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Azienda Agricola Salvetta

Il carattere autentico della Nosiola

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L’origine del nome è assai dibattuta, le sue caratteristiche principali meno: la Nosiola. Il bianco in odor di nocciola che rilascia un’immagine del Trentino storica, aristocratica e pura. La storia di Francesco Salvetta dell’omonima Cantina sita in Madruzzo, provincia di Trento.

di Nello Gatti

La tradizione vitivinicola ed enologica della Valle del Laghi lungo il fiume Sarca ha origini antiche. Terreni storicamente dedicati alla viticoltura naturale – a voler andare indietro negli anni, si può risalire addirittura fino al Cinquecento -in particolar modo quello in cui sorge il vigneto dell’Azienda Agricola Salvetta.  Vigneti esposti a sud a 250 m. s.l.m. in un rettangolo di terra racchiuso tra il fiume Sarca ed il monte Casale. I due venti locali che soffiano intensamente nella zona – la mattutina corrente Pelèr del Limarò da nord verso sud e nel pomeriggio da sud verso nord l’Ora del Garda – li accarezzano  in un clima semi-mediterraneo particolarmente favorevole alla maturazione dell’uva Nosiola.

Dal 2012 l’Azienda Agricola Salvetta è certificata biologica ICEA e ha introdotto la coltivazione delle vigne a ‘guyot’, alla francese, con pali in castagno: il minore numero di grappoli che la caratterizza, anche con il diradamento primaverile-estivo delle foglie e dei grappolini, consente una migliore maturazione delle uve grazie all’ottima esposizione. Più recentemente, intorno all’inizio degli anni Trenta, gli eredi del vignaiolo Giacomo Sommadossi vendettero i terreni a Dario Salvetta, che iniziò la lunga tradizione di famiglia, portata avanti dai figli Renato, Umberto, Franco e Giancarlo, fino al 2003. Nel 2009 la grande passione per la vigna ha portato Giancarlo a un ritorno alla campagna e alla cantina dove rinnova, con entusiasmo, una produzione di vini biologici che affondano, con orgoglio, le radici nella storia del territorio. Dalla tradizione locale Giancarlo, coadiuvato dal sempre vicino fratello Franco,  insieme ai figli Francesco e Enrico, e ora i giovanissimi nipoti Federico e Tommaso, recuperano antichi usi nella coltivazione delle uve naturali e nella loro lavorazione, reintroducendoli nella produzione del vino biologico bianco più profondamente legato al Trentino. Ovvero il Nosiola e ancora di più con la riproposizione del Vino Santo Trentino Puro, vino passito prodotto già dalla fine del ‘700 nell’Azienda Agricola Sommadossi ed esportato in tutta Europa e anche nell’allora nuova Australia.

Francesco Salvetta
Francesco Salvetta

Il legame con la Nosiola

L’Ottocentesca Azienda Agricola di Giacomo Sommadossi, castellano e “gestore” di Castel Toblino, produceva ottimi vini nella cantina di Sarche (all’Albergo alla Posta), come attestano diversi antichi documenti e riconoscimenti. Anche il noto scrittore e poeta tedesco Joseph Viktor von Scheffel, in viaggio di piacere nel 1855 nel Trentino (Tirolo) con l’amico pittore Anselm Feuerbach che soggiornò due mesi proprio nel castello, conobbe e descrisse accuratamente il Sommadossi – detto il Vecchio – e il Vino Santo che lui porgeva. Tale Vino Santo Puro, custodito ancor oggi dall’Azienda Agricola Salvetta nelle bottiglie originali ottocentesche, è stato tramandato e recuperato nella metodologia di produzione e nel luogo natio di produzione dai discendenti di Candido e Giacomo Sommadossi ai discendenti di Dario Salvetta; ed è ancora prodotto nelle stesse cantine dai figli Giancarlo e Franco e imbottigliato con la riproposizione dell’etichetta ottocentesca e affinato nelle cantine storiche a Sarche. Un’azienda antica che coltiva il Nosiola a Sarche nel Comune di Madruzzo (Trentino), unico vitigno bianco autoctono trentino, in un micro clima submediterraneo. L’Azienda vinifica la propria uva fresca sulle bucce per una settimana e affina il vino Nosiola in botti di acacia. Inoltre l’uva Nosiola viene anche sottoposta ad appassimento da settembre a marzo-aprile dell’anno successivo alla raccolta e successivamente con torchio verticale pigiata durante la Settimana Santa, da cui il vino prende il nome, iniziando la fermentazione e ad un affinamento in botti di rovere e vetro per un periodo di 5 anni, dando origine all’ottocentesco Vino Santo Trentino. 

