Con l’evento “Vino al Vino”, dal 15 al 17 settembre, l’Unione Viticoltori di Panzano in Chianti porta al grande pubblico i prodotti e la storia di un territorio basato su un modello di sviluppo bio-territoriale unico e sulla forza dell’associazionismo: intervista a Giovanni Battista d’Orsi, Presidente Unione Viticoltori Panzano in Chianti, titolare dell’azienda agricola Casaloste.
di Francesca Lorenzoni
Se chiudete gli occhi e immaginate la campagna toscana, in particolare le colline del Chianti Classico, vi si pareranno davanti paesaggi mozzafiato. Cartoline verdeggianti fatte di ulivi e casolari, vigneti e cipressi, uno spettacolo senza pari diventato famoso nel mondo, tanto da poter essere richiamato alla memoria anche di chi ancora non ha avuto occasione di vederlo dal vivo. Non bisogna però accontentarsi delle cartoline, perché la realtà degli scorci che il Chianti Classico sa regalare supera di gran lunga la maestria anche dei migliori fotografi. La strada che porta a Panzano in Chianti si snoda dalla zona sud di Firenze su per le colline, attraversando Greve in Chianti. Il paese è una piccola chicca in cima alla collina che da una parte saluta Firenze in lontananza e dall’altra promette già l’arrivo a Siena, con la meraviglia della Conca d’Oro che, non appena si scollina, si para davanti ai viaggiatori in tutta la sua lussureggiante bellezza.
Qui a Panzano, ogni anno da quasi trent’anni ormai, il vino si celebra nella piazza principale, Piazza Bucciarelli, con l’evento Vino al Vino, tre giorni – dal 15 al 17 settembre prossimi – in cui i 23 viticoltori dell’Unione Viticoltori di Panzano in Chianti incontrano il grande pubblico per degustare insieme i prodotti di questa terra e raccontare la storia di un territorio dove si fa vino da secoli e dove un gruppo di lungimiranti produttori è custode di questi luoghi seguendo, fin dal 1995, un modello di sviluppo bio-territoriale unico e dinamico. Un esempio virtuoso di eccellenza in cui dialogo, collaborazione, solidarietà e amicizia sono considerati strumenti vincenti per affrontare in modo innovativo le sfide e il cambiamento. Di tutto questo – e molto altro – abbiamo parlato con Giovanni Battista d’Orsi, Presidente Unione Viticoltori Panzano in Chianti, titolare dell’azienda agricola Casaloste.

Come descriverebbe Panzano in Chianti e i suoi vini a chi – ancora! – non ha avuto occasione di visitare questi luoghi di persona?
A chi arriva a Panzano per la prima volta vorrei dire che viene a visitare un posto autentico, che esprime una vera tradizione contadina vitivinicola, rara da trovare al giorno d’oggi. Negli ultimi 30 anni il mondo del vino è progredito e molti territori hanno scelto di diventare principalmente vitivinicoli, supportati da un mercato e da una domanda a livello internazionale in continua crescita. Panzano lo è da sempre, ha sempre fatto vino. Cosimo III de’ Medici nel 1716 nel suo editto riconosceva Panzano tra le zone vocate per la produzione di Chianti stabilendo che il vino qui fosse pagato un prezzo maggiore perché di alta qualità. L’azienda che io ho comprato vendeva il Chianti in America già a fine del 1800 e il territorio del Chianti oggi è il territorio vitivinicolo più riconosciuto al mondo. La Toscana più di qualunque altra regione è risultata sensibile a preservare il prezioso patrimonio tramandatogli dal Rinascimento e ciò si può constatare da quanto i toscani preservano tradizioni e usi comuni, nel linguaggio, nell’edilizia ma, soprattutto, nel mangiare e bere. Chi non è mai stato a Panzano troverà qui l’autentica identità toscana, quella vera che si tramanda tra le generazioni ma che tra i vignaioli Panzanesi diventa motivo di orgoglio e vocazione.

L’Unione Viticoltori di Panzano nasce nel 1995. Un percorso quasi trentennale di associazione e condivisione sul territorio: come si è sviluppato il vostro lavoro in questi anni e quali sono i risultati più importanti che avete conseguito?
In questi anni abbiamo conseguito due risultati molto importanti. Il primo è stato quello di aver dimostrato che il mondo dell’associazionismo può essere un punto di forza. Panzano è andato agli onori della cronaca perché i produttori si sono messi insieme superando invidie e gelosie. Nella nostra Unione il potere di voto non dipende dalla superficie in ettari oppure dal numero di bottiglie prodotte. ‘Una testa un voto’, questa è la formula innovativa che abbiamo adottato, per la quale ogni azienda conta allo stesso modo e le decisioni sono prese in maniera collegiale. Il nostro comitato direttivo è un braccio operativo che ha la funzione di coordinare praticamente ciò che l’assemblea dei soci decide insieme. Una forma nuova di associazionismo, basata su una sinergia di persone che si mettono insieme per raggiungere un obiettivo comune che è quello di promuovere il territorio e far conoscere al mondo che a Panzano i vini vengono bene, grazie a persone appassionate che hanno scelto di fare questo mestiere nella loro vita. Un secondo risultato importante è che, mossi da questo desiderio di sviluppare e promuovere il territorio, abbiamo deciso fin dall’inizio, tutti insieme, di diventare biologici.

