Gita nel cuore del Cilento: produzione vinicola d’eccellenza, meraviglie gastronomiche e archeologiche, immersi nella storia e nella biodiversità
di Luca Sessa
Vi è mai capitato di “approfittare” di un viaggio di lavoro per trovare un po’ di tempo per fare i turisti? A me è capitato di recente quando un evento in programma a Paestum si è trasformato nell’ideale trampolino di lancio per visitare una cantina di cui apprezzo particolarmente i vini, e per tornare ad ammirare il lungomare di Salerno. Paestum è situata nell’area territoriale del Cilento, un territorio compreso nell’ampia provincia del capoluogo campano, nel sud della regione: qui, centinaia di chilometri di costa tra scogliere, grotte scavate nella roccia e promontori, contribuiscono a rendere unico un paesaggio scelto a più riprese quale meta turistica da viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. Zona dagli insediamenti umani di origine antichissima, può fregiarsi di una miriade di piccoli borghi simili a presepi che caratterizzano il tessuto urbano e sociale del Cilento.
Naturalmente prima di lasciarci alle spalle Paestum per dirigerci (con alcuni colleghi coinvolti nella scampagnata) in direzione Giungano alla volta della cantina, spendiamo qualche minuto per ammirare più da vicino lo straordinario Tempio di Nettuno (detto anche Tempio di Poseidone), il più grande dell’antica polis di Poseidonia (nota con il nome romano di Pæstum), costruito intorno alla metà del V secolo a.C. (444-440 a.C.). Oggi si presenta con un’architettura incredibilmente integra, e l’eccellente stato di conservazione, che caratterizza tutti e tre i templi greci di Paestum, è certamente dovuto anche allo stato di secolare abbandono del sito, verificatosi attorno al IX sec. d.C. successivamente all’impaludamento e all’arrivo della malaria. Una struttura che lascia a bocca aperta per il fascino intatto che ha attraversato epoche e secoli giungendo sino ai giorni nostri in tutta la sua inimitabile bellezza.
Il tempo a disposizione è però poco e quindi si parte subito per andare alla scoperta della Cantina San Salvatore 1988, una azienda agricola che può essere tranquillamente definita un “laboratorio a cielo aperto” grazie alla produzione consapevole ed ecosostenibile in continua evoluzione. Il microclima del territorio adiacente alle montagne di Stio è da sempre un grande alleato di Peppe Pagano, fondatore dell’azienda, grazie alla ricchezza di biodiversità che lo rende perfetto per la produzione di vini inconfondibili, come nel caso degli spumanti che nascono esclusivamente da vigneti di Aglianico del Cilento e sono l’espressione della sperimentazione del Metodo Classico su questo vitigno simbolo della tradizione campana. E grazie a uno di questi spumanti se siamo qui infatti, quel Gioì Dosage Zero scoperto a una cena e che conquistò immediatamente il mio palato. Uno spumante brut rosé metodo classico, Aglianico al 100% che unisce il carattere gioviale e irriverente alla naturale vocazione ad essere spumantizzato, la sintesi perfetta tra tecnica di lavorazione e unicità del territorio campano.
Chiacchiere e bicchieri si alternano con grande piacevolezza ma la strada che ci separa da Salerno ci induce a bere con moderazione. I circa 60 km da percorrere per giungere nel capoluogo campano diventano il momento ideale per discutere di vini e territorio, ma anche per far sorgere l’amletico dubbio relativo alla cena: “Dove prenotare?”. Non avendo molto tempo a disposizione e volendo fare una passeggiata sul lungomare per apprezzare l’opera di riqualificazione di quella parte della città, ci viene in mente di cogliere al volo una golosa opportunità, quella di poter mangiare una delle migliori pizze grazie alla sede salernitana de L’Antica Pizzeria Da Michele! Dopo aver percorso il lungomare Trieste di Salerno, un grande giardino alberato (interamente pedonale, largo 30 metri e lungo circa 1 km e mezzo) che costeggia il mar Tirreno e che va dal centro storico al porto turistico di piazza della Concordia, ci accomodiamo al nostro tavolo per dar sfogo alla voglia di pizza. Margherita, Marinara, Cosacca e la buonissima Provola e Pepe si rivelano ottime, praticamente identiche alla vista e al palato alle omologhe preparate nella storica sede napoletana. Non ci resta che il tempo di prendere un caffè in uno dei locali del centro e si riparte in direzione Paestum per tornare in albergo dopo aver apprezzato le tante anime del Cilento.
Luca Sessa
Classe 1975, napoletano di nascita, romano d’adozione. Laureato in statistica, giornalista, presentatore e critico enogastronomico, collabora con varie testate nazionali e con alcune guide di riferimento del panorama nazionale.