Azienda Agricola Salvetta

Le caratteristiche del vitigno Nosiola e le sfide per il futuro

La Nosiola è l’unico vitigno autoctono a bacca bianca del Trentino. Si tratta di una varietà a maturazione tardiva (come quelle a frutto rosso) e dalle sue uve si producono due vini tipici di questa regione: dall’uva fresca il Nosiola e dalle uve in appassimento il Vino Santo. Il suo nome in dialetto trentino significa “nocciola” e si dice derivi dal colore dei suoi tralci e, forse ancor più, dal colore appunto nocciola degli acini nella fase di maturazione verso fine settembre; gli acini, dalla buccia molto consistente ma più delicata verso la maturazione, sono caratterizzati da un colore giallo, che nella massima maturazione vira per larghi tratti sul nocciola, con riflessi giallo oro-verdi. Esistente da alcuni secoli in Trentino, si hanno informazioni certe della sua presenza nel Vigneto Rauten già dai primi dell’Ottocento (è del 1825 un Vino Santo Puro qui prodotto da Giacomo Sommadossi) dove fu coltivata anche per gran parte del Novecento ed è del 1673 la cronaca di Michelangelo Mariani riferita ai vini del Concilio di Trento prodotti a Sarche ove si indica “Alla Sarca Luogo così detto dal Fiume, si fanno Vini bianchi generosi, con hauer insieme del matto, e muto, ne amano esser bevuti soli per la troppo grossezza.

L’uva Nosiola vinificata ‘fresca’ sulle bucce, subito dopo la raccolta, produce vini secchi, minerali e strutturati, che si conservano a lungo, mentre vinificata da uve appassite e pigiata durante la Settimana Santa da luogo, dopo una fermentazione e affinamento di almeno 5 anni, al leggendario Vino Santo Trentino Puro. Per ottenere tali caratteristiche si sottopongono le uve ad una spremitura soffice, lasciando le bucce a macerare per estrarre gli ‘aromi primari’ della varietà e la separazione del mosto avviene in modo naturale. La Nosiola riposa poi pazientemente all’interno di stagionate botti di acacia fino al termine della sua fermentazione, rimanendo sui lieviti fino a maggio-giugno dell’anno successivo. Il suo affinamento prosegue per almeno un anno e mezzo in bottiglia renana modello antico. Il Nosiola dell’Azienda Agricola Salvetta, per queste sue particolari caratteristiche, va bevuto ad una temperatura intorno ai 14-15 gradi e si accompagna in modo eccellente a primi piatti ed a pietanze a base di pesce e anche crostacei, anche se, per la sua struttura definita, si presta anche ad abbinamenti con cibi e carni dai sapori più decisi. 

L’antica tradizione di un superbo vino passito dolce ‘da meditazione’

Testimonianze storiche narrano dell’esistenza del Vino Santo già nel Cinquecento nei pressi di Castel Toblino, ed è certa la produzione di un Vino Santo Puro dai vigneti Rauten in Sarche già nel 1825. La lunga e paziente lavorazione porta alla nascita di questo grande vino ‘da meditazione’. I selezionati grappoli di Nosiola raccolti tardivamente vengono lasciati riposare in zone ben areate, con cassette in legno o “arele”: graticci su cui le uve appassiscono in maniera naturale per diversi mesi, fino alla pigiatura che avviene durante la Settimana Santa, ovvero tra marzo ed aprile dell’anno successivo alla raccolta. Il vino resta quindi a fermentare ed affinare per 5 anni in botti di rovere e acciaio, fino all’imbottigliamento.

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