Nella città di Piero della Francesca, Luca Gardini e Cristiano Cini trasformano un’idea tra amici in un evento straordinario che unisce territori, produttori e visioni
È tutto partito da un incontro tra amici di vecchia data, come spesso accade dietro i grandi avvenimenti. Luca Gardini, sommelier campione mondiale WSA e talento rivoluzionario della comunicazione enoica mondiale, insieme all’amico Cristiano Cini, presidente di AIS Toscana e direttore Wine TV Group, hanno dato vita – in soli due mesi – a qualcosa che a Sansepolcro non si era mai visto: B.E.V.I. – Borgo Eccellenze Vinicole Italiane.
Un evento che ha trasformato la città di Piero della Francesca, incastonata tra arte e storia, nella capitale del vino italiano per un intero fine settimana. Un weekend di degustazioni, incontri, cultura, cucina stellata e condivisione: oltre 100 cantine selezionate da Gardini, masterclass d’autore, musica e l’energia di un borgo che ha creduto da subito nel progetto.
Nel Palazzo delle Laudi, sede comunale si è tenuta la conferenza stampa di apertura: Gardini e Cini hanno raccontato con entusiasmo la genesi di B.E.V.I., insieme al sindaco Fabrizio Innocenti, che parlava già della prossima edizione, certo dello spessore e della forza di un progetto capace di unire il vino e la città; «Sansepolcro ha dimostrato di saper accogliere e di poter diventare un riferimento nazionale per il vino», ha dichiarato il primo cittadino.
Alle 17, la piazza Torre di Berta si è animata con il corteo e l’esibizione del Gruppo Sbandieratori e della Società Balestrieri di Sansepolcro: un prologo solenne e gioioso, che ha dato il via ufficiale al weekend. Da quel momento, tutto si è acceso. La prima grande tappa è stata l’ex Chiesa di Santa Chiara, cornice surreale della masterclass “Vini del cuore Sommelier AIS”. Una location sospesa tra sacro e profano: architettura mistica, luci fucsia che sfioravano i quadri sacri, un contrasto elegante e scenografico. Lì, il vino è diventato emozione pura. Ogni sommelier raccontava non solo un’etichetta, ma un frammento di sé, di una storia personale, di un legame che supera la tecnica.
Otto vini, otto sommelier, otto confessioni enoiche:
Villa Bucci Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva 2021 (Simona Bizzarri),
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Andrea Felici – Il Cantico della Figura 2020 (Rudy Travaglini),
Cesanese Collezione Privata Eureka! Roberto Cipresso 2005 (Ilaria Lorini),
Riecine di Riecine 2022 (Cristiano Cini),
Torgiano Rosso Riserva Rubesco Vigna Monticchio Lungarotti 1997 (Nicola Bonera),
Altos Las Hormigas Malbec Reserve 2022 (Maurizio Zanolla),
Brunello di Montalcino Capanna 2017 (Andrea Galanti),
Barolo Monprivato 2020 di Giuseppe Mascarello (Luca Gardini).
A dominare la scena, il Torgiano Rosso Riserva Rubesco Vigna Monticchio 1997 di Lungarotti: un vino dalla longevità sorprendente. Granato fitto, profondo, che tende al mogano nei riflessi più evoluti. Il quadro olfattivo si apre su note balsamiche di eucalipto, con un forte richiamo al sottobosco, alla radice, alla corteccia d’albero e alle foglie di tabacco umido. Un naso complesso, stratificato, che racconta la profondità del tempo e la nobiltà dell’evoluzione.
Il sorso è pieno, armonico, un matrimonio perfetto tra acidità e tannino, levigato ma ancora presente e centrale. L’equilibrio è magistrale: la sapidità finissima ed elegante accompagna un registro gustativo umami, su note di fungo Shiitake, che allungano il passo fino a una chiusura lunghissima, vegetale e balsamica.
Un vino eterno, che mette a tacere ogni parola. Da scoprire, ascoltare e vivere attraverso l’emozione che sa donare.
La sera, il chiostro della Chiesa di San Francesco si è vestito di luci e musica per il B.E.V.I. Cocktail Party, cena di benvenuto per produttori e ospiti, accompagnata da una jazz jam session e dai vini locali. A seguire, nel cortile di Palazzo delle Laudi, l’After Party “B.E.V.I. coi Citti”, organizzato dall’associazione I Citti del Fare, ha trasformato il comune in un club improvvisato.
La domenica, il cuore della manifestazione si è spostato al Borgo Palace Hotel; ad aprire le danze la masterclass “Le Tre B: Barolo, Brunello e Barbaresco” condotta da Luca Gardini e Cristiano Cini.
