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I vitigni centenari del Trentino rivivono grazie a Cavit

Tempo di lettura: 3 minuti

Nel cuore delle Dolomiti il consorzio preserva l’identità del territorio: “Tuteliamo e valorizziamo ogni varietà affinché le future generazioni possano continuare ad apprezzare questa tradizione”

di Camilla Rocca

Nel cuore delle Dolomiti, il Trentino si distingue per la sua ricca tradizione vitivinicola, profondamente radicata nella cultura del territorio. I vitigni autoctoni rappresentano un patrimonio inestimabile, custodi della biodiversità e dell’identità di questa terra. Cavit, consorzio di undici cantine sociali che raccoglie oltre 5.250 viticoltori, si pone come guardiano di questa tradizione, impegnandosi quotidianamente nella valorizzazione di queste varietà uniche. 

La filosofia di Cavit: tradizione e innovazione 

Guidato da un profondo rispetto per l’eredità enologica locale, Cavit coltiva con responsabilità e cura i vitigni autoctoni, rinnovando l’antica arte vitivinicola e adattandola alle esigenze contemporanee. Andrea Faustini, responsabile agronomico ed enologico del consorzio, spiega: “In ogni vitigno autoctono si cela la storia del territorio. Il nostro obiettivo è tutelare e valorizzare ogni varietà, affinché le future generazioni possano continuare ad apprezzare questa tradizione radicata.” 

Questa missione si concretizza in un approccio sostenibile e diversificato, che unisce ricerca, sperimentazione e valorizzazione delle tecniche di coltivazione tradizionali. Vitigni come Teroldego, Marzemino, Schiava e Nosiola trovano spazio nelle diverse linee di vino del consorzio, offrendo prodotti di alta qualità che rispondono alle esigenze di un pubblico sempre più attento. 

La Schiava: la storia nella tradizione 

La Schiava, uno dei simboli del Trentino, è coltivata sin dal 1500. Il suo nome deriva dall’espressione latina “cum vineis sclavis”, che richiama un’antica tecnica di coltivazione a filare. Questo metodo, considerato innovativo nel Medioevo, ha gettato le basi per una viticoltura ordinata e produttiva. 

Nonostante il suo declino negli anni ’80, Cavit ha ridato vigore a questa varietà con il vino ‘Cum Vineis Sclavis’, che unisce freschezza, versatilità e basso contenuto alcolico. Un prodotto che celebra la tradizione, rendendola accessibile ai consumatori moderni. 

Il Teroldego: il principe del Trentino 

Il Teroldego, definito il vino principe del Trentino, ha una storia affascinante che risale al Medioevo. La sua coltivazione è concentrata nella Piana Rotaliana, un’area unica per la ricchezza di minerali dei suoi suoli, influenzati dai fiumi Noce e Avisio. 

Cavit celebra il Teroldego con tre etichette rappresentative: Teroldego Rotaliano DOC Mastri Vernacoli, pensato per la grande distribuzione, Maso Cervara Teroldego Rotaliano Superiore DOC Riserva e Bottega Vinai Teroldego Rotaliano, destinati al canale Ho.re.ca. Questi vini esprimono al meglio la complessità e la versatilità di un vitigno che incarna l’essenza del territorio. 

Il Marzemino: l’eccellenza della Vallagarina 

Simbolo della Vallagarina, il Marzemino è legato a doppio filo alla tradizione locale, tanto da essere celebrato nel Don Giovanni di Mozart. Cavit ha investito nella valorizzazione di questa varietà attraverso il vigneto storico Maso Romani, una perla enologica circondata da antiche mura. 

Grazie a vent’anni di studi e sperimentazioni, Cavit ha sviluppato cloni migliorativi del Marzemino, preservandone la biodiversità. Il risultato è un vino che coniuga tradizione e innovazione, rappresentato da etichette come Maso Romani Marzemino Trentino Superiore DOC e Bottega Vinai Marzemino, simboli di eccellenza per la ristorazione. 

La Nosiola: l’unicità del bianco trentino 

L’unico vitigno autoctono a bacca bianca del Trentino, la Nosiola, prospera in aree come la Valle dei Laghi e Pressano. Cavit ne ha fatto un emblema di qualità, proponendolo in tre linee: Nosiola Trentino DOC Mastri Vernacoli, Conzal Nosiola Trentino DOC, e Trentino Doc Nosiola Bottega Vinai. 

La Nosiola è anche l’anima del prezioso Vino Santo Trentino, prodotto con uve appassite e vinificate in primavera, seguendo una tradizione che risale a oltre 200 anni fa. Cavit perpetua questa antica arte con il suo Arèle Vino Santo Trentino DOC, un nettare raro e prezioso che può invecchiare per decenni, mantenendo intatta la sua straordinaria qualità.

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