Visita guidata, la carta vino è un percorso di bottiglie: deve avere un perché…

Tempo di lettura: 3 minuti

di Paolo Porfidio

Dieci nuovi sommelier si preparano a entrare nella selezione di Wine List Italia 2025, portando con sé un mosaico di approcci, stili e visioni. Ogni carta vini è lo specchio di una sensibilità, un esercizio di ascolto e identità. In attesa della grande presentazione il 5 ottobre a Milano, questi professionisti ci raccontano come intendono oggi costruire un percorso tra le bottiglie. E, soprattutto, perché.

Per Vincenzo Altobelli, del ristorante stellato Palazzo Petrucci a Napoli, la carta vini non è una vetrina di etichette, ma un itinerario costruito con integrità, equilibrio e rispetto per la materia prima. Ogni bottiglia ha una ragione precisa per esserci, frutto di assaggi, confronti e relazioni con i produttori. Non c’è spazio per le mode: l’obiettivo è guidare l’ospite verso una scelta consapevole, trasformando il vino in parte viva e memorabile dell’esperienza.

Gianmauro Carlone, che lavora all’interno del gruppo Giacomo Ristoranti, vede nella carta un organismo in movimento. Il mondo del vino cambia, e la selezione deve rispecchiarne il battito: piccole realtà, territori emergenti, scelte coraggiose. Ogni etichetta è pensata per incuriosire, sorprendere, far riflettere. Mai statica, sempre viva.

Alfredo alla Scrofa, uno dei simboli della ristorazione romana, ha in Alessandro Novelli un sommelier che crede profondamente nel vino come linguaggio popolare. La sua carta parla a tutti: nessuna regione esclusa, nessun palato trascurato. I grandi nomi si alternano ai piccoli vignaioli, con l’intento di offrire un’esperienza inclusiva, in cui ogni ospite possa trovare il suo vino, indipendentemente dal budget o dal livello di conoscenza.

Domenico Accinni, da Pascucci al Porticciolo, ha costruito una selezione dove ricerca e coerenza si intrecciano. Storia e innovazione si incontrano in una proposta che mette al centro il racconto dei territori e dei produttori. La carta segue uno stile preciso e accessibile, pensato per accompagnare e mai disorientare.

Da Alcova del Frate a Verona, Valentina Busatta immagina la carta vini come un atlante. Si viaggia tra Patagonia, Borgogna e Valpolicella, ma si torna sempre a casa, tra i vitigni e i profumi della propria terra. Una selezione che unisce orizzonti e radici, pensata per evocare storie, stagioni, identità.

Per Giuseppe Greco, da Il Gallo Cedrone a Madonna di Campiglio, l’attenzione è rivolta alla clientela internazionale. La carta bilancia i grandi classici italiani con i riferimenti locali più autentici, senza dimenticare una selezione accurata di vini al calice, distillati e cocktail. Un’offerta elegante e solida, pensata per soddisfare culture e gusti diversi.

Lorenzo Bortolini, giovane talento di Sogni a Milano, vive la carta come uno strumento narrativo. Ogni etichetta è una tappa di un viaggio che intreccia gioco, esperienza, cultura. L’equilibrio tra nomi noti e piccole realtà artigiane è pensato per offrire fiducia, emozione e possibilità di scoperta. La carta diventa così un invito alla relazione, tra chi sceglie e chi si lascia guidare.

A Fabriano, Mario D’Alesio – sommelier del Marchese del Grillo – costruisce la carta con cuore, testa e persone. Ci sono i vini che ama, quelli legati a produttori in cui si riconosce, e quelli che il mercato richiede. Una selezione onesta, in cui il gusto personale dialoga con l’ascolto e con i cambiamenti del mondo del vino.

Stefano Orrù, da Alborì di Bellagio, mette al centro il valore del vignaiolo. Per lui, la carta è un mezzo per raccontare territori attraverso le mani di chi li lavora. L’equilibrio tra esigenze commerciali e visione etica è fondamentale, così come il rispetto per la sostenibilità, intesa in modo pratico e inclusivo. Le bottiglie che finiscono troppo in fretta sono, spesso, le più giuste.

Infine Flaviu Markus, sommelier di Acquolina a Roma al fianco di Francesco Aldieri, sintetizza la sua idea in tre pilastri: chiarezza strutturale, equilibrio tra aspettative e sorprese, coerenza con l’identità del ristorante. Il vino non è mai un accessorio, ma una parte armonica dell’esperienza culinaria, capace di valorizzare cucina e territorio con precisione e gusto.

Dieci nuovi ingressi, dieci anime, dieci modi diversi di interpretare la carta vini. Il comune denominatore è la visione: quella che, ancora una volta, farà di Wine List Italia il punto d’incontro più autorevole per la sommellerie contemporanea. L’appuntamento è per il 5 ottobre a Milano.

 

Immagine di Paolo Porfidio

Paolo Porfidio

Sommelier ed Enologo, è head sommelier di Terrazza Gallia dell’ Hotel Excelsior Gallia di Milano, docente e divulgatore, oltre che curatore della Guida Wine List Italia edita da MWW Media – Vendemmie.

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