La Montina sceglie sport e arte per tenere il passo: “Calcio, basket e un museo permanente tra le nostre botti e la nostra storia”

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Nel cuore della Franciacorta, Michele Bozza ci apre le porte di una realtà straordinaria: “Dal 1400 ad oggi un impegno costante e una visione circolare. Porte aperte ai consumatori anche per combattere la crisi”

di Luca Serafini 
 
Senti lo sfrigolio della ghiaia sotto agli pneumatici quando entri a Villa Baiana, subito respiri storia e ti senti immerso in essa. Lasci il parcheggio per imbatterti in un maestoso cedro del Libano del 1784, a fianco di un elegante Tamerice Venosa del 1804. Tonalità di verde che colorano gli occhi, i pensieri, in un attimo ti portano via. 
A Monticelli Brusati (Brescia) si aprono le porte di questa tenuta che somma capolavori in ogni angolo dei giardini, dei saloni, delle cantine. Michele Bozza è molto più di una guida: la passione avvolge le sue frasi e i suoi racconti, ognuno dispensa una diversa emozione. Questa è la casa della Montina, storica azienda vitivinicola della Franciacorta che affonda le sue radici dal 1400, ma fu più tardi – nel 1620 – che Benedetto Montini (avo di Papa Paolo VI) scese dalla Valsabbia per iniziare qui l’attività. 
Montina estende oggi i suoi vigneti su una superficie di 72 ettari, suddivisi tra le varietà Chardonnay e Pinot Nero distribuiti in 7 comuniGussago, Monticelli Brusati, Ome, Provaglio dIseo, Passirano, Rodengo Saiano e Rovato.
La produzione, improntata alle rigide norme del Disciplinare del Consorzio Franciacorta, è di circa 450.000 bottiglie annue: dai pregiati Franciacorta SatenRosè Demi Sec ed Extra Brut, al raffinate iconico QuorChardonnay 55% (40% in legno) e Pinot Nero 45% con affinamento in bottiglia per 72 mesi, prodotto in edizione limitata utilizzando solo le prime spremiture dei vigneti più longevi della cantina.
 
Michele, in questa pace non sembra possibile sentire la crisi…
 
Sorride, scuote la testa: “La demonizzazione del vino e dell’alcol, il clima, i dazi, le leggi sulle patenti… I pianeti sembrano allineati e negativi per il presente e il futuro. Il fatto è che la Franciacorta è una nicchia da 20 milioni di bottiglie, con grande rilevanza in Italia e all’estero nonostante una produzione esigua. La domanda supera costantemente l’offerta, siamo tranquilli: la bollicina tira e i consumi non calano. E’ vero però che oggi il metodo classico imperversa un po’ ovunque, ogni alberello ha la sua ombra”.
 

Quali sono i segreti?

“Non siamo una moda: abbiamo alle spalle 35 anni di Consorzio contraddistinti da una costante crescita qualitativa, grazie a una disciplinare molto restrittiva, alla serietà, soprattutto a un duro lavoro. Noi in particolare ci siamo concentrati sul linguaggio e sulla comunicazione. Ospitiamo un museo d’arte contemporanea, siamo entrati nello sport con il Milan prima e Germani basket Brescia adesso. Vantiamo 10-12.000 visite annuali in cantina, cercando di avere con il pubblico una comunicazione meno incensata e impostata”.

Hai parlato di demonizzazione: come esorcizzarla?

“Con il lato B: un calice in meno, ma qualità in più. Il resto è solo il gusto di raccontare storie: nemmeno lavorare 18 ore al giorno 7 su 7 fa bene… Eppure c’è chi lo fa”

 

Oltre allo sport, l’arte: una scelta originale.

“Ospitiamo la prima ‘Galleria di Arte Contemporanea della Franciacorta, accogliendo anche la mostra permanente delle opere dell’artista Remo Bianco (1922-1988), nativo di Milano. Nella Galleria sono esposte regolarmente mostre personali di artisti contemporanei nazionali e internazionali: offriamo loro la possibilità di far conoscere al pubblico le proprie opere in un percorso unico, che si snoda tra sale maestose, cantine e rigogliosi vigneti”.

Qual è stata la recente evoluzione dell’azienda, che nasce parecchi secoli fa?

“Eh sì, a cavallo del 1400 e del 1600… Mio nonno Antonio Fioravante Bozza fonda nel 1958 le Cantine Bozza, che erano essenzialmente un casolare di Monticelli Brusato. Poi abbiamo acquistato la tenuta Montina nell’82 che è stata sottoposta a ristrutturazione ampliamenti, mio papà Giancarlo fondatore insieme con i fratelli Alberto e Vittorio. Nel 1987 abbiamo festeggiato la prima vendemmia, un momento carico di emozioni. Nel 1989 è nata la prima bottiglia di Franciacorta La Montina”. 

Oggi è con Michele, Daniele e Anna Bozza, rispettivamente figli di Gian Carlo, Alberto e Vittorio, che questa straordinaria realtà prosegue il suo cammino.

LA STORIA

1620: la proprietaria della casa padronale era una nobile famiglia bresciana facente capo a Benedetto Montini –avo di Papa Paolo VI – il cui cognome originò il toponimo Montina.

1982: Si accordano 3 dei 7 fratelli Bozza, ovvero Gian Carlo, Vittorio, Alberto e acquistano la proprietà delle monache Dorotee in Contrada Baiana.

1986: iniziano i lavori di edificazione della nuova cantina di 2500 mq.

1987: i fratelli Bozza fondano La Montina e viene effettuata la prima vendemmia.

1998: prima estensione della cantina di 3000 mq.

1999: realizzazione del Torchio verticale Marmonier.

2000: inaugurazione della Galleria d’arte contemporanea in cantina.

2007: seconda espansione della cantina di 2500 mq completamente interrata.

2008: assegnazione del Premio Accoglienza Essere Franciacorta, indetto dalla Strada del Franciacorta in collaborazione con l’Università Bocconi di Milano, che premia l’azienda vinicola con il più elevato e qualificato livello d’accoglienza grazie alle attività, agli eventi e alle iniziative vocate all’arte che La Montina organizza durante tutto l’anno.

2014: restyling bottiglie ed etichette.

2015: nasce la bottiglia La Montina AC Milan Franciacorta DOCG Brut (Blending: Pinot Nero 15% e Chardonnay 85%).

2020: inizia la partnership con Pallacanestro Brescia.

2022: La Montina ottiene la Certificazione SQNPI.

2023: costruzione del nuovo centro congressi in cantina.

2024: presentazione Nuova Brand IdentityMontina”

Immagine di Luca Serafini

Luca Serafini

Dal 1° febbraio 2024 direttore responsabile di Vendemmie, giornalista e scrittore, ha una lunga carriera televisiva alle spalle ed è tuttora opinionista sportivo tra i più apprezzati. Ha pubblicato saggi e romanzi, con “Il cuore di un uomo” (Rizzoli, 2022) ha vinto il premio letterario “Zanibelli Sanofi, la parola che cura”.

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