Il giovane direttore che sta innovando la viticoltura altoatesina: “La qualità nasce dal territorio, raccontarla nel modo giusto fa la differenza”
di Camilla Rocca
Armin Gratl, classe 1984, e dal 2014, quando aveva soltanto 30 anni, direttore generale di Cantina Valle Isarco, la più giovane cooperativa vinicola dell’Alto Adige, che ogni anno produce 950mila bottiglie e ha raggiunto un fatturato di 7,8 milioni di euro.
Un incremento di fatturato costante dal 2013, anno dell’ingresso di Armin Gratl, a oggi, che è passato da 4,3 milioni agli attuali 7,8 milioni di euro. Uno sviluppo e una crescita anche in termini di soci e non solo: Cantina Valle Isarco, infatti, conta oggi 135 soci e 150 ettari di vigneti in 11 Comuni, da Bolzano fino a Bressanone.
Diplomatosi nel 2004 all’Istituto Tecnico Superiore Industriale “Max Valier” di Bolzano con specializzazione informatica, Armin Gratl dimostra sin da subito una grande curiosità, che lo porta a esplorare il mondo dell’enogastronomia da vicino, lavorando per diverse realtà così da testare di persona le dinamiche e le peculiarità di un mondo tanto affascinante quanto sfidante. Cosmopolita e poliglotta (parla perfettamente italiano, tedesco e inglese), trascorre un periodo in Inghilterra grazie al quale affina le sue competenze e adotta uno sguardo sempre più internazionale.
In questi anni – dal 2004 al 2007 – Armin Gratl si dimostra instancabile di sapere, conoscere, capire e sperimentare. Un approccio che lo porta in breve tempo a bruciare le tappe e ad accedere a una delle più prestigiose realtà vinicole dell’Alto Adige a conduzione famigliare, l’azienda vinicola Elena Walch, dove resterà fino al 2013. Per capire come funzionano realmente le cose e le dinamiche alla base di un business tanto importante, Armin Gratl decide di partire dal basso, trascorrendo un anno nel punto vendita, così da avere il contatto diretto con il mercato, carpirne le esigenze, le necessità, i gusti nonché tutte quelle informazioni necessarie per poter sviluppare decisioni strategiche e operative a livello aziendale il più performanti possibile.
Dopo questo periodo, infatti, approda in amministrazione, occupandosi sia della parte nazionale sia internazionale e dopo due anni diviene l’assistente personale dei titolari Elena e Werner Walch. Armin Gratl è ormai coinvolto in tutta la gestione dell’azienda, tanto da guadagnare il ruolo di account manager per l’export. Un’escalation di responsabilità che denotano il suo approccio al lavoro: ogni nuova sfida diviene per lui una grande opportunità per dimostrare il suo talento e le sue capacità. Nel 2013 l’anno della svolta. Armin Gratl approda nella più giovane cooperativa vinicola dell’Alto Adige, Cantina Valle Isarco, in qualità di direttore commerciale, posizione che ricopre per un anno in quanto i suoi meriti e le sue abilità lo portano nel 2014 a essere promosso a direttore generale con focus sul marketing e le vendite.
Un ruolo importante, che plaude alle sue capacità professionali e personali nonché al suo approccio curioso e intraprendente che l’ha sempre contraddistinto. Un ruolo al quale Armin Gratl sembrava predestinato, avendo respirato fin da piccolo la cultura enogastronomica, i genitori, infatti, hanno avuto in gestione dapprima un albergo e poi un ristorante, e che ha sempre svolto con grande umiltà e passione, dando un valore aggiunto fondamentale allo sviluppo di Cantina Valle Isarco, che oggi conta 135 soci e 150 ettari di vigneti in 11 Comuni, che si estendono da Bolzano fino a Sud di Bressanone. Ogni anno vengono prodotte circa 950.000 bottiglie, che rappresentano 14 varietà, 10 bianche e 4 rosse, per un totale di 32 etichette la cui punta di diamante è rappresentata dalla cuvée Adamantis e dalla selezione Aristos. Il fatturato è di 7,8 milioni di euro, conquistato nel canale Ho.re.ca per l’85% in Italia (di cui la metà in Alto Adige) e per il 15% all’estero.
