Una delle più antiche città d’Italia può vantare un patrimonio artistico e archeologico di assoluto valore. Eccelle anche l’enogastronomia completare un’esperienza di grande piacevolezza
di Luca Sessa
Il legame tra Roma e l’Abruzzo è ben rappresentato dai tantissimi residenti romani originari della regione che unisce terra e mare, ma anche da alcuni piatti “manifesto” come gli arrosticini, naturalmente identificativi della tradizione culinaria abruzzese ma da tempo ben radicati nei menu di tanti locali della Capitale. Una delle ultime giornate libere di queste vacanze estive convince me, Francesco e Salvatore, “amici di tavola”, ad organizzare una andata e ritorno a Chieti, una delle cittadine più antiche d’Italia e che vanta uno dei patrimoni artistici e archeologici più belli della nostra penisola. Circa due ore di auto ci separano dalla nostra meta, località strategica per visitare anche alcuni siti naturalistici situati nei pressi del capoluogo. Il posizionamento in collina permette una serie di vedute sul mare che hanno permesso d’essere soprannominata “la Terrazza d’Abruzzo”. La protagonista della nostra mattinata è la natura con le tanto odiate (da Francesco) passeggiate nel verde, grazie al Parco Nazionale della Majella che può vantare la seconda vetta più alta della regione, dopo il Gran Sasso, quel Monte Amaro dai quasi 2.800 metri d’altezza. Un’escursione di rara bellezza in un ambiente apprezzato dagli amanti del trekking e divenuto casa per alcune tra le specie animali più affascinati, come aquile, lupi e l’orso marsicano.
Giunti in città ci accorgiamo d’avere ancora un po’ di tempo prima del pranzo e procediamo alla volta dell’Anfiteatro romano della Civitella, sito archeologico di grande fascino, il cui ritrovamento ha consentito di portare alla luce reperti dal fondamentale valore storico, come terrecotte architettoniche, frammenti di statue e ornamenti in bronzo, oltre a mosaici, elementi risalenti al II secolo a.C. ed ora esposti nel museo archeologico “La Civitella”. Soddisfatta anche la nostra curiosità culturale, ci dirigiamo verso il ristorante Futura, una chicca gastronomica situata nel centro storico, sulla monumentale piazza San Giustino. Un posto scoperto alcuni anni fa e che ci conquistò per l’ambiente intimo e accogliente con le pareti in mattoni. La chef Alessandra Di Paolo riesce a valorizzare materie prime di qualità, in particolare le carni, per proporre piatti come il Medaglione di Entrecote di vitello, patata dolce e crauti viola fermentati, oppure la Pancia di maiale cotta a bassa temperatura e poi resa croccante, con salsa al miele e arancia, cipolla rossa e misticanza. I vini della Cantina Valori, realtà teramana, accompagnano degnamente il nostro pasto, con etichette di piacevole beva che esaltano le caratteristiche dei vitigni del territorio.
Il veloce (e obbligato) passaggio alla Pasticceria Veronese per caffè e dolcetto ci consente di spostarci addirittura in anticipo sulla tabella di marcia tra le strade del centro per ammirare strutture ottocentesche e di altre epoche, fino a giungere al Palazzo Majo, caratterizzato da una architettura che richiamava le ville napoletane del XVIII sec. grazie a un meticoloso lavoro di restauro voluto dai marchesi Majo. Il palazzo oggi è di proprietà della Fondazione Banco di Napoli e ospita un museo e un centro culturale. L’appuntamento più importante del nostro programma di viaggio è però rappresentato da una nuova tappa enogastronomica, la visita alle Tenute Agricole Masciarelli, nate nel 1981 grazie a una intuizione di Gianni Masciarelli, figura simbolo del panorama enologico italiano e protagonista dell’affermazione della vitivinicultura abruzzese moderna. Cuore pulsante della cantina è San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti, e conta vigneti e uliveti di proprietà nelle 4 province abruzzesi. I terreni della tenuta principale, posti a 420 metri d’altitudine, sono ricchi di fonti d’acqua e sorgive, che conferiscono ricchezza idrica per tutto l’anno. Questi vigneti sono quasi tutti a ridosso di boschi naturali, ne deriva una biodiversità che diviene una vera barriera naturale per venti e insetti, e garantisce la salubrità del suolo e dell’ambiente.
Qui trovano piena espressione le note gustative, aromatiche e olfattive di Cococciola, Cabernet Sauvignon, Trebbiano d’Abruzzo e Montepulciano d’Abruzzo. Il nostro percorso di assaggi parte dall’Iskra, un Abruzzo Malvasia DOC, frutto di una varietà di Malvasia Istriana non autoctona ma ben acclimatata all’Abruzzo, dove i filari sono stati impiantati nel 2010, nella tenuta di Loreto Aprutino. Un bianco intenso ma posato, fresco ed equilibrato, restituisce al palato uno squisito bilanciamento tra note floreali ed idrocarburiche. Proseguiamo con il Gianni Masciarelli, Cerasuolo d’Abruzzo DOC, ottenuto da uve 100% Montepulciano dai vigneti di Loreto Aprutino, e che si caratterizza per un colore brillante rosso ciliegia e fragranze intense. In bocca è pieno e rotondo con una bella acidità che attraversa il palato. La chiusura non può che essere affidata al Marina Cvetic, Montepulciano d’Abruzzo DOC Riserva, vino che ha contribuito notevolmente alle fortune del Montepulciano nel mondo. Complesso, fresco ed equilibrato al tempo stesso, risulta profondo e armonico al palato, un vero assaggio del terroir abruzzese.
Luca Sessa
Classe 1975, napoletano di nascita, romano d’adozione. Laureato in statistica, giornalista, presentatore e critico enogastronomico, collabora con varie testate nazionali e con alcune guide di riferimento del panorama nazionale.