L’Unione nacque da un gruppo di produttori che decisero già nel 1995 di scegliere la conduzione biologica dei vigneti. Ci racconta di più su questo aspetto cardine della vostra associazione e di come lo avete sviluppato e consolidato nel tempo?
La sostenibilità in agricoltura nasce proprio a Panzano.
Nel 1996 la mia era l’unica azienda biologica certificata di Panzano. Seguita subito dopo da tutte le altre aziende che, verificato che i metodi dell’agricoltura biologica non influivano nella ricerca dell’eccellenza dei vini, hanno sposato il principio della sostenibilità preservando e rispettando il proprio territorio. Il nostro principale obiettivo è stato quello di tutelarci da una agricoltura convenzionale sempre più facile preda degli interessi delle multinazionali chimiche, troppo focalizzate al profitto e poco al rispetto degli equilibri ecologici del territorio. Dagli inizi del 2000 abbiamo sempre di più sentito la necessità di creare a Panzano un territorio che convergesse verso un sistema di conduzione biologica dei vigneti richiedendo alle aziende, che intendevano far parte della nostra Unione, di essere certificate Bio o Biodinamiche, introducendo successivamente una modifica statutaria che considerasse questo requisito indispensabile.
Siamo stati tra i primi in assoluto a farlo e la conseguenza è stata la nascita del primo Bio-distretto vitivinicolo in Europa. Perché tutto ciò si realizzasse è stato necessario mettere a sistema queste intenzioni e, dal 2006, per supportare le nostre aziende, abbiamo finanziato una Stazione Sperimentale per la Viticoltura: La Spevis, in collaborazione con l’agronomo Ruggero Mazzilli, con lo scopo di monitorare il territorio per rilevare le sue criticità e ridurre il più possibile gli interventi fitosanitari e avvalendoci delle migliori tecnologie che il mercato era in grado di offrire.
Oggi la stazione sperimentale Spevis ci fornisce tutta una serie di informazioni importanti sui prodotti che possiamo utilizzare, fa uno studio e un monitoraggio costante per cercare di prevenire le malattie in base ai dati metereologici che le centraline diffuse nel territorio ci restituiscono, fa un controllo capillare della presenza di un insetto lo scafoideo, portatore di una malattia – la Flavescenza dorata – le cui conseguenze potrebbero risultare catastrofiche per i vigneti. Quest’attività ci permette di ridurre al minimo i trattamenti, utilizzando prodotti efficaci ma consentiti dall’agricoltura biologica preservando i vigneti e il territorio di Panzano. Ad oggi oltre il 90% delle aziende di Panzano sono certificate biologiche e anche le aziende che non lo sono seguono pratiche agronomiche sostenibili e compatibili con l’agricoltura biologica.

Vino al Vino è la “festa” che ogni anno anima le strade di Panzano. Ci racconta di più di questa edizione 2023 e dei prossimi progetti in cantiere?
L’edizione 2023 di Vino al Vino finalmente ci permette di intervenire a favore del territorio in un momento che possiamo definire post pandemico, in cui ci stiamo riappropriando del contatto umano diretto con le persone. Questo per noi è un motivo di rinascita e di rilancio. Gli ultimi anni hanno messo in discussione molte delle nostre certezze e modificato l’atteggiamento nei confronti della vita, della sua bellezza ma soprattutto del piacere astratto ma intrinseco delle cose. Dietro una bottiglia c’è il volto di chi la produce, sempre e comunque, e oggi avere la possibilità di spiegare il vino a chi ne è innamorato, mostrando di persona con quale passione e desiderio viene fatto è un elemento importantissimo che restituisce un’identità ad un territorio e in particolare un significato al lavoro che stiamo facendo da anni.

Come partecipare a Vino al Vino 2023
Le persone che intendono partecipare a Vino al Vino 2023 possono acquistare il biglietto direttamente nel posto, al costo di 30 euro, valido per i tre giorni che comprenderà il kit con calice, tracolla, penna e brochure, mappa delle aziende partecipanti.
L’orario di apertura sarà venerdì dalle 12:00 alle 19:30; sabato dalle 11:00 alle 19:30 e domenica dalle 11:00 alle 19:00. Una selezione di vini potrà essere acquistata nell’apposito stand dell’Unione Viticoltori di Panzano in Chianti. Per ulteriori informazioni visitare il sito.