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Vetrata CityLife Ph. Lorenza Mercuri

Mi View Restaurant, il ristorante più alto di Milano con una carta vini di livello

Tempo di lettura: 3 minuti

Un magnifico punto di osservazione sulla città dove anche il vino è un’eccellenza da proporre in un connubio perfetto tra qualità e prezzo. Un’offerta ampia che non tralascia i vini convenzionali, i certificati biologici, i biodinamici Demeter o i vinificati in anfora.

di Giovanna Romeo

Mi View Restaurant, al ventesimo piano della Torre WJC World Join Center, è il ristorante più alto di Milano, un magnifico punto di osservazione su tutta la città dove è possibile godere di una vista sensazionale, di un menù di tradizione e contemporaneità, di una carta vini che sorprende per la ricerca e l’offerta qualitativa. A dimostrare che anche in un luogo di assoluto fine dining come Mi View è possibile lavorare la materia prima, che sia vino o cibo, con grande attenzione e rispetto del cliente (giusto ricarico), la presenza di una carta vini di provenienza nazionale ed estera realizzata e proposta da Monica Angeli, Mâitre Sommelier, con oltre 300 etichette e spirits artigianali come il “XX”, un gin di venti botaniche sapientemente selezionate da Monica. Tradizione e ricerca oltre che un alto livello di qualità sia in termini di scelta che di prezzo per una wine list che al Mi View Restaurant è un connubio perfetto, protagonista insieme alle altre “eccellenze” celebrate e valorizzate in tutte le loro forme. La ricerca attenta verso i piccoli e medi produttori è un viaggio che spazia dai vini convenzionali a quelli biodinamici certificati Demeter, orange wine, vini dolci francesi, ungheresi, vini aromatizzati italiani e vini liquorosi spagnoli 

A proporre una cucina tradizionale in chiave contemporanea, chiara e comprensibile, partendo sempre da un’accurata selezione delle materie prime e dalla loro successiva esaltazione, l’Executive Chef Cristian Spagnoli, classe 1976 originario della Franciacorta dove ha guidato le cucine di diversi prestigiosi ristoranti del territorio. Tre i percorsi degustazione proposti, un viaggio multisensoriale in un crescendo di gusti, profumi e colori vista skyline.

Il menù “Espressione” è il percorso più lungo della carta serale (11 portate). Cavallo di battaglia è “Il sigaro”, un cannolo di pollo Campese, morchelle, Parmigiano Reggiano “Vacche Rosse” con crema di patate e crumble salato. Eccellente “Il risotto selvatico”, un Carnaroli veneto mantecato al Bagòss con sedano verde Ercole e chiocciole al Franciacorta, servito in abbinamento a un calice di Soave Classico Doc “Contrada Salvarenza Vigne Vecchie” 2020 (prezzo in carta 55 euro), definito la grande scommessa di non sradicare le vecchie viti di Garganega, ma di permettere loro di maturare e svilupparsi al massimo, con un’età media che va dagli 80 anni fino a superare il secolo di vita.

Il percorso da sei portate, “Intrecci” inizia con il “French Toast”, un pan brioche al pepe, gambero rosso di Mazara, Wagyu, cardoncello, abbinato a un Riesling della Mosella Prüm Blue Trocken 2019/2020 (68 euro). Quindi “Un solo boccone” a base di Wagyu, foie gras e tartufo nero. A seguire “La cattedra del Presidente”, rombo, gambero e tartufo nero, zuppa di vongole, purea di carota bianca e arance. Si prosegue con “Al contadino non far sapere…”, rappresentato da un tortello all’agnello, fonduta di Roccaverano, rapa rossa e gel di pere. Infine “Velluto”, sella di capriolo, chorizo, cous cous di farro umbro abbinato a Terra Alta Do “De Batea” 2015, Garnacha 75%, Syrah 15%, Carignan 10% (125 euro). A chiudere un nuovo dessert destinato a diventare un simbolo del Mi View: “Sem a Milan” è un cremoso allo zafferano, gelato al midollo, acidità di mandarino, servito con una “nebbia scenografica”.

Totalmente vegetariana la degustazione di quattro portate, “Passione”. Per chi volesse invece cenare alla carta ampia scelta tra antipasti, primi piatti, main course e dessert, oltre al carrello dei formaggi accompagnati da composte artigianali.

Foto copertina di Lorenza Mercuri

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