal Moncenisio e, in questo modo, il freddo dell’inverno è come se si fermasse lì.
“Vicino a questa vigna abbiamo anche un piccolo torrente che porta un po’ di umidità alla vite” – racconta Thollet Franck, titolare di Casa Ronsil. Non è, però, tutto merito della conformazione del territorio, ma anche dell’attenzione che viene dedicata all’uva durante la speciale vendemmia. Infatti, per la realizzazione del vino ghiacciato, ci vuole anche tanta passione e dedizione ci raccontano dall’azienda agricola.
“L’uva dobbiamo raccoglierla alle prime ore del mattino, con il buio, perché è in quel momento che fa più freddo. Dal nostro ufficio usciamo con più torce possibili e andiamo alla vite, togliamo le reti e inizia la nostra giornata”.
E quando incomincia il racconto di come avviene la vendemmia, si iniziano a notare le tante differenze che ci sono, in relazione a questo tradizionale momento, rispetto a ciò che avviene per la produzione di tutti gli altri vini. “È fondamentale per l’Ice Wine vendemmiare a – 6/8 gradi perché solo con queste temperature avviene la separazione dell’acqua e dello zucchero internamente all’acino. È una raccolta che si fa nel periodo di fine dicembre, anche se, negli ultimi anni, la raccolta è slittata a fine gennaio a causa dell’aumento delle temperature”.
Una volta colta l’uva, la si trasporta nel torchio, anch’esso posto all’esterno così da mantenere temperature estremamente basse. Qui avviene la separazione tra l’acqua congelata contenuta negli acini e lo zucchero. Una volta terminata la spremitura, si attende un processo di fermentazione, anch’essa molto lenta, di circa 4-5 mesi. Per poter ottenere il vino imbottigliato bisognerà poi attendere minimo 2 anni.
“Ovviamente, con queste tempistiche, generiamo una quantità di bottiglie limitata, imbottigliamo circa 500 vini ghiacciati e non è sempre detto che la produzione possa avvenire tutte le stagioni” – continua a raccontare il fondatore – “Quest’anno, non c’è stata alcuna produzione poiché l’uva non era abbastanza bella”.
La storia del loro Ice Wine, che chiameranno Ice One – “abbiamo voluto fare un gioco di parole essendo il nostro primo vino ghiacciato” – si intreccia allo sport; infatti, il 2006 non è un anno casuale. Ci sono stati i mondiali di calcio ed è questo sicuramente il ricordo italiano più nitido nella testa di tutti, ma non dimentichiamoci che ci troviamo in Val di Susa. La vendemmia poi avviene in inverno e in quel periodo quale evento venne organizzato vicino al territorio in cui risiede Casa Ronsil?
L’esistenza dell’Ice Wine in Italia è merito anche delle Olimpiadi invernali di Torino e della Camera del Commercio che, durante l’organizzazione dell’evento nel 2004, ebbe l’idea di creare un prodotto tipico italiano e celebrativo proprio dei Giochi Olimpici.
“Un giorno si presentano, dalla Camera di Commercio di Torino, persone da orizzonti diversi che avevano pensato di fare un prodotto particolare assieme ad esperti internazionali di Ice Wine. Fanno un sopralluogo dei nostri vigneti e individuano un’area particolare, unica, in cui poter realizzare quel che sarà poi il nostro Ice One”.
Il Vino ghiacciato è tipico di territori quali la Germania o la Svezia e gli esperti internazionali volevano che Casa Ronsil realizzasse il vino, come in quei luoghi, utilizzando come vite solo l’Avanà, ma questo non fu possibile. “Analizzarono la nostra Avanà, ma era troppo tannica; per fortuna, oltre a questa vite, coltiviamo anche la Becuet e la Chatus e quando facemmo la prima vendemmia come prova con le uve della Chatus venne davvero un buon vino”.
Adesso, il vino ghiacciato è anche un prodotto tipico italiano, un po’ grazie alla Val di Susa, un po’ grazie a Casa Ronsil, un po’ grazie anche allo sport, ma non è un vino tradizionale come tutti. Infatti, a Casa Ronsil, proprio perché trattasi di una produzione limitata, non hanno voluto aprire tanti canali di vendita libera. “Abbiamo sempre pensato che sarebbe bello se chi volesse il nostro vino venisse anche a trovarci e a vedere le nostre viti, ma capiamo che non è sempre possibile e, per questo motivo, abbiamo dato la possibilità di acquistare anche dal nostro sito web”.
Mattia Giangaspero
Giornalista professionista che parla di ambiente calcio e sostenibilità alimentare. Ha
conseguito la laurea in Linguaggi dei Media e il Master di Giornalismo a Stampa, radiotelevisivo e multimediale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.