Un dialogo tra fuoriclasse, un botta e risposta serrato su tre grandi denominazioni italiane; un viaggio dentro l’essenza stessa del vino attraverso nove etichette iconiche:
Brunello di Montalcino Le Potazzine 2020
Brunello di Montalcino Nicco Capanna 2019
Brunello di Montalcino Riserva Fuligni 2019
Barbaresco Riserva Sottimano 2016
Barbaresco Riserva Galun Martinenga Marchesi di Grésy 2019
Barbaresco Riserva Roncaglie Socrè 2015
Barolo Burlotto 2021
Barolo Mosconi Gianni Gagliardo 2021
Barolo Le Vigne Sandrone 2015
Un percorso tra stili e territori: la tensione acida e vibrante dei Brunello, la profondità aromatica dei Barbaresco, l’eleganza minerale e tannica dei Barolo. E in questo dialogo appassionato, tre vini hanno parlato direttamente al cuore:
Brunello di Montalcino Riserva Fuligni 2019
Annata magistrale, simbolo di un equilibrio perfetto tra potenza ed eleganza, dove la maturazione fenolica e tecnologica si sono incontrate con precisione.
Nel calice si presenta rubino pieno, denso, che sfuma con delicatezza al granato. Il profilo olfattivo è ampio e raffinato, si apre su frutta croccante di lampone, poi evolve verso la polpa di caco maturo. Seguono tocchi di erbe officinali – rosmarino e nepitella – e una trama floreale elegante, di rosa e peonia. La progressione aromatica si chiude su note balsamiche di alloro e incenso selvatico, con accenti lievi di spezie dolci. Al palato è teso, vibrante, freschissimo, sostenuto da una sapidità viva che vira al saporito, con richiami di fior di cappero. Il tannino è centrale, fine e polveroso, perfettamente integrato. La chiusura è lunghissima, su ritorni di lampone e carrube.
Un Brunello che unisce profondità e tensione, potenza e grazia, firmato con la precisione inconfondibile di Fuligni.
Barbaresco Riserva Roncaglie 2015 – Socrè
Annata di calore e di forza, interpretata con eleganza e misura.
Nel calice si presenta carminio compatto dai riflessi granato. Il naso è balsamico e profondo, con note di alloro, radice di liquirizia e incenso selvatico, seguite da una ciliegia matura che introduce la piccantezza del pepe rosa, memoria del calore dell’annata. Emergono poi erbe officinali e ricordi di rosmarino. Il sorso è pieno, succoso, centrato, in un connubio perfetto tra trama tannica e acidità fruttata. Una struttura che conserva tensione e ritmo, segno della maturità bilanciata di un settembre che ha saputo restituire freschezza all’annata. Il finale è sapido, persistente, armonico, allungato da un richiamo di bitter e macchia mediterranea. Un Barbaresco di energia e precisione, che racconta la forza e la dolcezza del tempo.
Barolo Mosconi 2021 – Gianni Gagliardo
Rubino vibrante con riflessi granato, brillante nel calice.
Il naso è iodato e salmastro, con note di melograno, rosmarino, macchia mediterranea, intrecciate a una sottile impronta balsamica di alloro.
L’attacco al palato è scorrevole, nitido, definito da una freschezza agrumata che accompagna l’intero sorso. La trama tannica è precisa e fine, perfettamente integrata nella struttura.
Il finale è elegante e persistente, su note di carrube e polvere di caffè.
Un Barolo di sottigliezza e profondità, che esprime la delicatezza e l’eleganza della zona di La Morra, in una sintesi compiuta di misura e stile.
Nel pomeriggio, le sale del Borgo Palace Hotel hanno poi ospitato il B.E.V.I. Grand Tasting, un percorso sensoriale tra territori e stili, dove oltre cento produttori hanno raccontato i propri vini con passione e autenticità.
Tra le curiosità più affascinanti, il Salvan’s Vermouth di Revì si distingue per il suo autentico carattere dolomitico, capace di evocare l’anima selvatica dei boschi di montagna. È un vermouth che racconta di conifere e pendii scoscesi, di erbe d’alta quota e leggende alpine: si ispira infatti al Salvan – Om dal bosch, figura mitologica della tradizione trentina, uomo dei boschi dalla lunga barba e dagli abiti di corteccia e licheni, che nei mesi autunnali emerge dalla foresta portatore di fortuna o sventura. Misterioso e vegetale, dal temperamento deciso, questo vermouth ne interpreta l’essenza più profonda.
Frutto di un’infusione di circa venti botaniche, rivela una complessità che trova il suo equilibrio nelle cinque protagoniste principali – assenzio, issopo, genziana, achillea ed equiseto – capaci di donare un profilo aromatico nitido e identitario. Al naso si apre con note fruttate e floreali che evolvono in sfumature calde di chiodi di garofano e cannella. Il sorso, avvolgente e coerente, richiama l’infuso di camomilla e melissa, prima di distendersi in una chiusura balsamica e profondamente boschiva, come un respiro d’alta quota intriso di erbe officinali e resina di pino.
Accanto ai calici, un’altra eccellenza tutta toscana: i Sigari Tornabuoni, protagonisti di un raffinato pairing con vini, Vin Santo e cioccolato, curato dalla Cigar Club Association.
E ancora, la cucina stellata del ristorante Pipero Roma, che ha portato in tavola la celebre carbonara, omaggio irresistibile all’arte culinaria italiana.
