Davide Ravera da Milano a Garbagna (AL), dal lavoro nel settore privato a sindaco nella terra del Timorasso: “Questa è una terra unica, dove vino, cibo e paesaggi sono le calamite del turismo”
di Luca D.F.
È La frase che dicono sempre più italiani, ma la maggior parte alla fine rimane dov’è: “Lascio tutto e vado a vivere a…”. Davide Ravera invece ha mollato tutto sul serio e si è trasferito a Garbagna, un comune di 623 abitanti in provincia di Alessandria e lo scorso giugno ne è stato eletto sindaco: “Vino, aziende agricole, ristoranti e un campeggio con clienti del Nord Europa. La nostra zona è sulla buona strada per diventare una destinazione turistica attraente per un pubblico sempre più vasto”.
Nel 2022 effettivamente 100.000 italiani hanno abbandonato il nostro Paese per stabilirsi in luoghi in cui la vita costa meno, magari c’è anche un clima mite per tutto l’anno, ci sono altre aspettative di vita. Migliori.
Per Ravera un cambiamento radicale non solo a livello personale, ma anche lavorativo considerate le tante differenze tra l’attività nel settore privato e quella nella pubblica amministrazione. Garbagna è anche una zona in cui si produce vino ed è logico che lo sia, considerato che si trova in una regione famosa in Italia e in Europa per l’alto livello del suo prodotto.
Sindaco Ravera, qual è il suo vino preferito?
“Il Timorasso, un vitigno bianco autoctono dell’alessandrino e in particolare delle colline tortonesi. E’ un vino antico, ma è stato rilanciato solo negli ultimi decenni soprattutto grazie al lavoro di Walter Massa. Come altri vini piemontesi di ottima qualità, il Timorasso è meno noto del Barolo e del Barbaresco, ma si lavora per farlo conoscere a un pubblico sempre più vasto”.
Il vino può esercitare un ruolo importante per attrarre i turisti?
“Certo, attrae i turisti come il cibo. A Garbagna ad esempio abbiamo aziende agricole e ristoranti rinomati per la qualità della loro offerta. I piemontesi sono abituati ad andare in Liguria per il week-end, ma da qualche tempo stanno riscoprendo i loro borghi e fra questi c’è Garbagna. Nella nostra regione abbiamo prodotti unici con cui si fanno piatti squisiti. Penso al tartufo d’Alba, ma anche alla carne di manzo e di cinghiale. In Piemonte quando si parla di fritto misto, in genere, non si parla di pesce ma di carne. Per passare un piacevole fine settimana gustando piatti e vini di alto livello non c’è bisogno di andare lontano”.
Avete pensato di fare pubblicità all’estero?
“Abbiamo già una numerosa presenza di turisti dal nord Europa: vengono a fare campeggio. Quasi tutti arrivano dopo aver saputo della bellezza della nostra zona dai loro connazionali. Per il momento, questo tipo di pubblicità ci basta”.
Per quale motivo ha deciso di lasciare una metropoli come Milano per vivere in un borgo?
“Semplicemente perché Milano non mi piaceva più. Abitavo in zona San Siro e lavoravo come commerciale per una multinazionale. Passare tanto tempo in auto nel traffico milanese era diventato insopportabile. Quando ho smesso di lavorare per le aziende ho messo in piedi una mia piccola attività, ma anche questo non mi ha fatto innamorare nuovamente di Milano. La mia famiglia è originaria di Garbagna, allora ho deciso di trasferirmi qui. Mi sono appassionato a questo borgo e spinto dalla voglia di contribuire a migliorarlo, mi sono candidato sindaco e lo scorso giugno sono stato eletto”.
Come giudica i suoi primi mesi da amministratore pubblico?
“Positivamente. Ho già ottenuto un risultato che avevo promesso in campagna elettorale: avere un medico nella sede del Comune una volta la settimana, in modo che gli anziani che non hanno la macchina o che non guidano non debbano andare lontano per farsi visitare. Tutti sanno dove si trova il Comune e sanno come raggiungerlo. Sto imparando quanto sia diverso il settore pubblico da quello privato. I tempi sono molto più lunghi nel pubblico e non sempre la gerarchia è ben organizzata. Mi spiego: in un’azienda privata c’è sempre un supervisore che giudica il lavoro degli altri e li spinge a migliorare. Se un dipendente deve fare una telefonata a un cliente importante e dopo mezz’ora ancora non lo ha chiamato, il supervisore gli dice: ‘Cosa avevi di più importante da fare? Chiamalo subito, raggiungete un accordo e poi fammi sapere.’ Questa figura di supervisore nel settore pubblico non sempre è presente”.
Quindi, si sta adattando ai tempi e al metodo di lavoro del settore pubblico?
“In realtà vorrei che fosse il settore pubblico ad adattarsi ai tempi e al metodo di lavoro del settore privato… Ma so che sarà un lavoro molto lungo far cambiare abitudini a chi ha lavorato sempre in modo diverso”.
Luca D.F
Giornalista poliedrico ma specializzato in sport e spettacolo, collabora con quotidiani, periodici e riviste online vantando una lunga milizia radiotelevisiva. Ha scritto per Corriere della Sera, Il Giornale, Controcampo, Men's Health Italia, Guerin Sportivo, Jack e Progress.