Negli ultimi anni la cantina ha investito 2 milioni di euro per migliorare la propria struttura e le proprie tecnologie e nel 2021, anno del suo 60esimo anniversario, ha registrato risultati di bilancio a doppia cifra.
Traguardi importanti per una realtà come Cantina Valle Isarco che sorge in un luogo dall’antichissima tradizione enologica con testimonianze che risalgono al 500 a.C. Nel Medioevo cantori come Oswald e Wolkenstein e Walther von Der Vogelweide decantavano i vini della zona di Chiusa, dove ha sede la cantina, e Bressanone.
Una viticoltura che trova la sua ragione d’essere in un territorio particolare, la Valle Isarco, uno dei paesaggi naturali più suggestivi dell’Alto Adige, caratterizzato da montagne, antichi masi, castelli, monasteri e punteggiato di villaggi, magnifici castagneti e, soprattutto, vigneti terrazzati, che si arrampicano su terreni scoscesi, fino a quote di 950 metri. Una natura assolutamente unica, che, grazie a una produzione eroica, dona vini di carattere e di forte personalità, freschi, sapidi e minerali.
Che cos’è la next generation nel mondo del vino?
È la capacità di innovare rispettando le radici: valorizzare il territorio e la tradizione, ma con uno sguardo attento alle nuove tecnologie, alla sostenibilità e ai mercati internazionali.
Perché è un tema così forte in questo momento?
Perché il mondo del vino sta affrontando diverse sfide quali i cambiamenti climatici, le nuove richieste dei consumatori e la necessità di comunicare con trasparenza e modernità e la next generation rappresenta il ponte tra passato e futuro.
Sostenibilità nel vino, importa davvero per la Next generation?
Assolutamente sì: la sostenibilità non è solo un valore, ma una necessità per garantire che il territorio e la qualità dei vini possano essere preservati per le generazioni future.
Quanto è importante avere oggi in azienda un volto che racconti il brand?
È fondamentale: un volto rende l’azienda più umana e accessibile e permette di creare un legame autentico con clienti e partner, sia in Italia sia all’estero.
Possiamo dire che tu sei il volto della Next generation di Cantina Valle Isarco?
Con orgoglio posso dire di sì. Il mio ruolo in Cantina Valle Isarco è quello di valorizzare tutto ciò che è stato costruito, introducendo allo stesso tempo nuove idee e progetti che rendano la cantina sempre più competitiva e riconoscibile.
C’è stato qualche scontro generazionale da quando sei entrato in azienda?
Più che di scontri parlerei di sfide. Ho lavorato per armonizzare esperienze diverse, dimostrando che tradizione e innovazione possono convivere.
Cosa vorresti dire agli altri vignaioli? Un consiglio su come migliorare che daresti ai colleghi?
Credo sia importante puntare sulla qualità, ma anche raccontare la propria realtà e il vino che si produce con passione e chiarezza, trasmettendo l’unicità del proprio territorio.
Importatori, distributori, commercianti ti hanno considerato meno in quanto giovane? E all’estero?
All’inizio forse sì, ma la competenza e i risultati parlano più di ogni altra cosa. All’estero, la freschezza e la visione di una nuova generazione sono spesso viste come un valore aggiunto.
Qual è il vino della cantina che meglio rappresenta la next generation?
Il Kerner Aristos. È un vino che racchiude storia, qualità e innovazione, simbolo perfetto del nostro percorso e delle nuove sfide che affrontiamo.
Camilla Rocca
Una passione per il mondo del vino che parte dalle origini, si è allargata all’enoturismo e ai racconti delle persone, di quei volti, quelle mani, delle storie che sono dietro alla vigna