Segreti millenari, sapori autentici, storie umane certificano il legame col territorio conservando fascino, storia e risorse
di Mario Miranda
Immaginate un viaggio in una terra dove il tempo scorre lento, scandito dal ritmo delle stagioni e dal lavoro paziente dei contadini. Un luogo incontaminato, dove la natura regna sovrana e regala i suoi frutti più pregiati.
Questa terra è il Sannio, un angolo di Campania che custodisce segreti millenari e sapori autentici. Qui, tra vigneti rigogliosi e uliveti secolari, nascono vini che racchiudono in sé l’anima di questa terra.
Tra questi spiccano quelli prodotti dal vitigno Aglianico, che trovano la loro più nobile espressione nella DOCG Aglianico del Taburno, ma anche intriganti interpretazioni in Sannio DOC e Beneventano IGP. Vini che conservano intatto il loro fascino primordiale e la loro personalità, ma che si aprono a nuove interpretazioni capaci di conquistare nuovi palati ed un pubblico internazionale.
Diversi produttori del Sannio negli ultimi anni stanno reinterpretando l’Aglianico con un approccio innovativo, con l’obiettivo di creare un vino più moderno ed elegante, senza snaturare le peculiarità del vitigno e il suo legame con il territorio. Un vino che, pur conservando la struttura e il carattere tipico dell’Aglianico, si presenti più armonioso e seducente, un po’ più affabile in gioventù ma capace come sempre di evolvere al meglio negli anni ed esprimersi a pieno.
Questa evoluzione stilistica rappresenta un’avventura enologica in continua evoluzione, fatta di vignaioli che, consapevoli del valore della tradizione, non hanno paura di sperimentare e di trovare nuove strade per esprimere tutto il potenziale di questo importante vitigno. In questo contesto, si distingue l’azienda Fontanavecchia della famiglia Rillo, una realtà del Sannio che, pur vantando una storia vitivinicola secolare, è capace di innovare nella ricerca della massima qualità per i suoi prodotti.
Aglianico: vitigno a bacca rossa più coltivato nel Sannio
L’Aglianico è un vitigno coltivato soprattutto in Campania e Basilicata, dove trova la sua massima espressione. Le sue origini sono antiche e incerte: il nome potrebbe derivare da “ellenico”, a indicare una possibile provenienza greca, ma diverse ipotesi alimentano il mistero.
Tra i vini più noti ottenuti da questo vitigno troviamo il Taurasi, l’Aglianico del Vulture e l’Aglianico del Taburno, quest’ultimo prodotto nel Sannio beneventano.
Nella provincia di Benevento, l’Aglianico regna incontrastato come vitigno a bacca nera più diffuso. La sua coltivazione secolare nelle aree a maggiore vocazione lo rende un elemento identitario della vitivinicoltura sannita.
Il forte legame con il Sannio ha portato alla selezione del biotipo “Amaro”, che si distingue dai biotipi del Taurasi e del Vulture pur essendo lo stesso vitigno.
In questo territorio, dalle uve di questo vitigno, si ottengono i vini: Aglianico del Taburno DOCG (nelle tipologie rosso, rosato e riserva); Sannio DOC Aglianico (con le sottozone Sant’Agata dei Goti, Guardiolo e Solopaca); Beneventano IGP Aglianico.
Un vino rosso da scoprire, con un futuro radioso
L’evoluzione dell’Aglianico nel Sannio è un processo in continuo divenire. Siamo solo all’inizio di questa fase di reinterpretazione e modernizzazione, e c’è ancora molta strada da fare. I vignaioli stanno sperimentando diverse tecniche e approcci, alla ricerca di una quadra, un modello preciso che possa coniugare tradizione e innovazione in modo armonico.
Tuttavia, la direzione intrapresa è quella giusta. Le nuove interpretazioni dell’Aglianico stanno ottenendo ottimi risultati, il potenziale di questo vitigno è enorme e il futuro del vino che ne deriva si prospetta radioso.
Dunque, se siete curiosi di scoprire questo importante vino campano, non vi resta che assaggiarlo in tutte le sue forme. Lasciatevi conquistare dalla sua eleganza e dal suo carattere, e preparatevi a vivere un’esperienza sensoriale unica.
Fontanavecchia: Radici profonde, sguardo al futuro
L’azienda Fontanavecchia della Famiglia Rillo, situata alle pendici del Taburno, è tra i punti di riferimento per la vitivinicoltura del Sannio. Da oltre cento anni i Rillo, con passione e dedizione, si dedicano alla produzione di vini che esprimono il carattere distintivo di questo territorio.
L’azienda attualmente guidata da Libero Rillo, insieme al padre Orazio e al fratello Giuseppe, possiede 18 ettari di vigneti posti a 250-400 metri s.l.m. su terreno argilloso con marne calcaree affioranti. Aglianico, Falanghina, Fiano, Greco, Coda di volpe e Piedirosso sono i vitigni coltivati, da cui nasce una variegata gamma di vini di qualità.
Pur nel rispetto della tradizione, l’azienda è aperta all’innovazione e alle nuove tendenze del mercato vitivinicolo. La collaborazione con l’enologo Emiliano Falsini, che ha portato nuove idee e dato inizio a interessanti progetti, testimonia questo impegno.


Grave Mora Aglianico del Taburno Riserva DOCG e il Vigna Cataratte Aglianico del Taburno Riserva DOCG
Il Grave Mora Aglianico del Taburno Riserva DOCG e il Vigna Cataratte Aglianico del Taburno Riserva DOCG sono tra i vini più prestigiosi dell’azienda Fontanavecchia.
Entrambi sono ottenuti da uve Aglianico 100%. La differenza sta nel fatto che il Vigna Cataratte proviene da uve selezionate di una sola vigna, mentre il Grave Mora è frutto di una selezione dei grappoli migliori di diverse vigne aziendali.
Dopo l’accurata raccolta manuale delle uve, segue il processo di vinificazione in rosso con fermentazione a temperatura controllata. La successiva fase di affinamento avviene in barriques di rovere francese per un periodo di 18 mesi.
È stato un piacere poter degustare il Vigna Cataratte Riserva e il Grave Mora Riserva nelle annate 2018 e 2017 rispettivamente.
Il Vigna Cataratte Riserva 2018 rivela al naso gentili note di mirtilli, more e cassis, che si fondono a sottili sentori floreali e a lievi sfumature agrumate di mandarino. Al palato mostra tannini levigati e un finale persistente. Lo si può bere adesso o conservare per qualche anno.
Il Grave Mora Riserva 2017 è un vino affascinante, che sprigiona dal calice note fruttate di prugna, ciliegia matura e ribes, alternate a lievi sentori speziati. Al palato si fa apprezzare per i tannini vellutati e per il finale di buona lunghezza. È un vino di cui si può già godere appieno.


Mario Miranda
Mario è un enologo campano, esperto di analisi sensoriale e degustazione del vino. Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Scienze Enologiche presso l’Università di Napoli, ha lavorato in diverse aziende vitivinicole e ha collaborato come editor e tasting coordinator per WinesCritic.com