Il saluto perfetto a un evento di tale calibro non poteva che essere un’ultima Masterclass “I Grandi Vini Supertuscan”, ancora una volta guidata con maestria da Gardini e Cini, in un omaggio alla Toscana: terra ospitante della manifestazione, culla di storia e memoria di grandi vini. Una batteria di etichette iconiche: Vigorello 2008, Galatrona 2011, Sassicaia 2011, I Sodi di San Niccolò 2018, Tignanello 2021, Cepparello 2021, Oreno 2021, Guado al Tasso 2022 e Solengo 2023.
Tutti capisaldi della viticoltura italiana, ma uno ha saputo distinguersi con un carisma speciale: il Galatrona 2011 di Petrolo, Merlot in purezza dal rubino fitto e profondo. Un’annata di eleganza e spessore, che ha saputo dare voce a un Merlot sorprendente: al naso si apre su cassis e mora di gelso, poi un tocco vegetale e balsamico di foglia d’ortica e petalo di geranio introduce un cuore terroso di corteccia e radice che lasciano infine spazio a cenni di salamoia e cappero. Il sorso è una dinamica danza al centro del palato con un frutto pieno di cassis che vira verso l’agrumato, sorretto da una trama tannica finissima e una spalla acida precisa che allunga il passo verso una persistenza salina lunghissima. Un Merlot italiano, deciso e mediterraneo, che racconta la nobiltà della nostra terra con voce autentica.
È stata una due giorni densa e travolgente, di quelle che lasciano addosso la stanchezza buona, quella che nasce dall’entusiasmo e dall’adrenalina. Un susseguirsi di masterclass d’altissimo livello, incontri, scoperte e confronti che hanno raccontato, con voci diverse, l’orgoglio e la forza del vino italiano. Un progetto ambizioso, nato quasi per gioco, che in soli due mesi è riuscito a dar vita a un evento di straordinaria intensità e respiro internazionale, frutto dell’impegno di un gruppo di amici uniti da una passione che è molto più di un lavoro: è un modo di vivere, di condividere, di sognare insieme.
A rendere possibile tutto questo, la presenza corale di aziende simbolo dell’eccellenza italiana, interpreti di territori, stili e filosofie produttive che, insieme, hanno composto un affresco autentico e vibrante della ricchezza e diversità dell’Italia vitivinicola:
Aliotti, Argiano, Badia di Morrona, Baldetti, Barollo, Bersi Serlini, Borgogno, Boroli, Broglia, Bulichella, Burlotto, Ca’ del Bosco, Ca’ Viola, Camigliano, Cantina St. Michael Eppan, Cantine Dei, Cantine Lunae, Capanna, Capannelle, Castellare di Castellina, Cava d’Onice, Civettaja, Col di Lamo, Colesel, Contratto, Cusumano, Davide Del Gaia, Elena Fucci, Elvio Cogno, Enzo Boglietti, Ettore Germano, Fattoria di Petrognano, Fattoria Nicolucci, Ferrari, Fontanavecchia, Franco Pacenti, Fuligni, Gagliardo, Giacomo Fenocchio, Giodo, Graci, Grignano, Il Colombaio di Santa Chiara, Il Pollenza, Ippolito, La Fornace, La Palerna, La Spinetta, Le Potazzine, Leone de Castris, Lodi Corazza, Lungarotti, Machiarano 1899, Marchesi Antinori, Marchesi di Gresy, Marisa Cuomo, Marzocco di Poppiano, Nals Margreid, Paitin, Palladino, Pelissero, Perlage, Petrolo, Piscinale, Podere Civettaja, Podere Forte, Podere Monastero, Poderi Parpinello, Revì, Riecine, Rocca delle Macìe, Ronco dei Pini, San Felice, San Luciano, Sandrone Luciano, Santa Barbara, Santadi, Socré, Sottimano, Specogna, Su’Entu, Tenuta Contessa, Tenuta La Pazzaglia, Tenuta Licinia, Tenuta Montione, Tenuta San Guido, Tenuta Sette Ponti, Tenuta Valdipiatta, Tenute Bonora, Tenute Martarosa, Terre Nere, Tornatore, Torre Mora, Tramin, Tre Monti, Vallepicciola, Venti Venti, Vigneti di Ettore, Vigneti Vumbaca, Villa Bucci, Vini Gagliardi.
Un evento unico che ha saputo celebrare l’anima del vino italiano, la sua capacità di unire, emozionare e ispirare. Perché, se è vero che dietro ogni bottiglia c’è una storia, allora questa due giorni ha saputo raccontarle tutte con voce viva, sincera e appassionata.
Un arrivederci che guarda già alla prossima edizione, con l’auspicio che possa affermarsi come uno degli appuntamenti di riferimento del vino italiano.
Sara Calimari
Curiosa e sicuramente eccentrica, racconta il mondo che la circonda, cercando sempre di trasmettere le emozioni che suscita in lei. Guarda al vino come alla più alta forma di storia del costume, indissolubilmente legato alla terra da cui nasce. Per lei, un calice è come un libro, che legge e racconta con umiltà nella sua genuinità.