I segreti per dare voce al vino in una platea sempre più ampia tra media che cambiano velocemente
di Camilla Rocca
Chiara Giannotti ha passato 15 anni a lavorare in diverse cantine vinicole in Toscana e poi nelle Marche, in quella di proprietà della sua famiglia da tre generazioni. Dame Chevalier de Champagne. Poi nel 2015 nasce una delle prime web tv dedicata al mondo del vino, Vino.tv ma è anche autrice del Libro “La Cantina Perfetta” per Rizzoli Editore uscito nel 2019 nel mercato italiano e nel mercato Usa con la versione “The Perfect Wine Cellar”. L’abbiamo intervistata per scoprire i segreti della comunicazione del vino.
Cosa fa davvero la differenza oggi nel raccontare un vino?
Difficile rispondere a questa domanda, forse la vera risposta sta proprio nell’essere differenti. È la personalità e il modo autentico in cui si riesce a comunicarla che rende il racconto davvero unico. E questo vale sia per chi lo produce che per chi lo racconta.
Come si è evoluta la comunicazione del vino negli ultimi anni?
Possiamo dire che la comunicazione del vino negli ultimi anni più che un’evoluzione ha avuto proprio uno stravolgimento. Dai mezzi a disposizione per farlo, al tipo di comunicatori e di contenuti. Fondamentalmente si è passati da una comunicazione riservata a pochi eletti, una cerchia ristretta di appassionati, fino ad arrivare ad un pubblico molto più ampio, molto più curioso e spesso molto più preparato. Si passa quindi da racconti e dettagli molto approfonditi a piccole pillole di infarinatura generale, da dettagli molto tecnici e puntuali destinati ai più esperti a semplici curiosità per neofiti. Si affiancano inoltre una comunicazione più tradizionale, che resta un capo saldo dove poter approfondire, a contenuti più veloci e stimolanti.
Vino e tv: come si riesce a raccontare il vino al grande pubblico senza sminuirlo?
Bisogna partire sempre da una base molto solida di conoscenza e contenuti originali e interessanti, e utilizzare a quel punto un linguaggio più semplice, più immediato che possa raggiungere una platea più ampia. Parlare in modo semplice non significa quindi banalizzare o restare sulla superficialità, ma avere la capacità di sintesi e l’empatia di capire il pubblico al quale ci si sta riferendo.
Come riesci a passare dei termini tecnici ma in modo facile?
Cercando di spiegare le basi, senza dare niente per scontato, e scendendo nel particolare poco alla volta.
Cosa ne pensi della moda rosé?
Il vino rosato sta negli ultimi anni crescendo molto perché finalmente i produttori in primis ne hanno capito le potenzialità e la qualità produttiva è molto cresciuta, dandogli una vera e propria identità e dignità, sia nei territori storici, sia in quelli emergenti.
Oggi le donne contano di più nel mondo del vino e come?
Sicuramente la presenza delle donne nel mondo del vino è cresciuta esponenzialmente, rispetto a quando ho iniziato a lavorare vent’anni fa. Specialmente in alcuni settori, come la comunicazione e l’accoglienza, ma ormai in qualsiasi ruolo, nel mondo del vino, come altrove, le donne sono riuscite a trovare il loro posto e stanno cominciando ad avere i giusti riconoscimenti e attenzione. Anche se di strada ce n’è ancora molta da fare.
Cosa ti porti a casa della tua esperienza come vignaiola?
Tantissimo. Credo che la formazione che ho fatto “sul campo”, lavorando nelle aziende vinicole di famiglia, sia stata preziosa ed essenziale per permettermi di formarmi, di capire e quindi di raccontare il vino come faccio ormai dal 2015. Spesso vedendo il mondo del vino dal di fuori, non si comprendono diverse dinamiche, e soprattutto non si capisce che lavoro immenso c’è dietro ogni bottiglia di vino. Oltre alle tante conoscenze acquisite, questo mi ha permesso di sviluppare più empatia, più rispetto e più accortezze verso il lavoro di ogni vignaiolo, e anche di vedere un po’ al di là di quello che sono le apparenze o le cose che raccontano.
E nel futuro ti vedi tornare alla terra o continuare la tua carriera nella comunicazione del vino?
Credo di essere tra i pochi comunicatori che non sognano di avere una propria azienda vinicola. Ho già dato e ne sono grata. Fare il vignaiolo è uno dei lavori più belli del mondo, ma ormai la mia vocazione è quella di raccontare il mondo del vino a 360°, spaziando da una zona all’altra, scoprendo e facendo scoprire tutte le sue meraviglie. Per me ormai non c’è cosa più bella.
Funziona promuovere il vino su IG?
Assolutamente sì. Ormai direi che più che utile è essenziale. C’è un mondo di utenti molto interessato e curioso, con i quali si riesce anche a stabilire dei legami, dei contatti, a fidelizzarli, a indirizzarli. È uno strumento che, se ben utilizzato, ha un potenziale enorme. Ma è un lavoro, e va visto come tale. Altrimenti possono uscire messaggi sbagliati, fuorvianti o totalmente inutili.
E su TikTok? E su Facebook? Su Youtube? E in che modo?
Sono tutte piattaforme molto utili, a seconda di come e cosa si vuole promuovere. Bisogna però tenere presente che sono canali differenti, e come tali vanno trattati. Contenuti e format che possono funzionare bene su un social non è detto che funzionino su l’altro anzi. Bisogna adeguare il messaggio al pubblico di riferimento tanto quanto alla piattaforma di riferimento. E ognuno deve trovare anche quella che maggiormente rispecchia la propria personalità e il proprio pubblico, e dedicarcisi. Meglio scegliere di essere ben presenti solo dove ci si trova meglio, piuttosto che disperdere le energie ovunque senza ottenere poi nessun risultato tangibile.
Che altri canali consiglieresti per raccontare e promuovere il vino?
Questi sono sicuramente i canali più interessanti al momento, ma è sempre consigliabile restare sempre aggiornati e valutare tutte le strade possibili, senza mai disdegnare i canali tradizionali come il sito internet, le guide e le riviste che restano comunque un veicolo ancora oggi importante.
Camilla Rocca
Una passione per il mondo del vino che parte dalle origini, si è allargata all’enoturismo e ai racconti delle persone, di quei volti, quelle mani, delle storie che sono dietro alla vigna