Accrescere l’eccellenza del Brunello Biondi-Santi, portando avanti la visione illuminata di una filosofia produttiva che ha contribuito a raggiungere l’attuale posizionamento. La nuova era si chiama Christopher Descours, l’uomo fedele al cammino tracciato e allo stile simbolo Biondi-Santi.
di Giovanna Romeo
Varcare Tenuta Greppo, là, sulla sommità della collina a pochi passi dalla città di Montalcino, significa entrare nel luogo dove tutto ebbe inizio, ripercorrere a ritroso un cammino illuminato che ha segnato la nascita del Brunello di Montalcino. Un vino straordinario che come nessun’altro può essere ricondotto a una storia esclusivamente italiana, a un solo uomo che in un preciso momento – era la metà dell’Ottocento – ebbe l’intuizione di vinificare il Sangiovese in purezza con l’ambizione di farne un vino importante, longevo, di grande struttura. Clemente Santi e poi il nipote Ferruccio Biondi Santi che ha proseguito il lavoro del nonno a cui è poi seguito Tancredi, il grande enologo, fino al custode e difensore del Brunello, Franco Biondi Santi. Un lavoro di generazioni e date significative fissate nella memoria, pietre miliari di grande fermento e conoscenza, dalla lotta alla fillossera alla prima vinificazione del Sangiovese in purezza nel 1888 secondo uno stile tradizionale segnato da intuizioni pionieristiche come la selezione e la registrazione del clone autoctono di Sangiovese che porta il nome della famiglia: BBS11, Brunello Biondi Santi 11. Un’eredità che arriva ai giorni nostri nelle mani di Jacopo e Tancredi Biondi Santi e che nel 2016 subisce un epocale passaggio di mano. Il gruppo francese EPI di Christopher Descours acquisisce la leggenda, il brand di caratura mondiale, il piccolo gioiello da avviare a una nuova fase aziendale. Una nuova evoluzione senza rivoluzione, nel quale si è voluto mantenere intatto l’equilibrio tra uomo, natura e tempo avvalendosi di figure il cui compito è continuare ad accrescere l’eccellenza. A guidare l’azienda Giampiero Bertolini, Amministratore Delegato e Federico Radi, Direttore Tecnico, entrambi in piena sinergia e con la mente proiettata al futuro, a nuovi approcci vitivinicoli in totale equilibrio ai dettami stilistici del passato. Tenuta Greppo, sede storica dell’azienda si trova su un appezzamento di 47 ettari e ospita il blocco più grande dei vigneti. Altri 4 siti, I Pieri, Scarnacuoia, Pievecchia e Ribusuoli, quest’ultimo acquistato nel 2019, sono stati scelti per la complementarietà e per poter garantire la continuità dello stile Biondi-Santi negli anni: vini eleganti, di profondità e tensione – Brunello di Montalcino, Brunello Riserva, Rosso di Montalcino – caratterizzati da una vena acida importante e da una notevole e celeberrima longevità.
“Stiamo facendo davvero molte cose per preparare il futuro – afferma Giampiero Bertolini -. Biondi-Santi è rimasta nell’animo un’azienda italiana, veracemente toscana, che stiamo cercando di indirizzare verso una nuova fase. Dopo 3 anni d’impegno stiamo constatando che il mercato ci dà ragione, non solo in termini di numeri ma anche di feedback. La trasparenza del nostro lavoro è l’attività immateriale con il quale cerchiamo di comunicare come vogliamo interpretare il domani”.
Sebbene in Biondi-Santi manchi l’esperienza dell’uomo, intensa come quella specifica sensibilità che era nella testa e nell’animo di Franco Biondi Santi, precedentemente del padre e più recentemente di Jacopo, l’azienda può contare su un team dalle grandi competenze che creano conoscenza fruibile per il futuro. “Capire cosa abbiamo per le mani non è semplice – sottolinea Giampiero Bertolini –; se pensate che in meno di un ettaro troviamo due cloni e molteplici differenti suoli, capite bene che l’agire in modo responsabile verso questo patrimonio immenso è forse la grande sfida odierna”.
