Bianchi liguri e rossi toscani: così Massa e Carrara a tavola si stringono la mano

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La più settentrionale tra le province dell’Italia Centrale, sul confine di 3 regioni, unisce scenari paesaggistici differenti ma altrettanto affascinanti, che regalano esperienze enogastronomiche uniche

“Venite a trovarci nella nostra casa al mare”. Quante (brevi) vacanze hanno avuto luogo grazie ad inviti di questo tipo, che spesso ci consente di andare alla scoperta di territori che probabilmente mai avremmo preso in considerazione per un viaggio. L’invito di una coppia di amici piemontesi che tempo fa han comprato casa nella zona della Marina di Massa ha subito messo in moto la nostra voglia di strutturare un meticoloso ‘piano di battaglia’ per soddisfare la curiosità di esplorare la più settentrionale delle province dell’Italia Centrale, quella di Massa e Carrara, una terra di confine che unisce Toscana, Emilia-Romagna e Liguria. Il nostro racconto però non partirà con la descrizione del bagno di primo mattino, essendo poco avvezzi alle basse temperature; piuttosto narra di una bellissima colazione con in sottofondo il rumore delle piccole onde sul bagnasciuga toscano.

Il programma di giornata prevede la visita di Massa in mattinata, una tappa a Carrara per il pranzo, la visita a una cantina di zona nel pomeriggio e il ritorno al mare per un tuffo al tramonto, quando le temperature saranno più consone ai nostri gusti in fatto di esperienze acquatiche. Massa è una città tutto sommato piccola, conta poco più di 60.000 abitanti, dislocati per tutto il territorio comunale, ma nel suo piccolo centro storico sono concentrati diversi monumenti e luoghi di interesse che vale la pena visitare, a partire da Piazza Aranci che prende il nome dalla doppia fila di alberi di arancio che la cinge su tre lati. Su di essa si affaccia il Palazzo Ducale, che ne occupa l’intero lato orientale. L’edificio risale al 1563, quando venne costruito da Alberico I Cybo-Malaspina in stile rinascimentale. Nei secoli successivi ha assunto connotati barocchi, specialmente all’esterno, mentre all’interno, dopo l’ingresso vi è un bel cortile con colonne e scalinate, in fondo al quale si trova il ninfeo, con la statua di Nettuno che cavalca le onde. Oggi, parte del palazzo Ducale è adibito a museo ed è quindi visitabile, sia dall’esterno che dall’interno. L’altra ‘attrazione’ da non perdere è il Duomo, la chiesa più importante della città. I lavori per la sua costruzione iniziarono nel XV secolo, e venne consacrata nel 1470. Il completamento però avvenne soltanto diversi secoli dopo, nel 1936, quando assunse l’aspetto che possiamo ammirare ancora adesso. L’imponente facciata resta ancora oggi il punto di forza della struttura per il suo impatto visivo.

Una ventina di minuti ci consente di raggiungere “l’altra metà” della provincia, quella Carrara da sempre nota per essere centro di rilevanza internazionale per l’estrazione, la lavorazione e il commercio del marmo. Avendo poco tempo a disposizione saltiamo (colpevolmente) il giro turistico nel centro cittadino per dirigerci verso l’Osteria La Capinera, una delle insegne storiche del luogo, situata a pochi passi da Piazza Alberica. Un locale semplice e accogliente che propone i piatti tipici della cucina carrarina. Scorrendo l’agile menu il nostro sguardo si posa inevitabilmente sulle Pappardelle al Capriolo e sui Muscoli ripieni, due assaggi di grande intensità che ci fanno apprezzare la cucina locale. Giusto il tempo di ammirare Piazza Alberica con i tanti edifici colorati e la fontana centrale con la statua della duchessa Maria Beatrice d’Este e di gustare un caffè e si riparte in direzione nord per raggiungere Fosdinovo. È qui infatti che ha sede l’azienda agricola biologica Terenzuola a cui Ivan Giuliani ha saputo dar lustro negli ultimi anni grazie alla preziosa collaborazione con Marco Nicolini.

“Bianchi liguri e rossi toscani”: è questo il motto di una realtà che snoda i suoi 22 ettari vitati a diverse altitudini, dai 50 ai 450 metri, tra Liguria e Toscana. Preservare l’identità del territorio è il mantra di Terenzuola, messo in pratica grazie alla costruzione di una cantina realizzata su quattro differenti livelli per limitare al minimo l’intervento dell’uomo. L’areale di produzione inizia alle Cinque Terre, passa per Luni e finisce alle pendici delle Alpi Apuane a ridosso delle storiche cave di marmo di Carrara, in un territorio con 5000 anni di storia alle spalle chiamato Lunigiana storica fortemente vocato alla coltivazione della vite già dai tempi dei Romani. Il risultato di tale filosofia si traduce in vini quali il Fosso di Corsano, Vermentino Doc Colli di Luni, che al calice rileva un importante potenziale per quel che concerne la longevità, e il Cinque Terre, Bianco Doc Cinque Terre, ottenuto da vigneti terrazzati situati a strapiombo sul mare nei comuni di Riomaggiore, Manarola e Vernazza, composti da varietà locali quali Bosco, Vermentino, Albarola e Ruzzese. Assaggi di grande impatto olfattivo e gustativo che ci convincono a “far scorta” di bottiglie e di immaginare, sulla via del ritorno verso il mare, le cene con gli amici da organizzare per gustare i vini di Terenzuola.

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Luca Sessa

Classe 1975, napoletano di nascita, romano d’adozione. Laureato in statistica, giornalista, presentatore e critico enogastronomico, collabora con varie testate nazionali e con alcune guide di riferimento del panorama nazionale.

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