L’azienda non a caso ha messo a punto un approccio vitivinicolo guidato da una prospettiva di equilibrio tra il rispetto per l’intuizioneche portò alla nascita del Brunello e il valore del tempo, elemento distintivo e intrinseco nel carattere dei vini Biondi-Santi. La viticoltura rigenerativa, ovvero una gestione volta ad accrescere la materia organica e la vita microbiologica mantenendo un equilibrio ottimale della flora e della fauna; la parcellizzazione applicata su 32 ettari dei vigneti eseguita con profondi scavi nel terreno per un’analisi approfondita dei suoli e della loro composizione e l’individuazione di 12 parcelle rappresentative dei diversi suoli (dal 2019 vendemmiate, vinificate e invecchiate separatamente per poter conoscere meglio il carattere distintivo del vino); la selezione massale del vigneto storico risalente agli anni ‘30, il tesoro aziendale in poco più di mezzo ettaro con lo scopo di portare nel futuro l’identità genetica di Tenuta Greppo selezionando piante madri progenitrici del materiale. Infine il nuovo impianto realizzato nel 2019, una struttura senza pali di legno dotata di barre orizzontali mobili per sostenere i fili dell’impianto, disegnata appositamente per Biondi-Santi e studiata per favorire l’arieggiamento della fascia grappolo riducendo i problemi fitosanitari e limitando eventuali scottature della pianta è la sfida nella gestione del global warming. Tra le molteplici azioni intraprese per proteggere lo stile dei vini Biondi-Santi, vi è il progetto di una nuova cantina completamente interrata, il prossimo step necessario per l’evoluzione. Spazi necessari per svolgere al meglio il lavoro artigianale che trasferisce l’equilibrio della vigna alla cantina compiendo fermentazioni separate che partono da un pied de cuve specifico per ogni vigneto.
“In tre anni abbiamo rivoluzionato il brand al 100%– commenta l’Amministratore Delegato -. Abbiamo riposizionato la marca secondo il suo potenziale, portando avanti una strategia prettamente di valore che ha aumentato le vendite e in parallelo i prezzi. Abbiamo a disposizione un patrimonio enologico e culturale enorme. La famiglia Biondi Santi ha custodito nella cantina del vino Riserva, “La Storica” di Tenuta Greppo, il 40% delle bottiglie prodotte dal ’71 fino ad oggi, un patrimonio unico e di valore che la proprietà francese ha scelto di valorizzare rilasciando insieme ad ogni nuova uscita di Brunello Riserva un’annata storica (nel 2022 questa Riserva è la 1985, riconosciuta tra le migliori prodotte da Franco Biondi Santi). Poche centinaia di bottiglie in tutto il mondo che ci consentono di evidenziare il valore, la bevibilità, la longevità del Brunello Biondi-Santi, ognuna delle quali è sigillata da una cera d’api apposta sul tappo di sughero delle bottiglie riposte nude”.
“Tutto ciò è stato possibile – continua Bertolini – grazie alla visione lungimirante di Christopher Descours capace di guardare lontano, al valore proiettato al futuro ma soprattutto capace di mantenere un grande equilibrio tra domanda e offerta. Un lavoro che è parte di una mentalità prettamente francese, ma soprattutto di Descours, uomo di grande passione molto sensibile alla tradizione e alla bellezza di Tenuta Greppo e Biondi-Santi”. Un erede non preordinato che come Franco Biondi Santi ha a cuore l’esperienza, la cultura, l’equilibrio di ieri e di domani.
Franco Biondi Santi: “La natura è fondamentale per il vino così come lo è per le persone. Essere naturali significa essere il più fedeli possibile alla natura. Il mio vino è naturale perché è prodotto senza fare pressione sulla natura, permettendo al processo di procedere con la stessa lentezza necessaria per la realizzazione di cose naturali.”